L’INTRIGO DEL REGIO – 8. I Nemici, i Muti, e gli Ignavi

di ALDO BELLI – Tangentopoli 2000. E’ inquietante constatare, ancora dopo mesi, la tela di silenzio che continua a nascondere la verità.

I lettori mi consentiranno un breve intermezzo.

Non so dire se i nostri articoli sulle vicende del Teatro Regio di Torino mi abbiano procurato più amici che nemici. Potrei allargare l’oggetto, naturalmente, sull’intera rubrica “Operazione Spartito” e su altre vicende di cronaca dove Toscana Today è rimasta una voce stonata fuori dal coro. Certo è che non abbiamo ricavato un euro: piuttosto, impavide querele per diffamazione e anche qualche “a questo gli spacco il culo”. Sulla bilancia, comunque, prevalgono sicuramente gli amici: intendo dire le decine di migliaia di lettori che ci hanno seguito – e proseguono – dimostrando apprezzamento e simpatia, in modi diversi, nei confronti della nostra libertà e del nostro coraggio.

Amici, dunque, di ciò che scrive Toscana Today. Non conosco i senatori del Gruppo Misto che ci hanno menzionato nell’aula del Senato interrogando il ministro della Cultura, voglio però citarli perché sono eletti dal popolo che ci hanno messo la faccia: Margherita Corrado, Luisa Angrisani, Bianca Granato, Elio Lannutti. La propria faccia – con nome e cognome – l’hanno messa anche le migliaia di italiani che hanno commentato i nostri articoli su Facebook: e che non posso, ovviamente, citare uno per uno. La faccia, anche attraverso il nostro giornale, l’hanno messa uomini e donne che vivono il mondo della Lirica: anche questi, mi perdoneranno se non li cito poiché non vorrei dimenticare qualcuno. Gli amici, in conclusione, si possono riassumere in un’unica categoria: quella degli italiani disgustati dal sistema di una Casta che continua a navigare su oltre 500 milioni di euro di debiti, dei quali nessuno risponderà di fronte al Paese. E che umilia la Cultura e la Lirica italiana.

Diversamente composto, invece, è il piatto della bilancia dei nemici.

Ci sono quelli che dall’alto della loro impunità di Potere, hanno imparato che in Italia basta saper attendere, prima o poi tutto passa, tutto si dimentica. Vincenti sono e vincenti rimarranno. Ma – sia chiaro – non per le loro capacità e qualità personali (neppure quella di esercitare algidamente il potere): vincenti sono soltanto perché il popolo italiano glielo consente. Lo stesso popolo che canta e balla sui balconi per esorcizzare il Covid, senza rendersi conto di avere imbevuto la propria coscienza civile nel cloroformio. Basterebbero dieci Gruppi Facebook in Italia per far cadere un ministro e smantellare il Cattivo Potere: ma non è detto che un giorno possa accadere.

Ci sono poi i nemici della verità e della giustizia che ci querelano (o che minacciano di querelarci). Non li cito perché non meritano la nostra pubblicità. Diceva il mio vecchio zio contadino: male non fare, paura non avere. Sarebbe, però, interessante sapere se a pagare gli avvocati siano i querelanti con i propri soldi, o la casse pubbliche.

Ai nemici interessati al nostro “culo”, infine, suggerisco semplicemente di attendere: tanto, in Italia tutto passa. Pensino al loro, piuttosto, che in Italia con i tempi che corrono gli amici e i nemici nei Palazzi del Potere sono come gli uccellini, in perenne movimento da un ramo all’altro. Colpire al buio, poi, è sempre pericoloso, non sai mai cosa puoi trovare.

Di tutte le specie italiane che ruotano intorno all’Intrigo del Regio che narra la Casta dei Teatri in Italia, la peggiore a me pare, tuttavia, quella che Dante confina nel III Canto dell’Inferno.

Ed elli a me: «Questo misero modo
tegnon l’anime triste di coloro
che visser sanza ’nfamia e sanza lodo.

Mischiate sono a quel cattivo coro
de li angeli che non furon ribelli
né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro.

Sono le anime degli uomini mescolate agli angeli che non si schierarono né con il Bene né con il Male. Chi da vivo avrebbe potuto contrastare il Cattivo Potere e non lo fece: e così rendendosene loro stessi responsabili. Perché solo “per sé fuoro”.

E’ inquietante constatare, dal Parlamento ai colleghi giornalisti, ancora dopo mesi di verità pubbliche schiaccianti e un’indagine aperta dalla Procura della Repubblica di Torino, la tela di silenzio che continua a nascondere la tragedia morale della Casta dei Teatri. La Tangentopoli del 2000.