OPERA – Intervista a Chiara Isotton

di ANDREA CAMILLA MAMBRETTI – “Ho sempre trovato qualcosa di me stessa in tutte le eroine, ma quella che mi rispecchia meglio è Tosca”.

Il soprano Chiara Isotton. Diplomata presso il Conservatorio B. Marcello di Venezia, si è successivamente perfezionata sotto la guida di William Matteuzzi, Roberto Scandiuzzi, Regina Resnik, Raina Kabaivanska, Renato Bruson e Paolo De Napoli. Ha vinto importanti concorsi nazional e internazionali, in particolare il concorso di Spoleto (Teatro lirico Sperimentale) del 2013, dove ha debuttato nel ruolo di Tosca. Nello stesso anno è stata ammessa all’Accademia del Teatro alla Scala. Alla Scala ha interpretato ruoli all’interno della Lucia di Lammermoor, Rigoletto, I due Foscari, La Traviata, La cena delle beffe e Haensel und Gretel, solo per citarne alcuni. Ha cantato in altri prestigiosi teatri internazionali tra cui ricordiamo il Nagoya Opera Festival in Giappone. Andiamo a conoscerla!

Qual è stato il momento in cui hai detto “Voglio fare la cantante di lavoro”?

Mi sono innamorata dell’opera da bambina, vedendo alla televisione una “Tosca” con Domingo, Malfitano e Raimondi, e specialmente dopo aver assistito ad una rappresentazione di “Les Contes D’Hoffmann”. L’idea di poterlo fare di lavoro ha preso piede gradualmente, durante gli anni di Università/Conservatorio.

Hai avuto modo di collaborare con diversi artisti provenienti da diverse parti del mondo. C’è differenza, secondo te, tra l’approccio che hanno a questo mondo i cantanti lirici italiani rispetto ai cantanti di altra provenienza geografica?

Credo che ognuno di noi sia mosso da un comune amore nei confronti della Musica. Gli approcci di studio sono differenti anche fra gli italiani. La cosa fondamentale che fa la differenza per tutti, è la sete e curiosità di approfondire il più possibile quello che si va ad interpretare. La bellezza di questo lavoro
è che non ha confini di nessun genere e tipo.

Hai debuttato diverse volte al Teatro alla Scala, e l’ultima è stata proprio durante l’inaugurazione della stagione 2021/22 con Macbeth, a fianco ad Anna Netrebko. Che emozioni hai provato?

In realtà le ultime cose che ho fatto alla Scala sono il debutto come Maddalena in “Andrea Chénier” proprio in questi giorni e qualche mese fa una recita di “Fedora”. Le emozioni che si provano a salire su questo palcoscenico sono enormi e in più si sente una sorta di deferenza, di rispetto, di grande consapevolezza che qui si è fatta la Storia dell’Opera. Avere il privilegio di esibirsi su questo palcoscenico è immenso, e la responsabilità che si ha è altrettanto grande. Cantare poi il 7 dicembre è stato unico, si respira un’atmosfera veramente speciale! Quando ho sentito dalle quinte le note dell’Inno nazionale ho avuto la consapevolezza di essere parte di una serata veramente unica nel suo genere e ne sono veramente grata.

Al Metropolitan di New York sei passata in pochi minuti da cover a protagonista dell’opera Fedora. Ci puoi raccontare di più di questa esperienza? Come ti ha accolto il pubblico americano?

Una serata indimenticabile! E’ stato bellissimo. Ho preso parte a una produzione meravigliosa di Sir David McVicar diretta dall’insostituibile M° Marco Armiliato che mi aveva diretta nel medesimo titolo anche alla Scala. Diciamo che in serate così si viene travolti da un turbinio di sensazioni ed emozioni, ma la più grande è essere consapevoli di essere su uno dei palcoscenici più importanti del mondo attorniata da artisti meravigliosi che hanno permesso la situazione ideale per dare il meglio di me stessa. Devo
dire che in tutto questo il pubblico è stato fondamentale. In sala si respirava veramente un’energia preziosa!

Quali ruoli pensi continueranno ad essere presenti nel tuo repertorio? Quali invece entreranno a farne parte a breve? Quali saluterai?

Credo che per il momento non saluterò nessun ruolo, ma sarò felice di affrontarne di nuovi! Nei prossimi mesi mi attende il debutto come Margherita nel “Mefistofele” di Boito a Toulouse, Fiora in “Amore dei tre
re” alla Scala e il debutto come Minnie nella “Fanciulla del West” a Lyon. Non vedo l’ora!

Se dovessi descrivere Chiara Isotton raccontandoti solo attraverso le protagoniste d’opera che hai interpretato chi sceglieresti? Perché?

Finora ho sempre trovato qualcosa di me stessa in tutte le eroine che ho portato in scena. Quella che però mi rispecchia meglio è sicuramente Tosca, mi ci rivedo proprio!

Qual è il consiglio più utile che ti senti di dare ai giovani che si approcciano a questo lavoro? Qual è il consiglio che più ti è rimasto impresso che ti hanno dato?

Studiare e avere pazienza. Credo che la chiave per affrontare questa vita sia una grande e costante autocritica, una continua sete di miglioramento e il non aver fretta. Passi lenti, ma costanti, portano lontano! Il consiglio migliore che mi sia stato dato è che “la carriera si fa più con i no che con i sì”, ed è proprio vero. Saper riconoscere i ruoli giusti per la nostra vocalità e le tempistiche di debutto degli stessi è fondamentale.

Come si affrontano i momenti duri di questo mestiere?

Cerco di lavorare molto su me stessa, soprattutto per trovare un equilibrio nel mio privato. La cosa che trovo più difficile, a volte, è l’essere sempre lontana dagli affetti più veri. Ormai non conto i compleanni, gli auguri di Natale ecc fatti in videochiamata, ma so che chi mi vuol bene mi sostiene in tutto questo e comprende.

Com’è stata la ripresa lavorativamente parlando dopo il Covid-19?

Si è ripartiti con un rinnovato entusiasmo e sicuramente una consapevolezza diversa di questo lavoro. Ci siamo resi conto di quanto siamo fortunati a poter vivere della nostra Arte proprio quando non ci era più permesso farlo. Non dobbiamo dare nulla per scontato!

C’è qualcosa all’interno del mondo dell’opera lirica che ti piacerebbe migliorare?

I tempi delle prove. Purtroppo (soprattutto quando si tratta di riprese di spettacolo) i tempi sono ridotti all’osso, ma provare è vitale! Mi auguro che le istituzioni comprendano l’importanza di tutto questo. La qualità si costruisce giorno per giorno.

C’è una produzione che ti è rimasta nel cuore?

Spero di non risultare banale, ma tutte le produzioni lasciano qualcosa di scolpito dentro al mio cuore, quindi solitamente rispondo a questa domanda con “l’ultima portata in scena”! Ecco, forse le “prime volte” hanno un’aura unica e mi riferisco ai debutti sia di ruolo che debutti in nuovi teatri. Ecco, quelle produzioni sono contrassegnate nel mio intimo in stampatello.

Ho letto che pratichi yoga. Che benefici ha questo sport sul tuo corpo e sulla tua voce?

Sì, cerco di fare attività fisica e yoga per mantenere il mio corpo elastico e soprattutto per allenare il fiato. Ma credo che i benefici siano a 360°. Se si riesce ad avere uno stile di vita sano si è più forti ed energici.
Questi sono ingredienti indispensabili per stare bene!

Coltivi hobby particolari al di fuori del tuo lavoro?

Da buona bellunese amo andare a camminare in montagna, anche se ultimamente non riesco così spesso.

A che cosa non rinunceresti mai nella tua vita?

A scoprire ogni giorno una piccola meraviglia nel mondo che ci circonda.

Se puoi svelarceli, quali saranno i tuoi prossimi impegni?

A giugno debutterò il ruolo di Margherita nel “Mefistofele” a Toulouse, poi tornerò a vestire i panni di suor Angelica questa volta al New National Theater di Tokyo. Nel prossimo autunno sarò Fiora in “Amore dei Tre Re” alla Scala e per la prossima stagione mi attende il debutto come Minnie nella “Fanciulla del West” a Lione.

(foto: Chiara Scotton nella parte di Tosca – redazione toscanatoday)