Diego Zucca "Spirali di follia"

libri – Diego Zucca “Spirali di follia

di ESTER MARINAI – Lo scrittore livornese vive a Mosca, un thriller psicologico avvincente, dalla prosa scorrevole e dinamica.

Direttamente dalla penna di un autore toscano, ecco a voi un perfetto esempio di come suspense e crimine possono fondersi per dar vita a un thriller psicologico coinvolgente ambientato a Livorno, che vi trascinerà in un tumultuoso vortice di colpi di scena e frammenti di una storia tutta da ricomporre.

Una casa in uno stato di disordine totale. Foto sparse sul pavimento. La suoneria di un cellulare che irrompe nel silenzio tombale. Le note di Blue Moon che risuonano nella stanza.

Così si apre la storia di Samuele, un ricco export manager che si ritrova a dover fare i conti con un individuo misterioso che ha rapito e ora tiene in ostaggio sua moglie Manu. Non conosce nulla di quest’uomo se non la voce che, attraverso un telefono, lo induce a cedere a un crudele ricatto: potrà riabbracciare la moglie a patto che commetta una serie di omicidi; altrimenti, la ucciderà. Le future vittime hanno tutte in qualche modo a che fare con la perdita del figlio Federico, una tragica fatalità a cui si aggiungono la rabbia e il profondo senso di ingiustizia per l’impunità indebitamente garantita alle persone coinvolte nella faccenda. Ecco che il nostro protagonista alla fine si rassegna e prende parte a questo gioco perverso. Non si rende, però, sin da subito conto di non essere solo spinto dalla speranza di poter un giorno riabbracciare Manu, ma anche da un folle desiderio di vendetta fino ad allora rimasto sopito e che si imporrà con sempre più violenza, tanto da renderlo un assassino spietato che agisce secondo una brutale legge del taglione.

Da qui ha origine la sua “terapia” – come l’ha definita l’uomo senza volto -, il suo cammino di “purificazione” dell’anima, che si svolge nei pressi di Livorno e assume già dall’inizio un ritmo frenetico, scandito da una serie di immagini, ricordi e personaggi singolari – che costituiscono tutti a loro modo una sorta di rivelazione -, e dalla canzone Blue Moon, che ritorna insistentemente e in maniera quasi ossessiva presagendo un che di funesto.

Ce la farà Samuele a rivedere Manu? Riuscirà veramente ad appagare la sua sete di vendetta oppure verrà condotto in un’infernale spirale di follia? Queste spirali di follia a cui allude il titolo sono, perciò, quelle in cui brancolano le vittime o il protagonista stesso? Ed esiste veramente il “terapeuta” che si nasconde dietro uno schermo oppure quella voce non è che nella sua mente?

Le domande che potrebbero sorgere spontanee durante la lettura sono molte, ma sappiate che non otterrete immediatamente una risposta. Diego Zucca – scrittore livornese che attualmente vive a Mosca e scrive anche per il pubblico russo – vi farà stare col fiato sospeso fino all’ultima riga. Ciò lo si deve senza dubbio a un sapiente uso della suspense che non può certo mancare in un thriller – specialmente se la fonte di ispirazione dell’autore è il re indiscusso dell’horror Stephen King -, nonché del flashback.

Pensiamo adesso al romanziere come se fosse un burattinaio, un regista che tiene completamente in pugno i suoi attori. Conosce il copione alla perfezione, perché è pure sceneggiatore, e può prevedere con assoluta certezza quali sono le loro future mosse e battute e può, di conseguenza, indirizzare il decorso degli eventi a suo piacimento. Ha tutto sotto il suo controllo: ha creato un universo a parte, con le proprie leggi e la propria forza gravitazionale, a cui tutta la materia è sottoposta.

Leggendo queste pagine è impossibile non percepire la presenza di una qualche “forza” a noi superiore, di un deus ex machina che interviene non solo per condurre i personaggi dove vuole, ma anche i lettori stessi. Questi sono, infatti, chiamati a partecipare attivamente e ad accettare una sfida fatta di indizi ed epifanie. Il loro ruolo consiste appunto nel mettere insieme quelli che si riveleranno tanti piccoli tasselli di un puzzle e che l’autore svela al lettore col contagocce per permettergli di capire e ricostruire gradualmente l’ordine logico-causale dei fatti narrati.

L’autore ha, insomma, pensato bene di usare l’espediente della partecipazione attiva del lettore perché la concentrazione non venga persa e per incuriosire a tal punto da non riuscire più a staccare gli occhi dalla pagina.

Nel suo complesso, si tratta di un thriller psicologico a mio avviso avvincente, dalla prosa scorrevole e dinamica. Pubblicato solo nel dicembre 2020, si è già aggiudicato il secondo posto in un concorso promosso dalla pagina Stephen King – Italia. Il brivido (thrill) che ci percorre a qualsiasi parola, dettaglio, evento, memoria e coup de théâtre potrebbe, però, non essere il suo tratto più significativo.

È, in effetti, sorprendente vedere come gli omicidi commessi dal protagonista siano in realtà soltanto il cerchione di una ruota da cui si diparte una miriade di raggi, il fulcro di una concatenazione molto più ampia di tematiche e tracce di altri generi letterari racchiusa in sole 198 pagine.

Vi farà certo provare repulsione, paura e inquietudine, ma vi farà anche commuovere e ridere. La comicità è anch’essa parte integrante di questo libro: in alcuni punti, sembra quasi che la scrittura di Zucca assuma una vena quasi satirica, e certi personaggi appaiono addirittura come grottesche figure caricaturali. È questo il modo in cui intende muovere critiche sottese alle forze dell’ordine italiane, alla giustizia italiana impregnata di omertà e corruzione, al racket della prostituzione, al turismo sessuale, alla pedofilia, all’adulterio, alla violenza gratuita, all’abuso di droghe e alcool e al decadimento dei costumi.

Molto interessanti sono anche le riflessioni sulla vendetta, sulla contaminazione perenne e la redenzione dell’anima, sul peccato e sulla legittimità di scagliare la prima pietra. La maniera in cui riesce a farci provare cosa significhi essere in balia della follia e della malattia mentale è altrettanto notevole, con tanto di sensazioni di vuoto e di claustrofobia che ne derivano. In luce di ciò, potrebbe non essere un caso il morboso risuonare di Blue Moon e il fatto che il romanzo si chiuda proprio con essa così come è iniziato, come se si ripiegasse su se stesso. La ripetizione e la struttura circolare del romanzo non possono non richiamare alla mente l’ossessione, di per sé un vero e proprio pozzo senza fondo. Lo sfortunato individuo condannato a vagare senza meta nei suoi meandri si ritrova prigioniero in un’autentica spirale che finirà per fagocitarlo senza che se ne renda conto.

Sta adesso a voi chiedervi se siete davvero pronti a mettervi nei panni di Samuele e addentrarvi insieme a lui nella selva oscura.