di ALDO BELLI – Toscano, nato nel 1995, ha pubblicato 3 thriller con protagonisti i Social e gli adolescenti: Hypno, Alive, The screen.
I thriller di Alessandro Pasquinucci sono la riprova che la Generazione Z è più interessante di quanto venga rappresentata dai social media e dalla disinformazione stereotipata.
Iniziamo da “Hypno”, il libro di esordio pubblicato nel 2021 (edizioni La Memoria del Mondo, Milano). Pendulum è il nome di un’applicazione su Internet sempre più di moda tra gli adolescenti. Il divertimento – merita notare il verbo – è affrontare e superare sfide sempre più complesse. La trama ricorda al lettore qualcosa di molto reale, il confine tra ciò che è vero e la fantasia dello scrittore è labile.
Al lettore più critico non sfugge che un autore della Generazione Z scriva di adolescenti vivi in carne ed ossa. Non sono rimasti molti i romanzi pubblicati ogni anno che abbiano protagonisti adolescenti, ma del resto la domanda viene spontanea: esistono ancora gli adolescenti? Cos’è che rende meno interessanti oggi gli adolescenti rispetto all’epoca di Mark Twain (“Le avventure di Tom Sawyer”) o Ferenc Molnar (“I ragazzi della via Pal”)? La risposta è che gli adolescenti esistono, anche i bambini esistono, esistono anche come lettori, non solo come consumatori precoci di smartphone e youtube.
Pendulum ha dietro un fantomatico signore che si fa chiamare Hypno, ma il dubbio è che si tratti solo di un sofisticato algoritmo, e comunque anche un algoritmo non nasce da solo. La scelta dell’autore di utilizzare lo stile del thriller rappresenta un’ulteriore contaminazione che dimostra come la Generazione Z, quella dei nativi digitali, non sia una generazione senza padri: Pasquinucci, al di là della forma narrativa che più lo appassiona, rinnova la memoria della letteratura noir, la quale, quella vera, e purtroppo poca ne rimane in Italia nella marea di commissari e investigatori da commedia all’italiana, è sempre temporalmente legata, una forma letteraria che sgorga dalla realtà attuale risaltandone le contraddizioni.
Pendulum diventa virale, e il suo effetto di massa si esprime infine in una manipolazione delle menti per gli adolescenti che lo frequentano. La violenza di strada spinge nel caos la città. Rebecca ha un fratello che scompare in circostante misteriose, anche lei ormai è contaminata da Pendulum, dalla legge di Hypno che ripete: “Se cominci a giocare devi arrivare fino in fondo”. Ma esiste un modo per uscire fuori dal cerchio malefico.
Alessandro Paquinucci inizia a girare l’Italia per presentare il suo libro. Ed è un successo. Così prepara la sua seconda apparizione in libreria: “Alive” (Pelledoca editore, Milano 2022). Lo stile non cambia. La scrittura, è evidente, trova maggiore coraggio.
Stavolta, la trama si sviluppa tra Firenze e Capo Indaco, luogo immaginario dell’Isola d’Elba. La narrazione si svolge al presente, ma i ritorni sono collocati nell’estate precedente. L’incontro dei due adolescenti protagonisti, naturalmente, è una chat, solo dopo avviene l’incontro reale – termine questo che ovviamente non gli appartiene, essendo la realtà equivalente dei social. Poi, dopo quell’incontro, più niente. Sono trascorsi sei mesi e la ragazza, Alice è il suo nome, chatta a Giulio scrivendo di essere in pericolo e di raggiungerla sull’isola. Giulio si precipita, ma appena sbarcato sente che, forse, Alice potrebbe non essere la sola in pericolo. C’è un nesso con la notte del loro – prima d’ora dimenticato – appuntamento? O con quella chat proseguita per giorni e poi interrotta?
E’ chiaro che Alessandro Pasquinucci si diverte immensamente a scrivere. Non si dà arie da scrittore né di giovane intellettuale, fa parte della Generazione Z, sembra tenere più ai riconoscimenti che riceve dai propri coetanei durante il peregrinare da una libreria all’altra per parlare dei suoi libri, che dalla critica editoriale (ammesso che esista ancora), nel senso che considera lo scrivere un modo di interagire con il proprio mondo generazionale.
Nasce così nel 2024 “The screen. Impresso nei miei occhi” (sempre per la serie di Pelledoca editore). Significativa è la scelta dell’ambientazione, che rimane anche in questo thriller la Toscana dove Alessandro Pasquinucci è nato e vive (a Viareggio). La protagonista è Chiara. Il suo lavoro, in un’agenzia digitale a Firenze, consiste nel filtrare i contenuti considerati pericolosi di un noto social network. Centinaia di video da sciropparsi ogni giorno, potrebbe tranquillamente sostenere una tesi di laurea sulle perversioni e le crudeltà umane, spesso mescolate alla stupidità.
A certi lavori, come sul dirsi, con il tempo si fa il callo. Ma anche l’abitudine, alle volte, rivela la propria debolezza secondo la giornata. Un filmato mostra una ragazza vittima di molestie. Chiara rimane colpita. Forse, quel giorno il suo stato d’animo è diverso dal solito. Si sente ferita. Il video improvvisamente scompare. Riaffiorano, invece, le immagini di qualcosa di simile, una ferita del proprio vissuto non del tutto rimarginata.
Chiara inizia, quindi, ad indagare smanettando sulla tastiera del computer. La scomparsa del video lascia poche speranze, anche se la fisionomia della ragazza le è rimasta ben impressa negli occhi. Alcuni giorni dopo, legge del suicidio di una ragazza: Alba si chiamava, ed è molto simile a quella del video scomparso. Inizia così un lungo viaggio nel buio.