In Versilia di combattenti antifascisti in Spagna si ricorda solo Libero Mariotti, nato a Pietrasanta il 15 luglio del 1911. Marmista, anarchico, condannato al confine per 5 anni (evaderà il 24 agosto 1943, un mese dopo la caduta della dittatura).
Vittorio Orlandi così ricorda Libero.
Libero crebbe nell’ambiente libertario dei lavoratori del marmo. Il 28 ottobre del 1922 lo trovai ad azzuffarsi coi coetanei fascisti. Quanto più cresceva quanto più gli veniva a mancare l’ossigeno per respirare nel clima dell’Italia di quel tempo e, siccome era solito proclamare le sue idee a voce alta e forte, sempre e dovunque, l’espatrio si rese per lui inevitabile. Passò, quindi in Francia e poi raggiunse la Spagna allo scoppio della guerra civile. Tornato in Italia fu ben presto arrestato e recluso proprio per aver fatto parte, come volontario, dell’armata iberica repubblicana. Fu relegato all’isola di Ventotene. Liberato, sebbene con ritardo dopo la caduta di Mussolini – Badoglio in un primo momento si era illuso di continuare a tenere in carcere alcuni rivoluzionari antifascisti anche dopo la caduta della dittatura il 25 luglio del 1943 – il Mariotti tornò a Pietrasanta dove, l’8 settembre, cercò di costituire un Comitrato di Liberazione con Leonida Barsi, Dante Benassi, Armando Bertini, Dino Cia, Eugenio Gaba ed Aldo Pierotti. Poi si trasferì a Torino.
L’antivigilia di Natale di quell’anno, la madre, Anita Dazzi, che gestiva un negozio di frutta e verdura in via Mazzini a Pietrasanta lo pregò, per telefono, di venire a trascorrere 3 o 4 giorni con lei. All’alba del giorno dopo Libero scese dal treno alla stazione della sua cittadina e, mentre percorreva il breve tratto di strada fra lo scalo ferroviario e casa sua, i delatori, sempre in guardia, si misero subito in moto. Mezz’ora più tardi Libero Mariotti veniva arrestato e associato alle carceri lucchesi. Il 28 giugno del 1944 era ancora in carcere. Insieme a lui vi erano persone di varie estrazione sociale dal borsaiolo allo scrittore antifascista Bruno Sereni di Barga e il padre di Gino Lombardi… Mario Piazzesi, il capo della Provincia si portò dietro a Piacenza questi detenuti quando fu costretto a fuggire per l’avanzata degli Alleati. I partigiani piacentini per liberare i familiari di Gino Lombardi presero in ostaggio il vice prefetto piacentino e riuscirono nella loro azione di scambio di prigionieri. Il Piazzesi però al momento della firma della lista di detenuti da liberare tolse dall’elenco il Mariotti e il Sereni, entrambi combattenti repubblicani e antifascisti in terra spagnola, qualificandoli come delinquenti comuni.
Dopo la Liberazione, la vita di Mariotti trascorese serena accanto alla moglie Clementina Fullin. Quando furono in pensione si divisero fra la Versilia e Roma, dove Libero frequentava anche lo studio del pittore pietrasantino Reiccardo Tommasi Ferroni. In Versilia però fu sempre un punto di riferimento per la sinistra “extraparlamentare”.
Libero Mariotti morì a Roma il 25 marzo del 1985, la vedova ne fece trasportare le spogli al cimitero di Pietrasanta.
*Racconto tratto in larga parte da: “La Versilia rivendica l’Impero” di Giorgio Giannelli (Edizioni “Versilia oggi” – 1984)
Andrea Genovali è nato a Viareggio nel 1966, dove vive e lavora. Laureato in Scienze Politiche all’Università di Firenze, ha svolto la propria attività nell’associazionismo nel campo della solidarietà internazionale a Roma e a Bruxelles. Esaurito l’impegno politico attivo nel movimento comunista, si dedica alla scrittura: pubblica il primo libro “Viareggio 1920. Storie di calcio e di rivoluzione” con il quale vince il premio Scrittore Toscano dell’Anno (2011); seguono la cura di una collettanea dal titolo “Storie sudate. Il lavoro al tempo della crisi” e il secondo romanzo “Nuova York 1921. Storie di esilio e emigrazione”; pubblica insieme a Gianni Fossati “Arnaldo Cambiaghi: il coraggio e l’emozione della solidarietà” (2013), quindi “L’amante greca” (2014), “La notte in cui le stelle brillano. Una storia partigiana” (presentato al Festival Internazionale del Libro di Torino, 2015); con Renato Gérard “Ali per sognare. Vita appassionata di un anarchico viareggino” (2017); “Fare come in Russia. Sembrava una partita di calcio” (saggio storico con il quale chiude la trilogia dedicata alle Giornate Rosse e alla Repubblica Viareggina, 2018).