TEATRO – Cassa integrazione sì, ma per gli artisti precari

La senarice Rosa Maria Di Giorgi fuori dal coro del ministro Franceschini richiama alla trasparenza e all’equità dei sussidi ai teatri

Tutta la manovra in corso, e già da mesi, del MIBAC capeggiato dal ministro Franceschini, puzza di bruciato. E’ facile nel momento del dolore trovare porte aperte verso chi ha bisogno di pane, anche in buona fede: il peggiore consenso che la storia ci insegna è quello di chi rinuncia alla propria dignità per sopravvivere, senza rendersi conto di essere lo strumento di un disegno del Potere assai più grande che del pane per gli affamati se ne sbatte.

Il ministro Franceschini si è posto l’obiettivo di cavalcare la pandemia per coprire la Tangentopoli del Teatro Italiano: nessuno lo dice, e noi lo diciamo e lo dimostreremo. Uso il termine Tangentopoli solo perché indica l’uso illegale del pubblico denaro a favore di privati interessi nel cui sistema io annovero anche la dilapidazione del denaro dei cittadini per incapacità di gestione. Tra una tangente richiesta e pagata per lavorare e denaro speso male per la gloria della propria poltrona non vedo nessuna differenza morale.

La dimostrazione? Il debito del Sistema Lirico in Italia ammonta a circa 500 milioni di euro. Nessuno è mai stato chiamato a rispondere di questa responsabilità. E a pagare sono stati e saranno i cittadini italiani con le loro tasche, per colpe che non hanno. Quale migliore occasione della pandemia per chi ha governato negli ultimi vent’anni per mettere tutto a tacere con una pioggia di contribuzioni senza alcuna logica programmatica.

E’ stato inventato il principio di pubblico interesse (indispensabile per qualsiasi legge di finanziamento statale) del ristoro ai teatri dei mancati incassi: mi chiedo come possano esistere mancati incassi in presenza di inattività di produzione teatrale.

E’ stata inventata la cassa integrazione indistinta e dunque penalizzante per il Sistema Lirico: mi affido a quanto ha scritto in questi giorni la senatrice (PD) Rosa Maria Di Giorgi sulla sua pagina Facebook (25 ottobre). “Le risorse vengano date ai soggetti deboli e si vigili affinché gli enti e le fondazioni più garantite… Che nessuno di questi Enti sia tentato di fare ricorso alla cassa integrazione per mettere a posto i propri bilanci risparmiando sugli stipendi ai dipendenti. La cassa integrazione deve essere destinata ai soggetti privati che sono in maggiore sofferenza… Chiediamo che non sia consentito a questi “soggetti forti”, che ricevono finanziamenti dal Fondo Unico dello Spettacolo, dalle Regioni e dai Comuni in modo ingente, di usufruire della cassa integrazione, da riservare invece alle imprese private del settore che stanno pagando e pagheranno un prezzo altissimo e avranno bisogno, in modo prioritario, di tutte le misure di ristoro che il Governo metterà in campo. Lo voglio ripetere, troveremmo del tutto ingiustificabile il ricorso alla cassa integrazione per coloro che vivono di finanziamenti pubblici”.

Probabilmente, la senatrice Di Giorgi non è in sintonia con il ministro del suo stesso partito, e per questo io dico Evviva! Una voce autorevole fuori dal coro di chi con Franceschini al MIBAC ingessato da anni nelle stesse consorterie vorrebbe marciare sul Covid per traghettare verso l’eternità anziché rispondere delle proprie responsabilità ai cittadini italiani.

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