Care Sardine, occorre un salto di qualità per evitate di fare la fine dei pesci in barile, e per cambiare gli equilibri politici italiani
L’ultima espressione del nuovo immaginario simbolico, questa volta ispirato alla fauna ittica, è un movimento con elementi comuni al M5S, ma che si differenzia sull’anti-politica: le Sardine, emerso quasi dal nulla e diffusosi repentinamente nelle piazze di tutta Italia, esprime un ritrovato orizzonte di principi costituenti, antipopulisti (contro l’intolleranza, il razzismo, il sovranismo identitario e egoista), richiamandosi ai principi antifascisti della Costituzione che sembravano rimossi, dimenticati, fraintesi e mistificati, espressi nella connessione sentimentale di Bella ciao, canzone ormai divenuta inno internazionale dei movimenti di contestazione e di liberazione in mezzo mondo (da Gezi Park a Istambul in Turchia, a Parigi contro il terrorismo, alle donne kurde che resistono contro la barbarie dell’ISIS in mille altri luoghi impensabili…) e cantata pure in chiesa da Don Biancalani – il prete pistoiese che accogli nella sua chiesa i migranti – con somma indignazione di Salvini e Meloni, i quali possono l’uno brandire il rosario e appellarsi alla Madonna del Sacro Cuore senza alcuna vergogna, l’altra dichiararsi cristiana ogni tre parole.
Le Sardine sostengono di essere scese in piazza per difendere la Costituzione, un bene comune preziosissimo troppo spesso messa sotto attacco con irresponsabile superficialità.
Ad esempio, è stato paradossale ascoltare il Salvini della Lega post-secessionista e neo-nazionalista fare riferimento da Ministro dell’Interno alla Costituzione citando l’articolo 52 (“La difesa della Patria è sacro dovere ”) per lasciare in mare centinaia di persone fino allo stremo per contrastare organizzazioni umanitarie, o la Meloni fare appello strumentalmente al parlamentarismo, mentre si richiama esplicitamente al fascismo antidemocratico.
Di riforme costituzionali ce ne sono state molte, nel corso dei più di settant’anni della Repubblica: varie progressive, altre richieste dai trattati internazionali europei, come l’introduzione del pareggio di bilancio nell’articolo 81, fonte delle politiche di austerità antipopolari. Vi sono stati inoltre tentativi di manipolare la Costituzione: nel 2006 da Berlusconi con l’appoggio dell’allora Lega Nord, che avrebbe diviso il paese e rafforzato i poteri dell’esecutivo; dieci anni dopo da Renzi che avrebbe eliminato il Senato e l e Province stravolgendo i delicato equilibri di controllo democratici. Entrambi persero: nonostante ciò, Renzi continua con straordinaria faccia tosta a imperversare, proponendosi come il perfetto candidato del fronte dei “moderati”, con tanto di finanziamenti occulti al progetto neo-centrista Italia Viva.
Ho richiamato questi episodi per evidenziare che la Carta Costituzionale, ai cui principi la stragrande maggioranza delle cittadine e dei cittadini italiani sono sinceramente e profondamente attaccati (anche se qualcuno strumentalmente), è il vero profilo dell’identità nazionale. A differenza di fenomeni anomali e pervasi di furore anti-sistemico come il M5S, il Movimento delle Sardine presenta l’importante novità del richiamo all’antifascismo come principio costituzionale, mentre sempre più spesso (anche nel M5S, non solo nella Lega) si dichiara superata la contrapposizione fascismo-antifascismo. Quello delle Sardine è un movimento civile in cui ravviso alcuni punti di similitudine con l’altro espressione dei questi tempi, il Fridays For Future, per le dinamiche di piazza: quest’ultimo è un movimento transnazionale, di adolescenti mobilitati sul tema specifico del clima, mentre quello delle Sardine, pur composto prevalentemente da giovani, è legato a tematiche prioritariamente nazionali, e basato su un sentimento nettamente anti-razzista e anti-fascista contrapposto al sovranismo populista identitario.
Tuttavia, per diventare un fattore in grado di cambiare gli equilibri politici italiani – oscillanti tra moderatismo liberista e populismo sovranista – occorrerebbe che le Sardine, da movimento civile, acquisissero una maggiore fisionomia politica, superando l’ormai stucchevole retorica del “né di destra né di sinistra”: sarebbe bene che venissero individuate questioni “concrete” come il lavoro, la sicurezza, il modello sociale da cui elaborare punti programmatici e proposte precise. Ad esempio, sarebbe l’ora di chiedere il ritiro dei decreti sicurezza salviniani, che tutt’ora l’esecutivo in salsa rosa M5S-PD-SInistraItaliana mantiene e applica. O magari rimettere in discussione l’impianto iper-liberista della legislazione sul lavoro come il Jobs Act, che ha distrutto i diritti di lavoratori e lavoratrici senza risolvere minimamente il cancro del precariato.
Care Sardine, occorre un salto di qualità per evitate di fare la fine dei pesci in barile!
Giovanni Bruno è nato a Pisa nel 1961, dove insegna Filosofia e Storia al liceo scientifico Filippo Buonarroti. Laureato nel 1987 in Filosofia Morale con il prof. Barale e il prof. Amoroso. Ha pubblicato la raccolta di racconti “L’incognita passione” e “Filosofia per contemporanei. Dieci lezioni propedeutiche” (2018). Attivista nei movimenti sulla scuola, per la difesa dei diritti umani, contro la guerra, fa parte del sindacato Cobas ed è dirigente toscano di Rifondazione Comunista. La musica rock è la sua passione incurabile, è membro di uno dei più longevi gruppi sulla scena neo-psichedelica pisana The Strange Flowers. Con Flaviana Sortino, compagna di vita, ha avuto due figli: Luciano ed Emiliano.