L’Emergenza Coronavirus è pericolosa anche perché fa dimenticare la vita di ogni giorno, questo è il 20° femminicidio dal 1 gennaio 2020
131 nel 2017, 135 nel 2018, 103 nel 2019, 20 da inizio anno. Sono i numeri del coronavirus? No. Sono numeri che fotografano un altro tipo di virus, subdolo e mortale anch’esso. La chiamano violenza di genere o, con un termine che trovo orribile, femminicidio. È l’indignazione ed un profondo dolore che muove le mie dita su questa tastiera e crea queste parole, no, non sono solo parole ma un urlo immane per gridare basta, basta, basta!
In questi giorni dove i numeri sono altri e le notizie si rincorrono su un unico argomento che interessa e impaurisce tutti noi è passato sotto silenzio l’ennesimo omicidio, quello di Lorena Quaranta, a Furci Siculo, nel messinese.
Chi era Lorena? Una splendida giovane donna di 27 anni, occhi verdi grandi come laghi di montagna ed una passione ed un sogno: diventare medico. Già, lei sarebbe diventata un dottore, uno dei nostri eroi tanto acclamati in questi giorni di malattia e timore di contagio. Uccisa dal compagno, forse dopo una lite, accoltellata e soffocata, sì, soffocata come uccide questo virus di cui tanto abbiamo paura.
In tempi “normali” avremmo saputo tutto di lei, avremmo pianto la perdita di una vita, ci saremmo indignati, avremmo cercato di capire, e le avremmo dato voce. Ma non sono tempi normali e la sua morte è una delle tante, delle troppe che appesantiscono la nostra anima ed il nostro cuore.
Per età saresti potuta essere mia figlia, Lorena, una figlia di cui andare orgogliosa, una figlia da ammirare ed amare, e come te, tutte quelle donne ammazzate sarebbero potute essere sorelle, madri, amiche del cuore. No, non posso tacere il dolore di questa perdita, e tu, sei ”solo” la diciannovesima vittima, perché dopo di te, solo pochi giorni fa hanno ammazzato anche Gina Lorenza Rota a Rho, e questa strage sembra non avere mai fine.
Non ho le risposte, non ho la formula perché questa moria che fa mancare una donna ogni tre giorni si arresti, posso solo chiederti perdono e darti voce, con la speranza che tu e le altre donne non diventiate solo un numero statistico ma che siate volti, storie, speranze spezzate e monito. Tutto questo deve cessare, dobbiamo trovare il modo. È un imperativo che dobbiamo recitare come un mantra.
E il pensiero va a tutte quelle donne e bambini che in questi giorni sono costretti alla convivenza forzata con i loro carnefici. E non aggiungo altro.
Annamaria Barone, classe 1961, vive sul litorale laziale ed è autrice di tre romanzi: “Ovunque tu sia”, “Dalle cose imperfette”, e “La saggezza dell’onda”. Ha scritto anche una raccolta di racconti dal titolo “Raccontami una storia”.