Medici di famiglia a rischio estinzione

La Lettera aperta del dottor Lino Focà, medico di famiglia e presidente regionale della Lombardia del Sindacato Medico Italiano (SMI).

Come Presidente Regionale della Lombardia del  Sindacato Medico Italiano (SMI) mi sento in dovere di mettere in evidenza la sofferenza dei medici tutti e principalmente dei medici  di famiglia ormai decimati dai pensionamenti spesso anticipati, dalla scarsa adesione dei giovani medici che preferiscono scegliere altri percorsi al corso di formazione specifica in medicina generale.

In Lombardia su 715 posti disponibili per il Corso di formazione per la Medicina Generale la adesione è stata di meno della metà.

Vige attualmente la incomunicabilità tra medico e paziente che porta  alla insoddisfazione di entrambi.

Il medico di famiglia non ha aspettativa di carriera, ma  un tempo vi era la gratificazione ormai azzerata, anche perché circa il 42 % dei medici di famiglia devono assistere più pazienti di quanto previsto, 1500 o anche 2000 pazienti, e questo si ripercuote sulla qualità di vita del medico. Il paziente ritiene che il medico di medicina generale percepisca uno stipendio stratosferico rispetto ad un medico ospedaliero, non considerando le spese mensili che il medico di medicina generale deve affrontare per la gestione dello studio, affitto, luce, telefono, materiale di consumo, sostituzioni per ferie, personale di segreteria e infermieristico, assicurazione R.C.P., assenza del TFR.

Nel corso degli anni, il carico burocratico è progressivamente, aumentato in modo esponenziale Tre quarti della attività professionale deve essere dedicata alla burocrazia e solo un quarto alla attività clinica ed all’ascolto. Al di fuori dell’orario ufficiale di accoglienza dei pazienti, vi sono ore dedicate alla ricezione delle telefonate dei pazienti per richieste di visite domiciliari, consigli, richieste di prescrizioni specialistiche e terapie… Richieste che non sempre possono essere esaudite per impedimenti burocratici che però il paziente le vive come un sopruso da parte del medico, arrivando a volte ad aggressioni verbali e  talora anche ad aggressioni fisiche, minacce o intimidazioni. Tanto tempo viene dedicato alla informazione sull’inutilità di esami e visite che vengono continuamente richiesti ed in alcuni casi sull’impossibilità di  prescrizione perché soggetta a vincoli prescrittivi.

Altro tempo viene dedicato all’invio di mail, sempre più  numerose, non solo per i pazienti ma anche e soprattutto per adempimenti burocratici quotidiani, compilazione di piani terapeutici, prescrizione di presidi di varia natura… E’ una lotta continua, estenuante e logorante, che ci pone a volte su sponde opposte rispetto ai nostri pazienti, quando invece il nostro compito è di sostegno e condivisione di un percorso che porti alla crescita di scelte consapevoli su un corretto stile di vita da parte del cittadino ed al suo benessere.     

Da decenni si parla della creazione di una rete fra i vari attori che operano in campo sanitario, medici di famiglia, medici ospedalieri,  specialisti ambulatoriali, medici dell’emergenza urgenza, infermieri, assistenti sociali e tutte le figure che operano in campo sanitario, che richiede per la sua realizzazione scelte ponderate da parte della politica sul giusto e necessario investimento economico delle risorse pubbliche in campo sanitario. 

Ringrazio per la pubblicazione della lettera aperta e desidererei si aprisse un dibattito che porti  a conoscenza i cittadini  delle problematiche inerenti il nostro lavoro quotidiano. La vera soluzione dei problemi dei medici di medicina generale e dei cittadini si può attuare se i nostri politici, di qualunque appartenenza, spendessero meno energie per battibeccarsi e si dedicassero un po’ di più ai problemi reali dei cittadini ed evitare lo smantellamento del nostro S.S.N. che FU uno dei primi al mondo.

Se non ci saranno dei poderosi e sostanziali interventi per rianimare il nostro Servizio Sanitario, i tagli ai finanziamenti, la drastica riduzione dei posti letto, la chiusura di strutture ambulatoriali e ospedaliere, la fuga del personale sanitario porteranno velocemente alla morte del nostro sistema sanitario a favore dell’assistenza privata.

E’ necessario investire per incentivare economicamente, con retribuzioni europee, ed incentivare organizzativamente i giovani medici facilitando il loro ingresso nelle strutture del Servizio Sanitario, assegnare ai medici di medicina generale ambulatori presso le strutture delle aziende sanitarie a costi sopportabili, incrementare i posti nelle scuole di specializzazione e tutelare tutti dalla ormai comune abitudine della denuncia per malpratica. Ma è altresì necessario effettuare programmi di educazione sanitaria per i cittadini,  altrimenti continueremo ad assistere a scene da trincea nei Pronto Soccorso, ad aggressioni al personale sanitario da pazienti esasperati, a liste di attesa improponibili in medicina e di fatto. Se non si interverrà con urgenza il nostro SSN continuerà inesorabilmente la sua deriva.

Lino Focà