Quando comincia la fine? Gli appunti dimenticati sul comodino, il biglietto aereo abbandonato nella sala d’attesa, l’appuntamento rimandato, l’appello disertato.
Pochi giorni fa, alla fine dell’anno scolastico, i ragazzi mi hanno ricordato che proprio quando tutto sembra finito, allora tutto comincia. Probabilmente sono parole che hanno imparato a scuola ma dette da loro sembrano vere. Le ascolto e ringrazio, fanno al mio caso.
Qualche anno fa un caro amico, dopo aver perso improvvisamente la compagna, mi ha scritto Algo muere y todo se mueve. Quando (la morte) ha cominciato a infilarsi surrettiziamente nelle nostre vite? In verità non ne è mai uscita, nonostante il cielo stellato sia costantemente oscurato dalla “luna piena perenne”.
Ogni giorno muoiono miliardi di cellule, si staccano da noi come petali o foglie autunnali. La morte è la vita normale di un organismo pluricellulare. È l’apoptosi, ma non è l’unica morte. A differenza della necrosi non danneggia le cellule vicine ed è accompagnata dalla fuoriuscita di acqua. Sembrerebbe piuttosto il preludio di una nascita. La morte cellulare per apoptosi ci svela il grande mistero: si muore un po’ per poter vivere, come diceva Caterina Caselli. Cadono pinne, nascono dita. Muoiono per apoptosi tutti i neuroni che non sono riusciti a stabilire connessioni con i vicini. Una lettera dimenticata, un appuntamento rimandato, l’appello disertato. La vita dei neuroni si fa insieme. Malgrado sia programmata, l’apoptosi mi ispira fiducia. Mi piace il tesoro delle foglie morte, le zolle aperte, la terra ossigenata. E quando abbiamo detto tutto e non c’è più niente da fare, allora qualcosa si muove.
(foto: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/610790)

Andrea Appetitoè nato a Roma nel 1971 e insegna Filosofia e Storia in un liceo dei Castelli Romani. Scrittore con il romanzo “Tomàs” (2017), al quale segue “Vietato calpestare le rovine” (2019). Tra le sue opere “Cluster bomb” (2002), la partecipazione all’antologia di racconti su Roma “Allupa allupa” (2006), il testo teatrale “L’eredità” tradotto in portoghese e messo in scena a Rio de Janeiro (2006); ha realizzato con Christian Carmosino alcuni cortometraggi e il film-documentario “L’ora d’amore” (in concorso al III Festival Internazionale del Film di Roma, 2008), con Gianluca Solla ha scritto il breve saggio “Senza nome” (tradotto in spagnolo e pubblicato nell’edizione collettiva “Il impasse de lo politico, 2011); con Cosimo Calamini e Carmosino è autore della sceneggiatura “Emma e Maria” (finalista del Premio Solinas, 2014); è presente nell’antologia “Sorridi: siamo a Roma” (2016).