di BEATRICE BARDELLI – I dati del recente convegno scientifico “Vivere in salute” illustrati dal dottor Eugenio Serravalle.
Si è svolto recentemente a Pisa, nell’auditorium del CNR, un convegno scientifico dal titolo “Vivere in salute. Promuovere la salute e il benessere. Prevenire le malattie croniche e l’invecchiamento precoce. Aiutare a ristabilire lo stato di salute nelle persone colpite da patologie associate a scorretti stili di vita”.
Il convegno, organizzato dall’associazione AsSIS (Associazione di Studi e Informazione sulla Salute), ha avuto un enorme successo di pubblico non solo per l’intervento puntualmente scientifico del dottor Eugenio Serravalle, pediatra, presidente nazionale di AsSIS, che è intervenuto sugli errati stili di vita del bambini di oggi, ma, soprattutto, per l’eccezionale presenza del dottor Franco Berrino, noto e rispettato nella comunità scientifica come scienziato ed epidemiologo, già direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dal 1975 al 2015, oltre che firma prestigiosa del Corriere della Sera.
Un convegno che ha avuto l’inaspettata fortuna di sfondare sulle prime pagine dei giornali grazie alla risonanza nazionale che gli ha offerto, senz’altro involontariamente, un volto mediatico tra i più noti a livello televisivo, quello del professor Roberto Burioni.
Burioni o Borioni?
Si dovrebbe chiamare “Borioni”, data la gran boria chi si dà su ogni mezzo di comunicazione ergendosi a censore di chi non condivide le sue granitiche sicurezze, il professor Roberto Burioni, noto al grande pubblico televisivo per aver sempre sostenuto con fervore l’efficacia e la sicurezza del vaccini antiCovid. Nonostante che stiano emergendo, giorno dopo giorno, documenti e testimonianze che lasciano sgomenti per la superficialità con cui si sono costrette intere generazioni a sottoporsi all’inoculo di un siero per niente sicuro ed efficace.
La riprova
Ce l’ha data recentemente il colosso farmaceutico anglo svedese, Astrazeneca, che è stato costretto a ritirare dal mercato mondiale il proprio vaccino Vaxzevria. Una decisione decisamente tardiva che lascia sbigottiti perché, già dal 2020, l’azienda farmaceutica sapeva che il suo vaccino poteva dare effetti avversi anche gravissimi. E questo molto prima che venisse autorizzata da EMA e AIFA per gli over 18 a fine gennaio 2021. E’ notizia recente che proprio durante il trial, nel novembre 2020, una insegnante statunitense, Brianne “Bri” Dressen, che si era offerta volontaria per lo studio clinico del vaccino, subito dopo la prima dose era stata colpita da parestesia che l’ha resa per sempre disabile e incapace di lavorare.
Il giudice Burioni
Nonostante l’evidenza dei fatti ovvero che da più parti si stanno raccogliendo dati sempre più allarmanti di effetti avversi gravi e/o gravissimi di chi si è sottoposto con fiducia all’inoculazione obbligatoria del vaccino antiCovid, il professor Burioni ha usato un social diffusissimo come Facebook per criticare fortemente il CNR di Pisa per avere ospitato un convegno organizzato da una “associazione critica sui vaccini”. Commentando da giudice severo: “Sto pensando che se anche il CNR passa dalla parte dell’antiscienza, opporsi diventa inutile”. A cui ha poi aggiunto: “Complimenti al CNR di Pisa (ente statale finanziato con i soldi delle nostre tasse) per ospitare un convegno così prestigioso (andate a vedere cos’è AsSIS). Applauso a scena aperta”.
Un caso mediatico
Immediate sono state le repliche da parte sia del dottor Eugenio Serravalle che dello stesso CNR di Pisa nella persona del presidente dell’Area di ricerca, Fabio Recchia che sono state riportate dai giornali nazionali e che vale la pena leggere per intero. Perché l’attacco di Burioni è stato uno scivolone che macchierà la sua reputazione mettendolo in ridicolo in quanto durante il convegno neppure la sola parola “vaccino” è stata mai pronunciata dai relatori.
L’intervento del dottor Serravalle
Come sua consuetudine Serravalle ha aperto il convegno dichiarando pubblicamente di “non essere in alcuna situazione, anche potenziale, di conflitto di interesse” poi ha concentrato il suo intervento sugli “Stili di vita”, in particolare su quelli dei bambini di oggi. “Gli Stili di vita sono quei comportamenti che gli individui assumono nella quotidianità e che incidono in modo significativo sulla salute, non tanto intesa quale “assenza di malattia” quanto come qualità della vita e di benessere percepito – ha esordito Serravalle – che riguardano, ad esempio, l’alimentazione, l’attività fisica, l’abitudine al fumo e il consumo di alcolici. I fattori che influenzano gli stili di vita delle persone sono diversi: ambientali, sociali e culturali, economici individuali”. Poi ha riferito i dati più recenti raccolti dai documenti pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità. Dati preoccupanti non solo per l’Italia ma per tutta la Regione europea dell’OMS dove sovrappeso e obesità sono tra le principali cause di morte e disabilità. “Stime recenti – ha detto Serravalle – suggeriscono che causano più di 1,2 milioni di decessi all’anno (oltre il 13% della mortalità totale nella Regione). Inoltre, quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto da obesità. L’Italia, che partecipa all’iniziativa della Regione Europea dell’OMS “Childhood Obesity Surveillance Initiative”, risulta tra le nazioni con i valori più elevati di eccesso ponderale”.
Dati allarmanti
1 bambino obeso su 20 ha la glicemia alta, condizione definita di pre-diabete, un’alterazione del metabolismo del glucosio che può ancora regredire. Più del 30% dei bambini obesi ha trigliceridi e colesterolo elevati rispetto ai valori di normalità, con rischi di sindrome metabolica e arteriosclerosi; più del 30% dei bambini obesi ha grasso accumulato nel fegato, un danno epatico iniziale che può progredire e peggiorare nel tempo; più del 10% dei bambini obesi ha valori pressori superiori alla norma. “I dati sull’eccesso ponderale e sul monitoraggio degli stili di vita – ha precisato Serravalle – sono raccolti tramite i sistemi di sorveglianza di popolazione relativi a varie fasce di età che sono riconosciuti a livello nazionale (DPCM, GU 12 maggio 2017) e internazionale: Sorveglianza bambini 0-2 anni; OKkio alla SALUTE bambini di 8-9 anni; HBSC adolescenti 11-15 anni”.
Nel 2019 il 20,4% dei bambini di 8-9 anni è risultato in sovrappeso, il 9,4% obeso, di cui il 2,4% gravemente obeso. Nelle Regioni del Sud si trovano valori più elevati di eccesso ponderale in entrambi i generi. Le Regioni del Sud Italia, e in parte quelle del Centro, mostrano prevalenze al di sopra della media nazionale. “Lo stato ponderale dei bambini è correlato a quello dei genitori, al livello di istruzione dei genitori, tanto che all’aumentare del grado di istruzione dei genitori diminuisce la quota di figli in eccesso ponderale, alla situazione economica della famiglia ed anche al tipo di parto – ha riferito Serravalle – . Nel 2022 il 31,0% dei parti è avvenuto con taglio cesareo, con notevoli differenze regionali e in base al luogo del parto: 44,5% in case di cura accreditate ed il 29,3% in ospedali pubblici.
Allattamento al seno e per molti mesi
Quello al seno materno è sostenuto fortemente da OMS e UNICEF che raccomandano di allattare in modo esclusivo fino ai 6 mesi di età e, se desiderato da mamma e bambino, fino ai 2 anni e oltre, introducendo gradualmente dei cibi complementari. Purtroppo il 13% dei bambini non è mai stato allattato ma anche la durata dell’allattamento al seno non è soddisfacente per la futura salute del neonato. A 2-3 mesi di vita risulta allattato in modo esclusivo il 47% dei bambini, a 4-5 mesi il 30%. “Invece – ha riferito Serravalle – se non riceve prescrizioni dannose su orari e dosi del latte, se il bambino si attacca correttamente al seno, se la madre sta accanto al proprio bambino, se la si fa riposare, se la si sostiene, se non se ne intacca l’autostima e la serenità, ogni mamma può allattare salvo limitati casi per patologie croniche”.
Il corretto divezzamento
“I bambini amano i gusti che hanno assaggiato nel primo anno di vita. Se la mamma dà loro zucchero ameranno succhi zuccherati e cereali molto zuccherati – ha detto Serravalle che ha poi riferito i dati dell’Istituto Superiore di Sanità sulle errate abitudini alimentari. Per più di 3 giorni a settimana il 48% dei bambini consuma spuntini dolci (merendine, caramelle) ed il 9% dei bambini consuma snack salati (patatine, arachidi). Inoltre, più del 25% dei bambini consuma quotidianamente bibite zuccherate e/o gassate mentre il 24% dei bambini non consuma frutta e verdura ogni giorno ed addirittura il 6% non mangia mai verdura. Per quanto riguarda gli adolescenti circa 1/3 dei maschi e delle femmine mangiano frutta una volta al giorno mentre meno di 1/3 dei maschi e poco più delle femmine mangiano verdura una volta al giorno. Per quanto riguarda i legumi il 23% dei bambini li mangia meno di una volta a settimana mentre il 15% non li consuma affatto.
Sonno e movimento
“Lo stato ponderale dei bambini è correlato alle ore di sonno – ha riferito Serravalle – ed è stato accertato che la percentuale di bambini in sovrappeso o obesi è maggiore nei bambini che dormono meno ore”. Per quanto riguarda il movimento fisico risulta che la metà dei maschi e più del 70% delle femmine fa meno dei 60 minuti al giorno dell’attività motoria moderata-intensa raccomandata dall’OMS ed addirittura Il 20% dei bambini, nel giorno precedente l’indagine, non aveva svolto attività sportiva strutturata e/o giocato all’aperto. E’ risultato, inoltre, che il 20% di bambini non pratica mai attività fisica strutturata durante la settimana. Per quanto riguarda gli adolescenti il 40% dei maschi e fino al 60% delle femmine non svolge attività fisica intensa raccomandata dall’OMS.
Comportamenti
I dati dell’ISS riportati dal dottor Serravalle rivelano che il 43% dei bambini ha la TV nella propria camera e che il 44% di loro trascorre più di 2 ore al giorno davanti a TV, videogiochi, tablet, cellulari. Addirittura il 22% dei lattanti di 2-5 mesi passa del tempo davanti a TV, computer, tablet o telefoni cellulari mentre Il 58% dei bambini di 11-15 mesi passa da uno a 3 ore al giorno davanti agli schermi. In pratica, fino al 60% dei maschi e fino al 70% delle femmine passano più di 2 ore al giorno su cellulare/PC/tablet/videogiochi (Abitudini ovviamente errate ma di cui non sono certo colpevoli né i bambini né tantomeno i lattanti in quanto comportamenti subiti passivamente e imposti dagli adulti, n.d.r).
Fumo
Nonostante la legge italiana vieti l’acquisto di prodotti con nicotina, di prodotti liquidi da inalazione e sigarette elettroniche (con o senza nicotina) ai minori di 18 anni, una indagine sul consumo di questi prodotti da parte degli adolescenti rivela che il 36,6% degli studenti intervistati nella fascia 14-17 anni e il 9,6% tra gli 11 ed i 13 anni consuma almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, sigaretta elettronica o tabacco riscaldato (indagine ISS-Explora). “L’uso della sigaretta elettronica tra i giovani è aumentato del 1800% tra il 2011 ed il 2019. A differenza delle sigarette e di altri prodotti del tabacco – ha commentato Serravalle – lo svapo è difficile da rilevare da parte dei genitori. Questi prodotti possono causare effetti negativi gravi e gravissimi sia sulla neurocognizione che sulla salute fisica. E per quanto riguarda i farmaci, più della metà dei maschi e fino al 76% delle femmine dichiara di avere assunto farmaci nell’ultimo mese”. Per quanto riguarda le dipendenze da dispositivi digitali Serravalle le ha collegate al fenomeno dell’analfabetismo di ritorno. “Oggi il linguaggio, e non solo quello dei giovani, diventa sempre più povero, come le interazioni corporee e quelle sessuali. Se la socialità in presenza si impoverisce e muore, muoiono anche le parole e il linguaggio del corpo lascia il posto a quello della distanza – ha commentato Serravalle aggiungendo il problema del disagio mentale – . Diventano un problema di salute pubblica: insonnia, sindromi ansio-depressive, ludopatia, tabagismo, alcolismo, uso di droghe legali e illegali insieme a forme di autolesionismo ed alla diffusione di giochi estremi anche tra adolescenti – ed ha concluso – . Senza aggiungere screening o esami inutili, senza farmaci, c’è tantissimo da fare per adottare comportamenti salutari basati su prove scientifiche”.
(foto: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/597256)
Beatrice Bardelli, giornalista, vive a Pisa dove si è laureata alla Facoltà di Lettere in Lingua e Letteratura tedesca (indirizzo europeo). Iscritta all’O.d.g. della Toscana dal 1985, ha collaborato con numerose testate tra le quali Il Tirreno, Paese Sera, Il Secolo XIX, La Nazione e L’Unione Sarda. Si è occupata di cultura, spettacoli – teatro e cinema, ambiente, politica, società e salute. Dal 2000 attivamente impegnata nelle lotte dei vari movimenti e comitati a difesa dell’ambiente e della salute, dell’acqua pubblica e contro il nucleare, collabora con la Rete per la Costituzione.