Maurizio Milani e la diseducazione del fanciullo

Il bambino che faceva digerire gli orsi”. Tutto comincia in una colonia estiva, di quelle in cui i bambini andavano a passare le vacanze.

“Dispiace dirlo: negli anni Sessanta, dalla stazione di Milano Porta Garibaldi, partivano 250mila bambini che da qui chiameremo disgraziati. Si piangeva come matti per non andare, ma ci eri obbligato. Destinazione? Colonie elioterapiche. Liguria e Romagna… Il tasso di smarrimento bambini era molto alto. Forse il maggiore al mondo. Nel 1970, la metà degli ospiti della colonia di Spotorno erano spariti. Non si era mai visto uno smarrimento simile. Uno ero io. Dove eravamo finiti?”.

Tutto comincia in una colonia estiva, di quelle in cui i bambini andavano a passare le vacanze come si deve, ovvero in un’orgia di espiazione e sofferenza. Maurizio Milani era uno di quei bambini e le colonie le ricorda bene, ma solo con il passare del tempo ha capito che quel periodo estivo non era una punizione fine a se stessa, sebbene lo sembrasse parecchio. Era una via alternativa all’arte, ormai quasi dimenticata, dell’educazione dei fanciulli. Un approccio, per di più, che torna oggi di estrema attualità.

A che serve in fondo educare i più piccoli? Meglio diseducarli, per renderli più pronti al mondo cinico, ignorante e scemo che affronteranno. Ed è qui che l’universo della colonia ha qualcosa da insegnarci, perché addestra a una vasta gamma di attività che torneranno utili nella vita adulta: lavarsi poco, abbandonarsi a scherzi di dubbio gusto e dispetti di indubbia crudeltà, mentire all’autorità costituita, fidanzarsi soffrendo. Per tacere del lavoro minorile e del ritrovamento di salme illustri, per esempio quella di Ippolito Nievo (poteva forse mancare?).

Con questo “racconto autobiografico molto bello e completo sull’Esperienza che ci ha fatto diventare quello che siamo”, Maurizio Milani ci conduce in un viaggio nell’infanzia più autentica: quella che non deve chiedere mai.

MAURIZIO MILANI, attore, comico, giornalista e scrittore, ha esordito nel cabaret a Zelig nel 1987 per poi lavorare a lungo in televisione, dove è stato per cinque anni ospite fisso a Che tempo che fa di Fabio Fazio. Collabora regolarmente con «Il Foglio». Autore di libri di successo, nel 2005 ha vinto il Premio per la Satira Politica «Forte dei Marmi». Con Solferino ha pubblicato La La Lambro (2019)