Uno studio anni ’70 e i successivi studi di “follow up”, negli anni ’80 e ’90, hanno messo in luce una capacità determinante nel raggiungimento dei propri obiettivi
Il marshmallow test ha un buffo nome, ma si tratta di un serio, famoso esperimento ideato nei primi anni ‘70 dallo psicologo Walter Mischel della Stanford University. Un approccio originale allo studio dei fattori di personalità coinvolti nella motivazione, nell’autocontrollo e, di conseguenza, nella capacità di raggiungere un obiettivo.
In cosa consisteva il test? Come si può intuire, un elemento chiave era rappresentato dal famoso dolcetto americano. Un bambino, nella stanza che rappresentava il setting sperimentale, veniva posto di fronte a un marshmallow (o a un pretzel, se lo preferiva). Gli veniva quindi spiegato che poteva scegliere se mangiarlo subito, oppure controllarsi e aspettare per un po’, ricevendo come “premio” per l’attesa un secondo dolcetto. Lo sperimentatore usciva poi dalla stanza, così che il piccolo si sentisse più libero.
Questa situazione, che potrebbe far sorridere qualcuno, era stata ideata per indagare un aspetto molto importante dello sviluppo umano. Il dott. Mischel voleva infatti capire a quale età si sviluppi, e come funzioni, la “delayed gratification”. Potremmo tradurla come “gratificazione posticipata”: un’espressione che indica la capacità di rimandare un piacere, di sacrificare una soddisfazione immediata per raggiungere un obiettivo più importante nel futuro.
Le strategie

Nell’esperimento vennero coinvolti 98 bambini, maschi e femmine di età compresa tra 3 anni e 5 mesi e 5 anni e 6 mesi. I ricercatori si assicurarono che i piccoli avessero capito le istruzioni attraverso alcune domande.
Diversi bambini scelsero di rimandare la gratificazione immediata per ottenere un maggiore beneficio. Gli scienziati riuscirono anche a capire quali strategie permettessero loro la “delayed gratification”.
Ad esempio i piccoli che rimandavano la soddisfazione, durante l’attesa, si distraevano dal pensiero del dolcetto cantando, tamburellando con i piedi o giocherellando… diverse strategie di “cognitive avoidance”, evitamento cognitivo. In pratica evitavano di pensare all’oggetto desiderato, per rendere meno difficile lo sforzo di resistere. Una bambina, dopo un’iniziale agitazione, aveva deciso di rilassarsi finendo per addormentarsi.
Lo studio dimostra quindi che anche i bambini molto piccoli possono manifestare una tale capacità di autocontrollo, che gli adulti potrebbero incoraggiare. Il numero di partecipanti era piuttosto ridotto per trarre conclusioni definitive, ma la vicenda del “marshmallow test” ha avuto interessanti sviluppi.
Quei bambini anni dopo il marshmallow test
Il dott. Mischel ha incontrato di nuovo, nel 1988 e nel 1990, quei bambini e altri coinvolti in analoghi studi successivi, ormai cresciuti. Secondo quanto riferito dai genitori, coloro che erano riusciti a rimandare la gratificazione nel test risultavano, da adolescenti, individui più razionali, resistenti allo stress, attenti, nonché abili nello studio e nelle relazioni sociali. Raggiungevano inoltre punteggi migliori nel test SAT (Scholastic Aptitude Test), che rileva l’attitudine scolastica e la preparazione dello studente al college.
Il successo e l’autocontrollo

Questi dati, in attesa di ulteriori studi sull’argomento, ci fanno riflettere profondamente sui fattori che determinano il successo (o l’insuccesso) di una persona nella vita. Anziché considerare concetti sfuggenti come il talento, dovremmo focalizzarci sulle caratteristiche della personalità che aiutano a tollerare lo stress, ad avere una visione a lungo termine, a perseverare nell’impegno. E la capacità della “delayed gratification” sembra una di queste.
Una ricerca del 2007 ha individuato l’area cerebrale che sembra essere responsabile dell’autocontrollo, la corteccia fronto-mediana dorsale. Questo significa che la capacità di controllarsi nasce da specifici circuiti cerebrali e può essere influenzata dall’esperienza, perfino allenata volontariamente.
Da tali considerazioni potrebbero nascere nuovi programmi educativi, che aiutino l’individuo a coltivare fin dalla tenera età preziose capacità mentali.
Studi citati
Mischel, Walter; Ebbesen, Ebbe B.; Raskoff Zeiss, Antonette (1972). “Cognitive and attentional mechanisms in delay of gratification”. Journal of Personality and Social Psychology. 21 (2): 204–218. doi:10.1037/h0032198
Mischel, W., Shoda, Y., & Peake, P. K. (1988). “The nature of adolescent competencies predicted by preschool delay of gratification”. Journal of Personality and Social Psychology. 54(4): 687–696. doi:10.1037/0022-3514.54.4.687
Shoda, Yuichi; Mischel, Walter; Peake, Philip K. (1990). “Predicting Adolescent Cognitive and Self-Regulatory Competencies from Preschool Delay of Gratification: Identifying Diagnostic Conditions”. Developmental Psychology. 26 (6): 978–986. doi:10.1037/0012-1649.26.6.97
Brass M, Haggard P. To do or not to do: the neural signature of self-control. The Journal of Neuroscience : the Official Journal of the Society for Neuroscience. 2007 Aug;27(34):9141-9145. DOI: 10.1523/JNEUROSCI.0924-07.2007.
Ugo Cirilli è nato a Pietrasanta nel 1985, laureato in Psicologia Cognitiva Applicata all’Università di Bologna ha poi conseguito un master in Mental training, ha frequentato corsi di marketing e di gestione delle risorse umane, tecnico della progettazione e promozione turistica (Fondazione Campus, Lucca). Ha scritto su siti internet di cultura e attualità, tra questi scrivo.me portale del Gruppo Mondadori). Come scrittore ha esordito con il romanzo “Un accordo maggiore in sottofondo” (edizioni Toscana Today, 2019).