di ALESSANDRO GENNARI e PATRIZIA BEDORI – A scorrere i nomi del cartellone della Scala sembra di non essere in Italia
di ALESSANDRO GENNARI e PATRIZIA BEDORI
(Consiglieri comunali Movimento 5Stelle a Verona e Milano)
A scorrere i nomi del cartellone della Scala sembra di non essere in Italia. Quest’anno La Scala ha scelto di proporre un repertorio con solo 5 italiani su 24 artisti
In un momento come questo i teatri si dovrebbero occupare di tutelare e privilegiare gli artisti italiani che sono in ginocchio e invece La Scala anche in questo periodo buio ha scelto 19 artisti stranieri, grandi nomi non c’è che dire ma perché non aiutare gli artisti italiani? A quanto ammontano gli ingaggi? Quest’anno come non mai sarebbe stato auspicabile, se non indispensabile tutelare gli artisti italiani invece così non é stato. Non è nazionalismo ma buon senso. Ci saremmo aspettati atti di solidarietà soprattutto da parte dei grandi teatri che hanno visibilità e possono dare l’esempio. Peccato, è una occasione persa per aiutare gli artisti italiani a sopravvivere al tempo del covid, ma evidentemente in Italia più che aspettare Godot dobbiamo attendere iniziative private come quella di Fedez e Ferragni che hanno sicuramente più sensibilità. Grazie solo a loro. Purtroppo.
La prima del Teatro alla Scala rappresenta il sistema Opera Italiano nel mondo. Vedere esibirsi artisti per la maggioranza provenienti dall’estero significa non credere nei cantanti italiani. La città che dice? Lo Stato cosa dice? Perché in tutti i teatri del Paese è così da anni! Pandemia o meno, si ingaggiano star e si fanno i cartelloni preferendo stranieri agli italiani. Da Milano a Verona, passando per Firenze o Roma, la musica è italiana, le voci no! Ed oggi con il Paese in ginocchio, un po’ di sano nazionalismo culturale servirebbe a mostrare nel mondo quanto abbiamo da offrire.