STAZZEMA – Il ricordo di Enrico Pieri

Testimone della strage del 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema. Il messaggio del Comune di Stazzema in questo messaggio

Ci ha lasciato, dopo una breve malattia, Enrico Pieri, testimone della strage del 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema, Presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna.

Il Sindaco di Stazzema Maurizio Verona, la Giunta, il Parco nazionale della pace, il Museo storico di Sant’Anna esprimono un profondo dolore e si stringono alla famiglia, alla moglie Fiorenza e al figlio Massimo, nel cordoglio.

Enrico è stato un testimone, ma è stato molto di più.

E’ stato un uomo che con il suo operato, nel silenzio delle sue amate montagne, ha saputo essere simbolo di un luogo, di un pensiero, di un futuro possibile. Un futuro chiaro nella sua mente, perché chiara era la sua visione di un’Europa forte, stabile, antifascista, un’Europa più umana, di pace e dialogo fra i popoli, di solidarietà fra le persone. Non poteva esserci strada diversa per Enrico, nessuna alternativa era possibile per chi come lui aveva vissuto i drammi delle guerre.

Aveva 10 anni, Enrico, quel 12 agosto 1944 quando, nascosto nel sottoscala di casa, assistette al massacro di tutta la sua famiglia per mano dei nazifascisti. “E da quello spettacolo osceno, che nessun bambino dovrebbe mai nemmeno immaginare, è proseguita una vita fatta di lavoro, di impegno, di coerenza, di insegnamento.

“Ero rimasto solo, ho perso tutta la mia famiglia” – Così cominciava il racconto della sua vita, davanti agli sguardi commossi delle migliaia di giovani e adulti che hanno avuto il privilegio di poter ascoltare le sue parole a Sant’Anna di Stazzema – “della mamma non ricordo la voce”, diceva, quasi a farsene una colpa.

Ricordava la fame e le tessere annonarie per i generi alimentari. Ricordava le secchie di rame che utilizzava per andare a prendere l’acqua, ricordava la sua scuola, dove si andava con un pezzo di legno portato da casa per riscaldarsi. Quella scuola dove il fascismo li portava, bambini, ad inneggiare al Duce e al Re, “Vinceremo, Vinceremo, Vinceremo”. Quella scuola che oggi è il Museo che ricorda la strage e porta avanti quotidianamente attività di educazione alla libertà e alla democrazia.

 “Per tutta la vita la notte ho sognato che dovevo sempre fuggire, ero inseguito. Avevo un rifugio, dove andavo a pascolare le pecore. Lo usavo per nascondermi, come nel sottoscala. E mi svegliavo”. Ma Enrico non è fuggito. La vita lo ha portato a lavorare ed impegnarsi in Svizzera, per 35 anni, dove ha cresciuto il suo unico figlio, Massimo. Una volta tornato in Italia, non si è mai stancato di testimoniare, di mantenere la memoria di quello che era successo.  Le sue parole, il suo racconto, sono state un esempio limpido di quanto valore civile e prescrittivo possa assumere la memoria, soprattutto per i più giovani. Enrico era in grado, nel suo racconto, di metterci dentro un’intera esistenza, di trasmetterla attraverso l’emozione, a rendere il passato presente, il ricordo un vissuto. Aveva un effetto fortissimo su chi l’ascoltava, non solo a recepire gli insegnamenti del passato, ma una spinta ad agire, a raccogliere il suo testimone, a farsi testimoni delle sue parole.

Il sindaco Verona

“Ma Enrico sapeva parlare con la stessa forza anche del presente – ricorda Maurizio Verona – Sindaco di Stazzema e Presidente del Parco nazionale della pace – A Sant’Anna e negli altri luoghi della memoria si è scritta la Costituzione, si è fondata l’Europa, diceva. Esprimeva tutta la sua preoccupazione per la rinascita dei nazionalismi in Europa, per una politica che troppo spesso si fa populista, che non sa opporsi con decisione a rigurgiti fascisti, che dimentica lo spirito liberale e democratico con cui è stata scritta la Costituzione. Enrico Pieri è stato per tutti noi un insegnamento, un vivo esempio di come, soprattutto oggi, i valori democratici ed antifascisti possano e debbano guidare la vita ed il pensiero degli uomini. Ci sentiamo tutti più soli, ha lasciato un vuoto incolmabile”.

Mai nel suo racconto una parola di odio, nemmeno verso gli uomini che compirono quei massacri. L’orrore stava nell’ideologia, in quel pensiero malato che contagiò milioni di persone. Da Enrico solo messaggi di solidarietà e riconciliazione. Commovente fu l’abbraccio con l’allora Presidente della Repubblica Napolitano, al Sacrario di Sant’Anna. Enrico fu artefice di quell’incontro storico, nel quale i Presidenti della Repubblica di Italia e Germania resero omaggio alle vittime della strage.

Molti e importanti sono stati i riconoscimenti pubblici alla sua testimonianza e al suo impegno ad educare “cittadini consapevoli”.

Nel 2011 il Parlamento europeo gli aveva riconosciuto il premio quale Cittadino europeo. dell’anno.  Nel 2020 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania, insieme a Enio Mancini. Nello stesso anno ha ricevuto il riconoscimento dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per l’impegno, di tutta una vita, a favore della tutela della memoria, della diffusione della conoscenza storica e della difesa dei principi alla base della convivenza democratica”.

Ma i riconoscimenti più belli Enrico li ha certamente ricevuti dai giovani, dai tantissimi ragazzi a cui voleva ostinatamente parlare. Se una scuola saliva a Sant’Anna, Enrico lasciava il suo lavoro nei campi, nel suo uliveto, e saliva, instancabile, con la sua ape. E parlava, con la voce spezzata ancora una volta dall’emozione, e ricordava, e spronava, metteva in guardia dalle ideologie e dai nazionalismi.

Per questo Enrico resterà sempre vivo, nella memoria e nei pensieri di tantissime persone. Quello che lascia a tutti noi, come i tanti testimoni di quel periodo, è un grande patrimonio. Adesso tocca a noi, cittadini consapevoli, trovare i modi giusti per non disperderlo.

Grazie Enrico per quello che ci hai dato e per quello che continuerai a dare.

(Foto: https://pixabay.com/it/photos/crisantemo-fiore-impianto-petali-1332994/)