Palazzo Maffei Verona

Palazzo Maffei a Verona riapre con oltre 2.000 mq.

di GIOVANNI VILLANI – È il dono alla propria città dell’industriale Luigi Carlon, proprietario della Index, da imprenditore a mecenate.

Dopo il silenzio causato dal Covid, Palazzomaffei ha riaperto i battenti, arricchito di altre otto stanze. Il museo situato in pieno centro di Verona, in piazza delle Erbe dove sorgeva l’antico foro romano, dispone ora di oltre 2 mila metri quadrati di superficie, con ventotto stanze ed oltre 500 opere esposte fra i capolavori della pittura e della cultura di tutte le epoche. È il dono alla propria città dell’industriale Luigi Carlon, noto imprenditore e proprietario della Index, leader mondiale nei materiali impermeabilizzanti, da poco ceduta alla multinazionale svizzera Sika (30 mila dipendenti con 7 miliardi di fatturato).

Palazzomaffei è oggi un museo in piena regola, situato in un palazzo nobiliare appartenuto alla famiglia Maffei: chi non ricorda lo Scipione, storico, drammaturgo, diplomatista, paleografo a cui si deve l’inaugurazione nel 1732 del Teatro Filarmonico affidato ad Antonio Vivaldi per il debutto della sua “Fida Ninfa” su libretto dello stesso Scipione? I grandi nomi non mancano sulle pareti di Palazzomaffei, dai dipinti novecenteschi di Umberto Boccioni, morto da militare proprio a Verona, a quelli di Pablo Picasso, Georges Braque, Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, René Magritte, Giorgio Morandi, Joan Mirò, Vasilji Kandinskij, Lucio Fontana, Alberto Burri, Andy Warhol, Marino Marini. Ma non mancano neppure i più famosi veronesi, dal trecento al settecento, con Altichiero, Liberale da Verona, i due Badile, Felice Brusasorzi, Gianbettino Cignaroli, Antonio Balestra, Marc’Antonio Bsssetti, fino alla “Veduta dell’Adige nei pressi di San Giorgio” di Gaspare Vanvitelli.

Non ricordavamo in Italia una pari munifica elargizione alla propria terra dai tempi di Riccardo Gualino, l’industriale biellese che fondò la Snia Viscosa, La Rumianca, la Lux Film italiana e francese, e che negli anni cinquanta regalò il museo personale alla Galleria Sabauda della sua Torino.

Luigi Carlon ha sempre confessato la sua grande passione per l’arte e il suo affetto per i giovani e più sconosciuti artisti, aiutati nei momenti più difficili della vita, come dover sbarcare il lunario fra mille problemi, prima di potersi affermare. Ma confessa pure di non aver mai inteso l’arte come un investimento. Nella sua grande abitazione di piazza Broilo, zona affiancata al duomo di Verona, le opere prima di pervenire a Palazzomaffei, giacevano accatastate alla meglio, “dappertutto dove capitava”, afferma lui, impossibilitate a trovare spazi espositivi sufficienti.  “Acquistavo tutto quello che mi piaceva, anche se ho dovuto rinunziare a qualche pezzo pregiato perché non me lo poteva permettere”. Ora a Palazzomaffei, location acquistata appositamente per collocarvi il museo, i dipinti sono invece ordinatamente esposti e illustrati alle pareti di un unico appartamento (ricopre tutto il piano nobile di Palazzo Maffei), grazie anche all’aiuto di qualche esperto del settore, da Gabriella Belli, ex direttrice del Mart di Rovereto e ora alla guida della Fondazione Musei Civici di Venezia, alla veronese Paola Marini che ha guidato le Gallerie dell’Accademia di Venezia, agli storici dell’arte Valerio Terraroli e Enrico Maria Guzzo.

La vita di Luigi Carlon (oggi ottantaduenne) può scorrere come un film di avventura. Da ex bancario, a girovago per il mondo, da imprenditore di successo a munifico mecenate: nella sua carriera non sono mai mancate le occasioni sensazionali, come quella di arrivare perfino a fare l’attore in piccole particine per alcuni film girati in Francia. Ha confessato ad un quotidiano della sua città che l’occasione si presentò quando un’amica di Parigi, proprietaria di una catena di boutique, gli fece conoscere l’attrice Mireille Darc (a quei tempi legata sentimentalmente ad Alain Delon). Fu l’occasione buona perché l’attrice risiedeva a Neuilly sur Seine, nello stesso palazzo in cui abitavano anche Johnny Hollyday e la consorte Sylvie Vartan che lo introdussero poi nel mondo dello spettacolo. Luigi Carlon recitò anche in uno sceneggiato Rai, “La tredicesima buca”, curato dal regista Aldo Lado e fece da modello nel 2012 per Prada. “Posai su iD, ha raccontato, una rivista che viene pubblicata a Londra, ritratto da Manuela Pavesi, la fotografa di Vogue.  

Ma l’abilità di Luigi Carlon doveva inevitabilmente sfociare nell’imprenditoria, quando da piccolo socio della Nord Bitumi decise di mettersi in proprio. Assieme ad alcuni amici studiò la possibilità di creare un nuovo brevetto di impermeabilizzazione, trattando il polipropilene del premio Nobel Giulio Natta, mescolato con il bitume distillato. Ne uscì un prodotto che resisteva alle temperature estreme, da meno 30 gradi a più di 150. Fu così che nel 1978 nacque a Castel d’Azzano (Verona) la Index diventata in seguito leader nella produzione di materiali impermeabilizzanti, azienda che esporta in 100 paesi con opere lasciate alla migliore ingegneria civile. A New York, con l’Empire State Building, in Malesia, le Petronas Towers di Kuala Lumpur, per continuare negli Emirati Arabi, a Place Vedome di Parigi, a Singapore, con lo Zenith Stadium di San Pietroburgo, con lo Johannesburg Stadium in Sud Africa, il Parco della Musica a Roma, il Mart di Rovereto, fino al Pont de Normandie che scavalca la Senna con una campata centrale, la più grande in Europa. Il nuovo prodotto finì per piacere ai grandi architetti, da Mario Botta e Ron Arad, così nel 1984 furono’ aperti stabilimenti anche nell’Arkansas a Little Rock e due anni dopo a Ube in Giappone. (Giovanni Villani)