di FRANCESCO SINATTI (3° ed ultima puntata) – Chi può disporre quindi di questo oro? Non si sa. Esso è intoccabile ed inutilizzabile.
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Ci siamo lasciati nel precedente articolo con la domanda: “quanti e dove sono” questi lingotti?
Non mi sembra un questione di poco conto visto che si tratta di “Oro italiano” depositato presso soggetti esteri, se non lo sappiamo, ci sarà un motivo che però, evidentemente, NON è dato sapere! Siamo sicuri che in caso di “rivendicazione” dell’Italia riavremmo quanto notte tempo là depositato, se non conosciamo il numero con certezza?
Molto bene, anzi molto male direi malissimo, visto che come al solito nelle faccende italiane, la fa da padrona “l’approssimazione un tanto al kilo..”, ora capirete voi che trattandosi d’oro non è proprio come se si trattasse dei “lupini” delle novelle del Verga, ma tant’è… Questo dicono le fonti!
La proprietà effettiva delle riserve auree e il precedente del “prestito tedesco” (garantito in oro dall’Italia)
“…Nell’alimentare le voci che vi siano ben 1.200 tonnellate d’oro italiano in quel di New York, c’è un precedente storico: negli anni ’70 il Governo richiese alla Germania un prestito che, su richiesta tedesca, venne garantito da un’equivalente somma di oro: la Banca d’Italia ordinò che ben 543 tonnellate d’oro italico custodite presso la FED, venissero impegnate a garanzia di restituzione del prestito.
Il debito venne ripagato in toto e le riserve disimpegnate; da allora, purtroppo, dell’oro custodito oltreoceano non è più stata data notizia certa…”
Quanto appena detto, rappresenta un precedente che lascia perplessi, al punto da allungare ombre sinistre, anche sull’effettiva “proprietà” delle riserve auree da parte dell’Italia, perché anche in questo delicatissimo ambito, i SE e i MA, si sprecano.
Fin qui abbiamo indicato, “dove” e “quanto oro”, dovrebbe essere italiano, ma nulla abbiamo detto riguardo alla più spinosa delle questioni in ballo, cioè, “la proprietà” dell’oro Italico, faccenda tutt’altro che scontata, riguardo la definizione di soggetto giuridico attribuita a Banca d’Italia.
La proprietà dell’oro italico
L’ilarità sarebbe la reazione più istintiva se non fosse che parlando di uno stato “sovrano”, da ridere c’è ben poco, come del resto per il concetto di “sovranità italiana”, vediamo cosa riferisce la stessa Bankitalia riguardo alla situazione giuridica dell’oro italiano.
“…Viene dato in leasing? Viene utilizzato come collaterale per prestiti istituzionali? In che percentuale? Ebbene, non c’è molto da riportare a questo proposito, perché la risposta pervenuta a Ronan Manly, operatore professionale in oro di Singapore, direttamente dagli uffici di Palazzo Koch non lascia spazio ad incomprensioni: “La presente è per informarla che, sfortunatamente, Banca d’Italia non fornirà informazioni aggiuntive riguardo la situazione giuridica delle riserve estere] oltre a quelle già rilasciate sul suo sito istituzionale” (Press and External Relations Division, Bank of Italy)
Se la ricerca di informazioni riguardo possibili prestiti o leasing dell’oro italiano è ostacolata dalla Banca stessa, non ci rimane altro che andare dritti al cuore del problema: la privatizzazione dell’Istituto.
La privatizzazione della Banca d’Italia
Al contrario di quanto avviene per la maggioranza delle Banche centrali, infatti, la Banca d’Italia è un ente privato di diritto pubblico…”.
La fonte continua: “….dire che l’oro di Palazzo Koch è oro italiano (per inciso, del popolo italiano) è un puro eufemismo. Quelle 2.450 tonnellate, o quanto in realtà esse siano, non sono di proprietà dello Stato (e di riflesso, di noi cittadini) né degli azionisti privati della Banca d’Italia che sulle riserve non possono vantare alcun diritto (e meno male!). Al contrario di quanto riportato negli statuti delle altre banche centrali europee, le quali detengono e gestiscono le riserve auree per conto dei loro governi, il sito della banca centrale italiana recita (senza dare troppe spiegazioni): “La proprietà delle riserve auree ufficiali è assegnata per legge alla Banca d’Italia”. Chi può disporre quindi di questo oro? Non si sa. Esso è intoccabile ed inutilizzabile….”
In conclusione, se la “sovranità di uno Stato” è legata (fra gli altri attributi) alla capacità dello Stato di “ batter moneta” ed essersi dotato di una banca centrale come “garante” e prestatore di ultima istanza, l’Oro e la sovranità dell’Italia a CHI appartengono a questo punto?
Siamo forse un “espressione geografica” assurta a “ Stato nazionale”, solo per un capriccio del fato e delle massonerie franco-inglesi, che ci bistrattano dal Risorgimento, oltre ad inserire clausole segrete nel trattato di pace di Versailles del 10 febbraio 1947?
L’Italia, dunque, è Stato a “sovranità limitata”, “protettorato USA”, ma fino a che punto? Fino a che punto l’Italia rappresenta la “PENISOLA CHE NON C’È”? CHE NON C’È! Ai posteri…
Terza e ultima puntata.
Francesco Sinatti è nato a Siena, esperto di giornalismo di inchiesta.