di DIEGO ZUCCA da MOSCA – Metropolitana e trasporti, lo snellimento della burocrazia, robot per strada, una città proiettata nel futuro.
A volte mi hanno chiesto: “Ma in Russia avete la cassa nei negozi o avete ancora i pallottolieri?” oppure “Ma in casa avete la TV? A colori?”
Non so che idea abbia la gente della Russia, certo è un Paese con molte contraddizioni e talmente grande che è difficile fare paragoni tra Mosca e posti sperduti in Siberia.
A entrambe le domande rispondo con certezza. A Mosca, e in quasi tutta la Russia, ci sono le casse, che prendono le carte di credito e addirittura puoi pagare mettendo il telefono sul terminale. Però una volta, circa otto o nove anni fa, in una cittadina piccolissima vicino a Kargopol (nel nord del Paese), mi sono imbattuto in uno di questi fantomatici pallottolieri. La ragazza era molto abile a contare, mentre io ho pagato senza capire nulla.
Ci sono le TV? Sì, ci sono televisioni al plasma, grandissime, schermo piatto, alta definizione, addirittura cinema 4D o 5D. Tutto ultramoderno.
Questo antefatto per dire che la gente si immagina Mosca ancora come era negli anni ’80. L’evoluzione di questa città non conosce limiti. In tredici anni ho vissuto cambiamenti (in meglio) tecnologici, burocratici, edili, di trasporti. Una città che vive proiettata nel futuro e che cerca di migliorarsi costantemente.
Partiamo dal sistema della metropolitana. Credo sia la migliore del mondo in quanto a funzionalità (se la gioca con il Giappone), sicuramente lo è in quanto a bellezza, ogni stazione è un’opera d’arte. Nelle ore di punta passa un convoglio ogni trenta secondi circa (e incredibilmente sono sempre pieni). Nei momenti di calma ogni 2 minuti circa, la sera tardi ogni 5 minuti circa. La notte chiude per quattro ore. La rete era già perfetta, ma con l’ultimo sindaco si sono messi d’impegno per collegare tutta Mosca e anche le cittadine vicine a questa grandissima rete. Ogni anno aprono nuove stazioni, nuove linee e i convogli nuovi e silenziosi stanno sostituendo quelli vecchi e rumorosi.
Stessa cosa con i treni. In Russia c’è una bella distinzione tra treni veloci o interregionali (che chiamano poezd) e treni regionali (che chiamano elektrichka) che collegano i vari paesini. I treni regionali non hanno neanche il bagno (se c’è non l’ho mai visto) ma le distanze che coprono sono anche di oltre tre ore. Questi treni stanno però scomparendo, lasciando il posto a nuovi treni ultramoderni, molto confortevoli con prese USB per caricare gli smartphone durante il viaggio. E con il bagno. Una caratteristica dei treni a lunga percorrenza sono i vagoni letto. Ci sono i coupè (vagoni) con camere singole o quadruple, o c’è quella che chiamano plazcart. Lì siamo tutti insieme, uomini, donne, bambini su letti a castello senza divisorie. Ognuno, appena parte il treno, tira fuori da mangiare e il vagone si riempie di ogni tipo di profumo (non necessariamente buono). Però è un’esperienza che consiglio vivamente, si fa amicizia con tante persone, qualcuno ha sempre giochi di società. E dovete fare in fretta. Voci dicono che anche queste stiano sparendo per far posto ai coupè.
Anche per quanto riguarda gli autobus e i minibus (in russo marshrutka) è tutto cambiato. Questi minibus sono quasi del tutto spariti da Mosca (fuori ci sono ancora) e un po’ dispiace perché erano comode. Facevano lo stesso giro degli autobus che altrimenti erano troppo pieni. La cosa odiosa di questi minibus era il pagamento. Tutti entravano e chi si sedeva dietro all’autista doveva fare da cassiere, passando i soldi e distribuendo i resti a tutti gli altri passeggeri. Per me che soffro il mal d’auto era una tortura. Nei posti in fondo ho la nausea e in quelli in cima me la facevano venire toccandomi in continuazione la spalla per passare le monete.
Anche gli autobus sono supermoderni, elettronici e puoi vedere in diretta su un’applicazione tra quanto arriverà il tuo o se conviene prendere l’altro e poi fare un pezzo a piedi.
Un’altra cosa che ho avuto modo di apprezzare sono le bici e i monopattini elettrici a noleggio. Sono ovunque e il servizio è anche economico oltre che funzionale. Molto in voga anche il carsharing e il proprietario e inventore di questo servizio è un italiano. Sul cellulare cerchi e ti fa vedere dov’è l’auto più vicina a te. Paghi solo il servizio (davvero spiccioli al minuto), il resto (parcheggio, benzina) tutto spesato. Davvero comodo in una città come Mosca.
La burocrazia quando sono arrivato era nettamente più pesante. Fogli e scartoffie, documenti da scrivere con la stessa penna (non dello stesso colore, ma proprio la stessa, perché se cambia tonalità possono farti riscrivere quattro o cinque pagine di modulo). Ora si fa tutto tramite computer. Ci si iscrive, il giorno stesso si va e si ritira il documento. Tutto è snellito. Per i russi. Per gli stranieri resta ancora un bel po’ di burocrazia.
Anche l’evoluzione edile non conosce confini. Hanno buttato giù molti vecchi palazzi a cinque piani per costruire modernissimi palazzi a venticinque piani. Alle persone a cui viene buttata giù la casa, viene data una casa più grande o di egual misura. Se nella casa erano registrati due nuclei familiari, a seconda del caso, possono essere dati due appartamenti.
Gli enti pubblici tipo ospedali, poliambulatori, scuole, sono stati completamente ristrutturati nel giro degli ultimi cinque o sei anni, diventando delle strutture all’avanguardia, molto più grandi ed efficienti (almeno c’è la sensazione che i soldi che il governo stanzia per queste strutture vengano usati davvero).
Grazie a tutti questi cambiamenti, la città è sempre più moderna e proiettata verso il futuro, con centri commerciali supermoderni e grandissimi che sono apparsi come funghi negli ultimi anni.
Quindi, quando mi pongono quelle domande di cui parlavo all’inizio, dentro di me sorrido, pensando al cambiamento che ho visto con i miei occhi in tredici anni e che non accenna assolutamente a fermarsi.
A questo proposito stavo camminando per la strada, quando mi è passato accanto un cestino con le ruote e una bandierina con una lucina rossa. Era un robot di “Yandex” che portava la spesa (o altre cose, è chiuso ermeticamente e credo si apra con un codice) a casa delle persone. Sono sicuro che se lo avessi provato a prendere si sarebbe messo a suonare come un pazzo, ma non amo rischiare. Dopo poco ne ho visti passare altri tre. E ho pensato “altro che pallottoliere o TV di cartone”, qui siamo nel futuro.
(foto della metropolitana: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/744735 )

Diego Zucca è nato a Livorno nel 1978, vive e lavora a Mosca. Scrittore, l’ultimo suo libro (2020) pubblicato è “Spirali di follia”.