PIETRASANTA – “Palea” alla Rocca di Sala

Alla Rocca l’installazione “Palea” (la paglia del cammino) di Eleonora Santanni, è stata creata dagli artigiani di Pietrasanta

“Palea” bei giardini terrazzati della Rocca di Sala. Sarà esposta nell’area accessibile e fruibile al pubblico, lungo il percorso che porta al complesso fortificato, l’installazione dell’artista pratese Eleonora Santanni. L’opera è stata realizzata in resina e bronzo da Francesco Mutti e Lorenzo Guiducci in uno dei più noti laboratori artigiani e Fonderie di Pietrasanta e ha visto un percorso di ideazione e progettazione molto articolato per la sua complessità.

L’installazione, patrocinata dal Comune di Pietrasanta, Fondazione Versiliana e di Fidapa BPW Italy Distretto Centro, sarà esposta fino al prossimo 5 novembre.

La Santanni è molto conosciuta per le installazioni site-specific del ciclo “Le Scapate” (2019-2020 a Prato, Firenze e Lucca) e “TUTTESCAPATE”(2020-2021 a Lucca e Prato) e per le sue opere di forte impatto sul tema della ferita (“Onda d’Urto” e “Fette di Limone” su www.eleonorasantanni.com) .

“Palea” viene esposta per la prima volta a Pietrasanta fino al 5 novembre. E’ stato scelto per la sua installazione un luogo che domina la Città di Pietrasanta, la Rocca Ghibellina di origine longobarda dal quale si ammira un fantastico panorama. E’ un punto di salita da cui quasi prendere il volo per andare lontano, un luogo “campestre” e leggero che ricrea l’habitat proprio di “Palea” (Palea,-ae s.f.  voce latina, paglia).

“Palea” nasce da una visione primordiale dell’io e del mondo, depurata dalle sovrastrutture della società moderna. L’artista vede nella semplicità di un soggetto apparentemente insignificante come la paglia, il simbolo del cammino per l’elaborazione del trauma individuale e sociale nel tempo post-pandemia, un cammino alla ricerca delle nostre radici, della perduta libertà. La paglia segna un cammino, il passaggio del tempo, delle stagioni. E’ al margine, delle strade, dei fiumi, dei campi, del viaggiare, è una sorta di sentinella della natura campestre, l’ultima a cadere. E’ un simbolo dicotomico, allo stesso modo fragile-sottile e tenace-mortifero. E’ il seme del gioco all’aria aperta, delle magliette colpite, delle passeggiate tra l’erba, dei primi amori. In sostanza fa riemergere l’inconscio collettivo e lancia una sfida all’immaginario dei ricordi di ognuno. Per Eleonora Santanni il seme acuto e pungente di “Palea”, ha una capacità evocativa intensa, esprime l’essenziale, la naturalità dell’esistenza, quasi nella sua forma primitiva.

Come esprime bene il Prof. Maurizio Vanni nella pubblicazione “Il tempo della Scapatura” di Eleonora Santanni (ed. Pacini 2021 p.18) “Nei lavori della Santanni tutto è chiaro e semplice…La sua può essere considerata un’indagine universale che, attraverso il mondo femminile, prende coscienza del fatto che noi siamo parte del Tutto e che il Tutto è parte di noi”.

L’arte, attraverso uno sforzo generativo, si interroga sui cicli della vita e della morte della Natura, sul suo rinnovarsi continuo, a partire da una semplice graminacea diffusa quasi ovunque sul globo terrestre. Ci rammenta come l’uomo e la donna sono parte di tanta potenza vitale, ma è solo un’illusione quella di governarla o modificarla. Sotteso l’invito a ripensare il nostro habitat, le nostre città a misura di natura perché noi siamo Natura. “Palea” perciò è in breve la scultura delle origini nella sua rappresentazione moderna.