Marco Di Stefano in tour

di BEATRICE BARDELLI – L’attore e regista pisano di teatro e cinema, il successo con il suo Teatro della Comunità, un must nazionale.

E’ iniziata sotto una buona stella, quest’anno, la carriera artistica di Marco Di Stefano, l’attore e regista pisano di teatro e cinema, che sta raccogliendo il successo di tanto lavoro svolto sia nelle Marche che in Toscana con il suo Teatro della Comunità che è diventato un must a livello nazionale. Oggi venerdì 21 aprile sarà per Marco Di Stefano una giornata campale. Al mattino lavorerà come docente di teatro con i detenuti del carcere di Secondigliano (Napoli) su un progetto condiviso con Marta Bifano e Paolo Colangeli, ispirato ad un’opera teatrale del grande Krzysztof  Zanussi, “Odore”, che sarà presente alla “prima” organizzata per giugno. La sera si catapulterà ad Ancona, al Teatro Sperimentale, per assistere all’anteprima del film “Addio in Febbraio”, scritto, diretto e prodotto da Gabriele Ogiva, dove interpreta il personaggio di Bruno insieme alla moglie, la ballerina russa Tanya Khabarova che interpreta L’angelo bianco ed un ricco cast di attori: Elena Schiavoni (Elena), Donatella Pompei (Laura), Lorenzo Marconi (Personaggio fantastico), Anna Marconi (Personaggio fantastico), Elena Malozemova (Personaggio fantastico), Libertad Betancourt (Voce di Delia), Gian Marco Isoli (Cinematography), Augusto II (Dog). Ogiva, nato ad Ancona nel 1974, a soli 22 anni ha fondato nella sua città di origine il Museo del Giocattolo Antico che oggi si trova nelle scuderie di Palazzo Monti Malvezzi a Senigallia dove è diventato direttore artistico del Teatro Fatati da lui fondato nel 2019 dopo aver dato vita ad Ancona al Teatro del Guasco dal 2015 al 2018.

La sinossi del film

“Addio in Febbraio” narra la storia di Bruno, nato ad Ancona nel settembre del 1943, sotto il rumore delle bombe. Finita la guerra, Bruno trascorre un’infanzia felice, grazie anche alla sua famiglia , benestante che lo vizia e lo coccola e a un padre, uomo di spicco dell’Ancona bene, protagonista della rinascita di una città di provincia come Ancona, uscita pesantemente ferita dal secondo conflitto mondiale. La sua prima adolescenza la passa nel neonato quartiere adriatico in piena espansione, ribattezzato il “rione della fettina” ed è testimone di tutti quegli eventi, soprattutto sportivi, che fecero da collante ad una popolazione desiderosa di rinascita e a una nazione, l’Italia, da rifare con le mani. Bruno fa il soldato, è fidanzato con Dina, una ragazza facente parte sempre di quella elite di quartiere, con le famiglie che si conoscono e frequentano. Sembra felice. Ma è nell’estate del 1958 che la vita di Bruno cambia improvvisamente, una sua lontana parente, una cugina di terzo grado, viene con la sua famiglia per le vacanze estive a Senigallia, è più grande di Bruno, lei si chiama Delia! Tra i due è un colpo di fulmine, si innamorano follemente.

I mesi che trascorrono dopo quell’estate, con il conseguente ritorno di Delia a Buenos Aires, sono tormentatissimi, a testimoniarlo decine e decine di lettere matte e disperatissime che i due si scambiano. Delia prega a Bruno di raggiungerla in Argentina per sposarla, ma Bruno è combattuto e soprattutto ostacolato dalla sua famiglia e dal padre che ha grandi progetti per il figlio. E’ nel febbraio del 1960 che Bruno decide di lasciare tutto e tutti per raggiungere Delia a Buenos Aires. Il loro sarà un grande amore che durerà tutta la vita! Siamo ai giorni nostri, Delia muore e Bruno, ormai solo, decide di tornare dopo quasi 60 anni alla sua città natale, Ancona, per riposare , morire e spargere le ceneri di Delia nel Mar Adriatico, complice e spettatore di quell’amore nato tanti anni prima.Come ritroverà la sua amata città? Cambiata? Ad aspettarlo sua sorella Laura e Elena, una nipotina di 13 anni che non ha mai conosciuto… 

E poi Roma!

Non poteva mancare la capitale nell’intenso programma di lavoro di Marco Di Stefano che sta vivendo una stagione di grandi successi. Intanto a Roma sarà impegnato fino a giugno come docente di un corso di teatro ispirato alla riscoperta di Shakespeare e destinato agli studenti delle Scuole Superiori secondo le indicazioni del MIUR che da anni promuove e sostiene la diffusione del teatro nelle istituzioni scolastiche allo scopo di utilizzare l’educazione teatrale come strumento pedagogico trasversale, in grado di incidere sulla crescita della persona nella sua sfera cognitiva ed emotiva. Ed a Roma, domenica 23 aprile, alle 19, presenterà il suo recente spettacolo, “Piero Litaliano: Inciampi” nella bellissima cornice della “Cappella Orsini” resa nota, a livello internazionale, dal suo direttore, Renato Lucifero, che vi organizza attività culturali di altissimo livello.

 “Piero Litaliano: Inciampi”

Un omaggio a 360 gradi a Piero Ciampi, lo straordinario cantautore e poeta livornese, noto in tutta Italia con lo pseudonimo di Piero Litaliano, che proprio a Roma si spense il 19 gennaio 1980. Un viaggio guidato alla scoperta del “fenomeno” Ciampi attraverso un’alternanza calibrata di canzoni, poesie e musiche dell’artista livornese in questa originale performance creata da Marco  Di Stefano (voce e tromba) per far scoprire al pubblico questa eclettica figura del panorama artistico italiano: con passione, complicità e tenerezza, alternando le sue canzoni e le sue poesie mentre la soave artista russa della danza, Tanya Khabarova, farà da contrappunto visivo alla musica ed alle sue parole e Nicola Campanile accompagnerà tutto lo spettacolo sulle corde della sua chitarra. “Ciampi è stato un vero poeta. Struggente, malinconico, ironico, intelligente, profondo e appassionato” ha detto Marco Di Stefano.  

Ciampi in diretta

“Andare camminare lavorare, andare a spada tratta/Banda di timidi, di incoscenti, di indebitati, di disperati/ Niente scoramenti, andiamo, andiamo a lavorare/ andare camminare lavorare, il vino contro il petrolio/, grande vittoria, grande vittoria, grandissima vittoria/ Andare camminare lavorare il meridione rugge/il Nord non ha salite, niente paura,di qua c’è la discesa/Andare camminare lavorare, rapide fughe rapide fughe rapide fughe. Andare camminare lavorare/I prepotenti tutti chiusi a chiave/I cani con i cani nei canili/Le rose sui balconi/I gatti nei cortili/Andare camminare lavorare/Andare camminare lavorare/Dai, lavorare!”. Di Stefano ha scelto per l’incipit del suo spettacolo di circa un’ora e mezzo “Andare, camminare, lavorare”, una “canzone in movimento” come l’ha definita in quanto “dà grande ritmo all’inizio” perché “invita all’azione in maniera ironica e beffarda”. Intervallando le strofe con il suono della sua inseparabile tromba, Marco Di Stefano ha voluto creare un’atmosfera di grande eleganza e leggerezza intorno ai testi carnosi delle canzoni prescelte dal carniere ciampiano lasciando spazio all’originale contrappunto visivo della danza eterea della raffinata ballerina russa, Tanya Khabarova, suo alter ego oltre che compagna di arte (è una delle fondatrici del mitico gruppo dei Derevo, il teatro gestuale di San Pietroburgo) e di vita, ed al tocco impeccabile delle corde della chitarra acustica di Nicola Campanile. Uno spettacolo non didascalico, “per questo ci sono gli storici” ha commentato Di Stefano, ma uno spettacolo teatrale e musicale che accompagna lo spettatore alla scoperta delle pieghe più intime di un cantautore (1934-1980) dal fascino crepuscolare e dalla perenne inquietudine poetica. 

Piero Ciampi: l’indimenticabile

I suoi versi scarni, le atmosfere crepuscolari ed il pathos che sostanziavano la sua inquietudine perenne non gli aprirono le porte del successo discografico in un periodo dove trionfavano le canzonette. Riuscì a farsi conoscere dal grande pubblico solo quando iniziò a dedicarsi a composizioni più orecchiabili ed a firmare canzoni per altri interpreti. Tra queste “Lungo treno del sud” del 1962 per Tony del Monaco, “Ballata per un amore perduto” del 1963 per Georgia Moll, “Autunno a Milano” nel 1964 per Milly e soprattutto “Ho bisogno di vederti” cantata da Gigliola Cinguetti e Connie Francis che andò in finale al Festival di Sanremo del 1965. Ma la sua personalità dirompente ed inquieta, il suo profondo talento musicale lo fece stimare da grandi interpreti di classe come Gino Paoli che da tempo interpretava le sue canzoni, Dalida che incise nel 1975 la sua canzone “La colpa è tua”, Paolo Conte ed anche Ornella Vanoni che voleva incidere un intero album con le sue canzoni ma il progetto andò in fumo per “irreperibilità” di Ciampi. Anche la Rai gli dedicò la trasmissione “Piero Ciampi, no!” sulla Rete 2 il 3 agosto 1978 dove il cantautore cantò cinque brani introducendoli con proprie riflessioni sulla vita, la solitudine, l’amore. Alla fine degli anni Settanta Radio Capodistria lo scelse come icona musicale trasmettendo continuamente i suoi brani. Ciampi si spense all’Ospedale Umberto I il 19 gennaio 1980 all’età di 45 anni per un cancro all’esofago assistito dal suo medico, Mimmo Locasciulli, anche lui cantautore che, qualche anno dopo, volle ricordare il suo grande amico incidendo una delle più belle canzoni di Ciampi: “Tu no”.     

Le canzoni di Ciampi

Sono trenta le canzoni di Piero Ciampi che Marco Di Stefano offrirà al pubblico di “Inciampi” cantando e recitando. Tra queste “Io e te Maria”, “Mia moglie”, “Confiteor”, “Quando ti ho vista”, “L’amore è tutto qui”, “Il giocatore”, “40 soldati 40 sorelle”, “Ha tutte carte in regola”, “Sobborghi”, “Don Chisciotte”, “Tu no”, “Il merlo”, “Non dio decido io”, “Hai lasciato a casa il tuo sorriso”. Per chiudere il suo omaggio a Piero Ciampi, Marco Di Stefano ha scelto una canzone amara, quasi disperata, del 1963, “Non so più niente”: “Non so più niente della tua vita/Non so neppure se mi vuoi bene/Se io ti manco, se vivi sola/Se hai la pace, non so più niente/E questa vita che continua/Amara, senza di te/Continua sempre questa esistenza/Continua anche senza di te, senza di te/E questa vita che continua/Amara, senza di te/Continua sempre questa esistenza/Questo deserto pieno di voci”.