UIM

Rally sull’acqua

di TOMMASO GARDELLA – I Big Boys sono dei veri e propri capolavori di ingegneri, tra Terminator e un simpatico colibrì.

Lo UIM Jetsprint Championship è un campionato (folle) di barche a motore nel quale i Jetboats (nome ufficiale deI motoscafi) vengono guidati da un equipaggio di due persone, il pilota (matto) e il navigatore (ancora più matto a fidarsi), che gareggiano individualmente contro il tempo attraverso una serie di canali, divisi da piccoli isolette, per cercare di staccare il miglior tempo in acqua che non superano il metro di altezza a velocità e forze G laterali folli.
Le piste sono costruite, tranne per la maggior parte che rimangono fisse, appositamente per gli spettatori che possono guardare a distanza ravvicinata questi mostri dell’acqua sfrecciare e sterzare in un “pista” (meglio dire canali d’ora in poi) che starebbe all’interno di un campo da rugby.

Lo sport è originario della Nuova Zelanda (si è esteso poi in Australia e Stati Uniti) ed è nato nel 1981 grazie a un gruppo di appassionati che decisero di unire la potenza e la follia, al genio e alla tecnica, ricavandone, forse senza neanche volerlo, un rally acquatico. Come il rally anche qui le potenze in gioco sono allucinanti, barbare se vogliamo. Ci sono quattro classi, Group B, LS Class, Group A e le Superboats, e in base a esse ci sono ovviamente potenze e pesi differenti. Noi ci concentreremo sulle più fighe ovviamente, le Superboats, ma per darvi un’idea tenete presente che le barche facenti parte della classe LS sviluppano non meno di 500cv. E sono le meno potenti, anche se le più innovative.

I Big Boys sono dei veri e propri capolavori di ingegneria e sembrano usciti da una notte brava tra Terminator e un simpatico colibrì. Per far capire l’andazzo una delle regole principali è quella di non consentire la costruzione di un motore troppo piccolo, per il resto liberi tutti: nessun paletto per la potenza, nessuna limitazione per la cilindrata e neanche per la capacità in litri. Concentrati in circa tre metri di lunghezza per poco più di un metro di larghezza e un peso irrisorio che oscilla intorno alla tonnellata, montano motori V8 derivanti dalle officine Chevrolet (in maggioranza), piuttosto che dalla Ford o Nissan, in grado di sviluppare dai 900 ai 1500cv e permettendo loro di fare uno 0-120 in poco meno di 2 secondi e di toccare forze G che oscillano tra i 5 e gli 8. Per darvi un metro di paragone le F1 odierne toccano i 5 o anche i 6 G, ma solo in determinate curva di determinate piste, o, alzando il tiro, Apollo 16 toccò i 7,9 G nella fase di rientro nella atmosfera terrestre.

Ecco, i piloti delle SuperBoats li toccano all’incirca una trentina di volte grazie alla tipologia dei canali, che costringono loro a sterzate secche e violente per timbrare il tempo più rapido (ed evitare di essere sbalzati su una delle isolette che sezionano il campo gara).

Come per le macchine anche qui è necessario trovare una forza contrastante che tenga incollate al pelo dell’acqua questi mostri. Per le vetture viene sfruttata l’aria, incanalata in percorsi definiti da alette aerodinamiche che generando downforce permettono alle vetture di avere più velocità in entrata e percorrenza di curva, per le SuperBoats invece, non troviamo dei deviatori di flusso (come i foil) ma viene utilizzata la forza dell’acqua, risucchiata direttamente dal canale mediante un aspiratore entrobordo ad un ritmo tale da svuotare una piscina olimpionica in pochi minuti. Sotto la barca, nella parte posteriore dello scafo, c’è un punto cavo dal quale viene aspirata l’acqua che andrà ad essere poi convogliata in una sezione tubolare dove si trovano due giranti. Queste hanno il compito di accelerare la velocità dell’acqua, sparandola contro a un deviatore che, insieme ad alette direzionali, ne indirizzerà la traiettoria permettendo alla barca di compiere sterzate micidiali.

E la parte più arriva adesso!
Come detto l’equipaggio è formato da due persone: il pilota matto e il navigatore ancora più matto. Volete sapere come vengono date le indicazione che rendono il matto, ancora più matto di quello ancora più matto? Con le mani. Si, con le mani. In sostanza, quando il navigatore segnala la rotta al pilota, lo fa semplicemente indicandogli con il movimento del polso, o del braccio intero, dove e quando deve sterzare. Come si fa a non apprezzare questo sport?