di BEATRICE BARDELLI – La lettera indirizzata alla senatrice Liliana Segre dopo la sua dichiarazione contro il reintegro dei medici no-vax.
Si sta vivendo un periodo storico difficile, confuso e caotico dove sono le contraddizioni a dominare. Assolute. Ci si professa “democratici” e si applicano censure e repressioni occulte o palesi. In questo vortice di contraddizioni emerge una verità palese a tutti: è l’umanità la vittima prescelta. Dimenticando di essere “umani” ed ergendosi a “giudici severi”, anche le menti più brillanti, i personaggi più amati o più rispettati stanno cadendo nella trappola del “superIO” che giudica e punisce invece di comprendere e soprassedere se non, addirittura, perdonare. In questa trappola è scivolata recentemente anche la senatrice a vita Liliana Segre quando ha espresso il suo giudizio sul reintegro dei medici cosiddetti “no vax” in quanto sospesi dal lavoro perché si sono rifiutati di farsi vaccinare, ovvero di farsi inoculare un siero sperimentale che sta provocando molti effetti avversi ed anche morti.
Con questi medici «Sarei stata molto più severa, intanto mi avvio al quinto vaccino» ha detto.
Non ci saremmo aspettati una condanna così severa da colei che, alla veneranda età di 92 anni, ricopre il ruolo, prestigioso, di senatrice a vita e che ha sofferto gli orrori dell’Olocausto per cui è diventata testimone attiva della Shoah italiana ed è stata nominata, dal 15 aprile 2021, presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Contrasto alla intolleranza, senatrice Segre! Ci saremmo aspettati una maggiore comprensione ed empatia verso questi medici che hanno avuto il coraggio di seguire alla lettera il giuramento di Ippocrate che impone tra gli altri, l’impegno ad “esercitare la medicina in autonomia di giudizio e responsabilità di comportamento contrastando ogni indebito condizionamento che limiti la libertà e l’indipendenza della professione” e di “ispirare la soluzione di ogni divergenza di opinioni al reciproco rispetto”. Un rispetto reciproco che la senatrice Segre non ha applicato nei riguardi di medici che hanno espresso posizioni contrarie alle sue (e pagando personalmente per questo) preferendo ergersi, nelle vesti del suo prestigioso ruolo, a giudice severa. Una reazione che ha colpito al cuore molte persone che non si aspettavano tanta severità da una persona tanto amata quanto rispettata.
La lettera di una cittadina “ferita”. Una lezione di vita.
Ho ricevuto questa lettera, indirizzata alla senatrice Liliana Segre, da una signora di Livorno, Enrica Martolini, una cittadina sensibile ai problemi dell’ambiente e della salute umana che ha passato la sua vita a farsi carico anche dei problemi altrui con quella umanità che oggi sembra essere diventata un optional. E’ una lettera garbata, rispettosa ma determinata, che vuole aprire porte e costruire ponti tra persone per riportare il problema nella sua reale dimensione “umana” e “professionale” di chi, medico, non vaccinato, non si è mai tirato indietro, durante il Covid, per portare il proprio aiuto a chi aveva bisogno di assistenza.
La Lettera
Gentilissima senatrice Liliana Segre,
dopo aver sentito la sua dichiarazione sui cosiddetti medici novax faccio seguito alla mia lettera aperta che inviai alla sua segreteria tempo fa e alla quale lei non ha risposto. Ma la cosa ha poca importanza. Leggo ora questa sua dichiarazione: “sarei stata molto più severa sul reintegro dei medici novax”. La dichiarazione è breve e quindi si presta a diverse interpretazioni, anche perché sarebbe bene sapere cosa intende per “medici novax”. Molto probabilmente, secondo l’andazzo comune, lei intende i medici che hanno rifiutato di farsi vaccinare con un vaccino di nuova generazione a base di mRNA. Io non so se lei, visto che dà un giudizio molto severo, abbia conosciuto qualche medico di questa specie. Io qualcuno ne ho conosciuto. Ad esempio io ho un caro amico medico “cosiddetto novax” che ha 1500 assistiti, di questi circa 500 pazienti si sono infettati di covid e tutti e 500 sono stati curati da questo medico, sono stati tutti visitati e tutti guariti, l’unico che è morto è stato un paziente ricoverato in ospedale per una ferita al piede, preso il covid in ospedale, curato in ospedale e morto. Questo medico pur non essendo vaccinato, ha visitato i suoi pazienti, rendendosi conto se avevano o meno una polmonite, curandoli e rischiando la propria vita.
Ma lei con questo medico sarebbe stata più severa.
Oppure un altro mio conoscente medico anche lui cosiddetto novax che ha seguito un mio caro amico a 1500 km. di distanza chiamandolo tutte le sere per sentire come stava, stando più di mezz’ora al telefono per sapere tutti i parametri e prescrivendo i medicinali, visto che il medico di base di questa persona, assolutamente sivax, dopo aver consigliato tachipirina e vigile attesa si era reso irreperibile. Ma anche con questo medico lei sarebbe stata più severa. Oppure un altro medico che conosco che sta curando, studiando a 360 gradi, quei suoi pazienti che lamentano, dopo il vaccino, gravissimi effetti collaterali (paralisi, bruciori agli arti, cecità da un occhio, problemi al cuore ecc.), tutti effetti chiaramente riportati in un documento confidenziale della Pfizer che un tribunale americano ha obbligato l’azienda a pubblicare e dove figurano più di un migliaio di effetti collaterali, anche molto gravi, riconducibili al loro vaccino. Pazienti, anche questi, completamente abbandonati e non curati dai propri medici.
Anche con questo medico lei sarebbe stata più severa.
Vorrei poi ricordarle che la Pfizer, per sua ammissione: 1) ha messo in commercio un vaccino che sapeva perfettamente non proteggere dai contagi (quindi ci si poteva contagiare sia trovandosi a contatto con un vaccinato infetto che con un non vaccinato infetto e qui cade tutta la logica del green pass); 2) ha messo in commercio un vaccino senza sperimentazione sulla cancerogenità (quindi senza sapere se può causare il cancro); 3) ha messo in commercio un vaccino senza sperimentazione sulla sua genotossicità (quindi senza sapere se possa provocare danni genetici visto oltretutto che è un vaccino genico); 4) ha messo in commercio un vaccino, pur raccomandandolo, senza sperimentazioni sulle donne in gravidanza e in allattamento (quindi senza sapere se ci possano essere eventuali danni al feto e al bambino); 5) ha messo in commercio un vaccino senza sperimentazione sui bambini, (quindi senza sapere gli eventuali danni sulle future generazioni).
Vede, mi dispiace anche dirlo, gentilissima senatrice,
ma queste sono pratiche che credevamo e speravamo fossero terminate nel secolo scorso, quando scienziati senza nessuno scrupolo somministravano farmaci solo per sperimentazioni aberranti. Mia cara senatrice è con questa gente che si spaccia per scienziati, ma che sono solo scienziati del male, che bisognerebbe essere più severi, molto più severi.
Gentile senatrice,
lei ha vissuto in passato sulla sua pelle qualcosa di terribile che la autorizza a ricordare, tenere vivo il ricordo di quelle efferate vicende, parlarne e farne partecipe più persone possibili per far sì che simili scelleratezze non si ripetano. Ne può e ne deve parlare perché fanno parte della sua esperienza. Ma prima di parlare di cose di cui non ha avuto esperienza, prima di dar giudizi su persone di cui non conosce l’operato, sui quali c’è solo da levarsi tanto di cappello e di cui sa qualcosa solo per aver sentito dire, deve pensarci bene perché, anche se in buona fede, può rischiare di dire delle cose non vere e delle emerite stupidaggini, cosa che fa dispiacere sentire in bocca a una persona come lei stimata da tutti. So che anche a questa lettera non risponderà, forse non la leggerà nemmeno, ma io non potevo esimermi da esprimerle la mia opinione.
Un caro Saluto – Enrica Martolini
(foto: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/894303)
Beatrice Bardelli, giornalista, vive a Pisa dove si è laureata alla Facoltà di Lettere in Lingua e Letteratura tedesca (indirizzo europeo). Iscritta all’O.d.g. della Toscana dal 1985, ha collaborato con numerose testate tra le quali Il Tirreno, Paese Sera, Il Secolo XIX, La Nazione e L’Unione Sarda. Si è occupata di cultura, spettacoli – teatro e cinema, ambiente, politica, società e salute. Dal 2000 attivamente impegnata nelle lotte dei vari movimenti e comitati a difesa dell’ambiente e della salute, dell’acqua pubblica e contro il nucleare, collabora con la Rete per la Costituzione.