Palazzo di Giustizia, Torino

REGIO TORINO – Riprende il processo Ariosi-Graziosi

di ALDO BELLI – Riprende questa mattina l’udienza del processo sulla corruzione, nel silenzio generale e con un grande assente.

Il processo sulle tangenti al Teatro Regio di Torino riprende tra poche ore, e potrebbe essere un mezzogiorno di fuoco.

I riflettori sul primo imputato, l’ex sovrintendente William Graziosi, si sono spenti da mesi: il pericolo politico-giudiziario per la Casta, sul Teatro Regio, ormai è stato scongiurato con il seppellimento delle inconfessabili verità del disastro finanziario.

I riflettori sul Re dei Manager della Lirica, Alessandro Roberto Ariosi, invece, in verità non si sono mai spenti almeno guardando i cantanti e i direttori d’orchestra della sua agenzia scritturati dai Teatri italiani dal 25 novembre 2019 (data di iscrizione nel Registro degli Indagati) o dal 17 febbraio 2021 (data di conclusione delle indagini preliminari con richiesta di rinvio a giudizio). In pratica, potremmo dire che – così come Graziosi è stato condannato prima del processo dalla stampa sensibile alla Casta – Ariosi è stato già assolto prima del processo dal Sistema della Casta. In qualsiasi nazione di diritto anglosassone o germanico, un indagato per tangenti e posizione dominante sul mercato incontrerebbe qualche difficoltà nel continuare a “sottoscrivere” tranquillamente contratti con un Teatro di proprietà pubblica: in Italia non funziona così.

Il terzo imputato, Roberto Guenno, probabilmente deve ancora rinvenirsi sul motivo per il quale si troverà di nuovo questa mattina in un’aula del Tribunale di Torino: e comunque, può mettere un cero alla Madonna se non è stato precauzionalmente licenziato essendo dipendente del Teatro Regio – perché lo spirito comunista sulle precauzioni morali non transige: soprattutto, quando riguardano gli altri. Ancora non siamo riusciti a capire se Guenno chiamato dal nuovo sovrintendente Graziosi nel proprio staff – un diritto di selezione dei propri collaboratori previsto anche nello statuto delle Fondazioni Liriche – di quale concreto privilegio abbia goduto: ad esempio, se abbia beneficiato con Graziosi di uno stipendio superiore al precedente o ad un avanzamento di livello organico in barba alle norme e ai regolamenti del personale dipendente. Il punto rimane fondamentale. Ci piacerebbe che i legali del signor Guenno togliessero questo dubbio alle migliaia di lettori che hanno seguito in questi mesi i nostri articoli. Ciò che è noto negli ambienti, è che Guenno ha cercato di fare il sindacalista al Teatro Regio per molti anni, ma sempre dalla parte sbagliata: c’è voluto forse un avviso di garanzia per capire che in Italia i sindacalisti prima dei lavoratori devono difendere il sindacato, e di sindacati con la esse maiuscola che comandano a Torino ce n’è solo uno. Lo stesso che negli ultimi dieci anni ha coperto il buco stramilionario del Teatro Regio e le delibere illegittime della Giunta Fassino – non sono io a dirlo, ma il Ministero delle Finanze della Repubblica Italiana.

Ariosi è imputato “per il delitto p. e p. dagli art. 81 cpv, 321 c.p. in relazione all’art. 319 c.p. perché nella sua veste di agente teatrale della EVOC s.a.g.l. e ARIOSI Managment s.a.g.l (società con sede in Svizzera) consegnava a Graziosi, nella sua veste, dapprima, di legale rappresentante della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi e successivamente, a far data da maggio 2018, di Sovrintendente della Fondazione Teatro Regio di Torino, somme di denaro in contanti o erogate con bonifico per ricompensarlo di aver compiuto un atto contrario ai suoi doveri d’ufficio, ovvero per aver sollecitato la direzione artistica di tali due teatri e anche di altri allo stato non identificati, a scritturare prevalentemente artisti affiliati alle sue due agenzie, così determinando che il compenso spettante agli artisti per gli spettacoli a cui avevano preso parte, non venisse loro corrisposto direttamente e per intero dal Teatro, ma in misura inferiore dalle suddette agenzie, che trattenevano la differenza spartendola con il Graziosi”. Il reato sarebbe stato commesso in luogo sconosciuto a partire dal 10.05.2014.

Se sconosciuto è il luogo, conosciuti sarebbero, invece, le cifre e gli importi delle consistenti elargizioni di euro che gli inquirenti ritengono transitate da Ariosi a Graziosi. Sono indicati riga per riga nella richiesta di rogatoria internazionale presentata dal sostituto procuratore della Repubblica di Torino il 28 luglio 2020: non ci è dato sapere se da via Pretorio 16 Lugano, sede del Ministero Pubblico della Confederazione Svizzera, sia pervenuta una risposta dopo oltre un anno. Ariosi, al di la delle inevitabili invidie che si portano appresso tutti i maggiori, è riconosciuto internazionalmente come un vero professionista nel mondo della Lirica, e prova ne è la qualità degli artisti che si sono affidati alla sua agenzia: perché, dunque, lasciare in sospeso nelle mani di un giudice straniero una partita come questa che impatta sul suo onore e la sua professionalità? Sarebbe anche un gesto di rispetto verso l’Italia, considerando pure che è l’Italia il suo principale datore di lavoro mentre la sua società ha sede in Svizzera.

Graziosi sostiene che di questi soldi non sa niente, e a quanto pare non ci sarebbe traccia documentata del loro arrivo sui suoi conti correnti (tranne un caso a fronte del quale risulterebbe emessa una fattura per servizi). La Guardia di Finanza dalla quantità di informazioni e documentazione raccolta ha concluso che Graziosi e Ariosi erano “strettamente legati” fino alla realizzazione di “un negozio giuridico occulto”. Sui conti di Graziosi, tuttavia, degli effetti fraudolenti di questo accordo occulto non c’è traccia. Per altro, poiché si attribuisce come prova dell’inciucio al Teatro Regio il numero dei contratti che in modo fraudolento Graziosi avrebbe sottoscritto con artisti dell’agenzia Ariosi, sarebbe quanto mai opportuno: a) rendere pubblico l’elenco dei contratti firmati da Graziosi durante la sua sovrintendenza; b) conoscere se il sindaco Appendino e l’assessore alla Cultura Leon erano a conoscenza, ovvero informate, sulla formazione dei cast del Teatro Regio. Anticipo, che lo faremo noi nei prossimi giorni.

Paradossalmente, stanti così le cose, il cerino rimarrebbe in mano solo ad Ariosi. Infatti, se Ariosi ha spartito illegalmente dei denari con Graziosi – come sostiene il pubblico ministero – dei quali non si rinviene traccia di destinazione – come sostiene Graziosi e risulterebbe dalle indagini – nei files contenuti nel Pc e in un MacBook “in uso ad Alessandro Ariosi e a…. ” della sua agenzia, gli importi ed il nome di Graziosi, tuttavia, la Guardia di Finanza li ha trovati: quelli, riga per riga, trasmessi al Ministero Pubblico di Lugano. Per cui il giallo potrebbe risolversi assai più facilmente del previsto: come e dove e a chi sono finiti i movimenti finanziari di Ariosi acquisiti dalla Guarda di Finanza durante la perquisizione del 28 maggio 2020?

Al contempo, è impossibile non registrare con amarezza il Grande Assente di questa vicenda a distanza di due anni: l’interesse dello Stato e il diritto dell’opinione pubblica di vedere sul banco degli imputati a rispondere delle proprie azioni quanti hanno concorso al disastro finanziario del Teatro Regio, facendo pagare oltre dieci milioni di euro ai cittadini italiani.

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