di BEATRICE BARDELLI – Il licenziamento del giovane Simone Casella, delegato Filcams Cgil e la solidarietà dei consiglieri comunali.
Martedì 21 giugno, è finalmente approdato in Consiglio comunale il caso di Simone Casella, il giovane sindacalista pisano licenziato lo scorso dicembre dalla “Worsp”, la ditta che opera in appalto per la Regione Toscana e l’Azienda Ospedaliera con mansioni di guardiania presso gli ospedali della provincia di Pisa.
Un licenziamento decisamente politico come ha denunciato pubblicamente il Comitato che si è costituito mesi fa per il reintegro di Simone Casella, delegato Filcams Cgil, perché “è avvenuto dopo mesi di lotte sindacali all’interno di una vertenza che aveva alcuni obiettivi elementari come l’inquadramento nel contratto nazionale di riferimento, il rispetto delle normative a tutela della salute e sicurezza della forza lavoro”. Una vertenza che ha visto contrapposti i lavoratori e i sindacati alla azienda Worsp che solo dopo scioperi e iniziative varie “ha iniziato a riconoscere i giusti e legittimi inquadramenti contrattuali con l’intervento anche dell’Azienda Ospedaliera che ha riorganizzato le postazioni di guardianie dotandole di bagni e appositi spazi” come si legge nel volantino che i sostenitori del Comitato hanno distribuito nartedì pomeriggio davanti al Comune di Pisa durante l’ennesimo presidio di solidarietà a Simone.
E’ stato lui, infatti, che, sostenuto dai compagni di lavoro, ha fronteggiato la battaglia per ottenere dalla ditta “Worsp”, tramite previo accordo regionale con ESTAR, l’ente regionale supervisore dell’appalto, la trasformazione del “contratto di servizi fiduciari”, che è un contratto di portierato, vigente fino ad ottobre 2021, in contratto GPG (Guardie Particolari Giurate).
“Un salto di qualità importante perché siamo stati inquadrati nel contratto nazionale delle guardie giurate con conseguente aumento di stipendio che è passato dai 790 euro mensili all’attuale paga base di 1.050 euro. Tuttavia ci sono ancora alcuni aspetti dei quali vogliamo informare direttamente i Consiglieri comunali e il Sindaco – spiega Simone prima di salire in Consiglio comunale invitato dal consigliere di Diritti in Comune, Ciccio Auletta – . Gli appalti sono sovente costruiti con un costo del lavoro insufficiente, se si aprono vertenze importanti scattano le repressioni che culminano in licenziamenti e sospensioni. Molti dipendenti si sono licenziati, perdendo una sicura fonte di reddito, perché esasperati dalle condizioni di lavoro alle quali sono sottoposti. Purtroppo, l’azienda Worsp, sollecitata anche dalla Azienda Ospedaliera, non ha partecipato a ben due tavoli nei quali era stata chiamata per discutere in merito alle condizioni lavorative nell’appalto. Per questo abbiamo chiesto di essere ascoltati ed una piccola delegazione del Comitato sarà presente oggi al Consiglio Comunale”.
Una mossa che non farà certo piacere alla ditta Worsp che sfoggia sul suo sito internet un’immagine di sé molto accattivante: “L’Istituto di Vigilanza privata Worsp Security Group si occupa di sicurezza da oltre 28 anni, fornendo servizi di sicurezza e vigilanza per le imprese, le attività commerciali, gli enti e le abitazioni private. Da sempre investe nell’innovazione e nella tecnologia per offrire servizi di sicurezza realmente efficaci, garantiti ed al passo coi tempi. L’Istituto è dotato di una centrale operativa all’avanguardia H24, una struttura qualificata ed organizzata e si configura come azienda leader nel servizio di pronto intervento su allarme in Toscana, Liguria, Lazio ed Emilia Romagna”.
Ma perché Simone è stato licenziato?
“Una vertenza che porta all’aumento del costo del lavoro determina spesso l’inasprirsi delle relazioni sindacali e l’applicazione dei codici di comportamento con sanzioni anche per irrisorie mancanze – spiega il comunicato distribuito ieri dal Comitato per il reintegro di Simone Casella – . Simone è stato licenziato perché non è stato trovato al suo posto di lavoro. Era a poche centinaia di metri a prestare assistenza ad un collega che lo aveva chiamato anche in qualità di delegato sindacale”.
L’accusa
Chi sia stato a denunciare l’allontanamento di Simone dal suo “casottino” alias “luogo di lavoro” non è dato sapere. Certo è che erano le 23.30 quando Simone si è allontanato. Un orario che desta alcuni dubbi… Simone veniva controllato dall’Azienda? Se a questa domanda non c’è ancora una risposta, una risposta c’è a questa domanda: “per quale motivo Simone Casella aveva lasciato la sua postazione?”.
“Per andare ad aiutare un collega che si trovava nel parcheggio adiacente e che lo aveva chiamato per essere soccorso”, mi racconta Anna del Comitato per il reintegro di Simone Casella. Per questo collega, infatti, il “luogo di lavoro”, tanto sacro ed importante per l’Azienda era… la sua auto privata (!!!) dove stava morendo di freddo quella notte perché l’impianto di riscaldamento non funzionava più. Ergo: Simone è stato licenziato per essere accorso in aiuto di un collega che si stava assiderando. Anche nella sua veste di delegato sindacale attento, sempre pronto a denunciare le inumane condizioni di lavoro di un collega in difficoltà per mancanze attribuibili solo a inottemperanze dell’Azienda.
Una bella storia che non fa certo onore a chi ha deciso di usare il pugno di ferro per punire definitivamente Simone Casella per il suo “comportamento solidale”. Un comportamento che un’Azienda degli anni Duemila avrebbe dovuto, al contrario, premiare e far conoscere al mondo delle imprese. Questa si chiama “fidelizzazione”, il contrario di “punizione”.
Il Consiglio comunale
Martedì pomeriggio, la seduta del Consiglio comunale è stata interrotta per venti minuti per permettere ai capigruppo di tutti gli schieramenti politici di ascoltare la “storia” del licenziamento di Simone Casella e la lista di richieste relative al miglioramento delle condizioni lavorative nell’appalto. Dall’incontro, decisamente proficuo come ci ha riportato Simone e la delegazione del Comitato che lo ha accompagnato, è uscito l’impegno della stragrande maggioranza dei consiglieri comunali di affrontare nella prossima seduta, tra circa due settimane, l’intera problematica relativa al reintegro in azienda di Simone e rispondere alle richieste del Comitato per il miglioramento delle condizioni di lavoro nell’appalto facendo pressione sulla Aoup (Azienda ospedaliera universitaria pisana) per prendere posizione sul contratto integrativo provinciale.
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Beatrice Bardelli, giornalista, vive a Pisa dove si è laureata alla Facoltà di Lettere in Lingua e Letteratura tedesca (indirizzo europeo). Iscritta all’O.d.g. della Toscana dal 1985, ha collaborato con numerose testate tra le quali Il Tirreno, Paese Sera, Il Secolo XIX, La Nazione e L’Unione Sarda. Si è occupata di cultura, spettacoli – teatro e cinema, ambiente, politica, società e salute. Dal 2000 attivamente impegnata nelle lotte dei vari movimenti e comitati a difesa dell’ambiente e della salute, dell’acqua pubblica e contro il nucleare, collabora con la Rete per la Costituzione.