Trieste, quegli idranti che rievocano il passato

di BEATRICE BARDELLI – La carica ingiustificata della Polizia contro la manifestazione pacifica dei portuali a Trieste.

Il 18 ottobre 2021 dovrà essere ricordata come Giornata della Memoria. A Trieste si è consumata una delle pagine più vergognose della storia della Repubblica italiana con le Forze dell’Ordine che hanno assalito con l’inganno e con uno schieramento mai visto di idranti, lancio dissennato di lacrimogeni e manganellate pacifici lavoratori che, sostenuti da decine di cittadini accorsi a sostegno alla loro lotta, stavano presidiando con un sit-in il proprio posto di lavoro durante uno sciopero contro l’obbligo discriminante del green pass, programmato dal 15 al 20 ottobre.

Il 18 ottobre

E’ una data che ricorre molto spesso nella Storia, a partire dal 31 d.C. quando al Senato di Roma fu letta la lettera-accusa di Tiberio contro Seiano. Ma questa data, per una strana coincidenza temporale, risulta essere anche quella del giorno in cui, nel 1945, ci fu l’udienza di apertura in cui venne istituito il tribunale militare per il Processo di Norimberga. Ed è noto a tutti come il movimento dei cittadini contrari all’obbligo vaccinale degli attuali vaccini genici, come noto ancora in fase di sperimentazione, introdotto di fatto e surrettiziamente dal governo Draghi con l’obbligo del green pass, auspichi l’apertura di un secondo Processo di Norimberga che giudichi coloro che non hanno rispettato il Codice di Norimberga, soprattutto il punto  5 che recita: “Non si deve eseguire la sperimentazione se a priori si è a conoscenza che tale sperimentazione possa causare danni o morte”. Basta leggere i bugiardini per capire il perché.  

Un governo vigliacco

Che sia stato un assalto fatto con l’inganno lo si evince dalle parole di un portuale intervistato dal senatore Gianluigi Paragone durante la marcia di lunedì sera mentre i lavoratori si stavano spostando da piazza Unità d’Italia al Porto Vecchio (Trieste chiama. L’Italia libera risponde: Al minuto 6: “Ci hanno chiesto di arretrare di 50 metri fino al posteggio antistante l’entrata del  molo settimo, dove ci hanno garantito che la situazione sarebbe stata tranquilla e non ci avrebbero caricato – racconta – invece ci hanno portato in un punto dove ci hanno potuto caricare. Cioè, è avvenuto l’esatto contrario. Poi lì, la carica è partita senza ritegno, senza guardare. Ho una foto di una donna con la fronte spaccata, gente calpestata”. Foto che hanno fatto il giro del mondo, pubblicate sulle home page dei siti delle più importanti testate internazionali che hanno svergognato  l’Italia per la brutale repressione dell’attuale governo Draghi contro gente inerme. Anche Stefano Puzzer (minuto 5.20) ha raccontato di una cosa che gli rimarrà in testa per sempre: “Oggi ho visto entrare un lacrimogeno in un passeggino dove c’era un bimbo e poi in una scuola dove abbiamo visto uscire subito una bidella, ma quella del passeggino è una scena che non dimenticherò mai. Ho visto anche una mamma prendere il suo bambino che ha cominciato a piangere, perché, se non riuscivamo a respirare noi, immagini una creatura che avrà avuto sei mesi”. 

La carica di Stato

La foto del funzionario di Polizia che, in abiti borghesi e con la fascia tricolore sul petto ed il braccio alzato a mo’ di saluto romano, ha gridato per ben due volte “Nel nome della Legge disperdetevi” sta facendo il giro dei social e molti hanno accostato questa immagine ad una foto gemella del 18 settembre 1938 in cui quel braccio alzato era “niente po’ po’ di meno che” di… Mussolini… e sempre a Trieste!.     

Poliziotti abusivi e governo incompetente

Le Forze dell’Ordine che sono state inviate dal ministro Lamorgese (Interni) e che si sono conquistate tanta pubblicità negativa a livello mondiale per aver picchiato tutti, a casaccio, anche donne incinta ed anziani, non potevano entrare  lì, in quel porto di Trieste, perché non ne avevano l’autorità. Lo spiega bene Stefano Puzzer, nel video sopracitato, dove spiega che il Porto di Trieste non è un porto qualsiasi ma è l’unico Porto franco internazionale in Europa riconosciuto come tale da un Decreto del governo italiano del 2017 dove si dichiara che il Direttorio del porto, ricorda Stefano Puzzer nel video di cui sopra, dovrà sottostare a tutte le leggi internazionali. “Il varco per accedere al porto è sempre stato accessibile – ricorda ancora Puzzer – l’unico momento in cui si è verificato un blocco è stato questo della giornata del 18 ottobre, non ci sono mai stati incidenti prima e la polizia non è mai intervenuta”. 

Il Porto Franco di Trieste

Fondato dall’ imperatore Carlo VI nel 1719, si è sviluppato, per merito della figlia Maria Teresa d’Austria, sino a divenire il Porto dell’Impero austroungarico. A seguito del Trattato di Parigi del 1947 e del Memorandum di Londra del 1954, dove si dichiara che il porto viene amministrato provvisoriamente dall’Italia, il Porto di Trieste ha conservato le sue peculiarità e i vantaggi dell’impianto normativo derivanti dal mantenimento della legislazione speciale sia doganale che fiscale, composto da 5 Punti Franchi: Punto Franco Vecchio, Punto Franco Nuovo, Punto Franco Scalo Legnami, Punto Franco Oli Minerali e Punto Franco Industriale. Il decreto del 2017 ha consentito, tra l’altro, a chi importa ed esporta di avere 60 giorni di tempo per pagare le imposte alla Dogana, a cominciare dall’Iva. Al contrario, negli altri scali d’Italia il versamento va fatto in anticipo, in quello olandese entro un mese. Così, nel 2017 e, dopo 63 anni, dal Memorandum di Londra, il porto di Trieste è diventato l’unico porto franco internazionale d’Europa. La sfida è alta ma il suo sogno è quello di far concorrenza al porto di Rotterdam.

Lo sgombero di Trieste

Il 18 ottobre rimarrà nella memoria dei portuali e dei cittadini che dalla città di Trieste e da ogni parte d’Italia stanno affluendo al porto per portare il loro sostegno solidale. Così ha riferito quanto è successo nella giornata di lunedì, l’Agenzia di Stampa AGI: “Le banchine occupate, poi le cariche: sembrava l’epilogo. Ma in migliaia si sono radunati, inaspettati, in piazza: “Per scioperare, insieme, per un principio” Sgomberato il molo IV del porto di Trieste, i manifestanti si sono spostati in piazza Unità d’Italia per un sit-in mentre una delegazione è stata ricevuta dal prefetto di Trieste, Valerio Valenti. Al termine dell’incontro l’ex portavoce dei portuali, Stefano Puzzer, ha riferito di aver chiesto un incontro con il governo e, poche ore dopo, ha annunciato che sabato 23 ottobre “vedremo il Ministro Stefano Patuanelli” (sembra insieme ai ministri Speranza e Lamorgese) per chiedere l’abolizione del green pass e del paventato  obbligo vaccinale: “due norme che devono essere tolte”. “Abbiamo detto al prefetto che la nostra intenzione è tornare in porto” ha dichiarato Stefano Puzzer, ex portavoce dei portuali di Trieste, al termine dell’incontro con il prefetto.  

Una manifestazione illegittima?

La manifestazione a oltranza indetta dal Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste è stata dichiarata illegittima dalla Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. La Commissione ha comunicato al ministero dell’Interno l’irregolarità dell’astensione dal lavoro che il Clpt ha proclamato dal 15 al 20 ottobre in quanto, per la Commissione, è fuori dalla legge lo sciopero di sei giorni del sindacato Fisi al quale il Coordinamento dei portuali ha a sua volta aderito da Trieste. Intanto, la Polizia di Stato ha denunciato, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica quattro persone per i disordini avvenuti lunedì durante lo sgombero dell’area antistante del molo IV a Trieste. “Sono indagate – precisa una nota – per interruzione di pubblico servizio e invito a disobbedire alle leggi statali. Una quinta persona è stata denunciata per resistenza a pubblico ufficiale. Al vaglio degli inquirenti anche la posizione di altre persone attraverso l’analisi dei video e le riprese delle telecamere di sorveglianza. Tre i feriti lievi fra le Forze dell’Ordine”. Due accuse che probabilmente decadranno in quanto, secondo quanto ha dichiarato pubblicamente Stefano Puzzer, non c’è mai stata una interruzione di pubblico servizio perché il varco per accedere al porto è sempre stato accessibile. Inoltre, dal momento che il Porto di Trieste non è sottoposto alla giurisdizione italiana ma a quella internazionale, essendo Porto franco internazionale, per di più l’unico in Europa, sarà difficile sostenere la disobbedienza alle leggi statali, italiane.

Le denunce all’ONU

La repressione dei dimostranti nel porto di Trieste è stata denunciata alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ed all’Onu dall’avvocato Erich Grimaldi dell’UCDL (Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà), l’associazione che si occupa anche di Terapie domiciliari Covid-19. “L’Unione per le Cure, i Diritti e le Libertà, associazione di cittadini fondata dall’avvocato Erich Grimaldi, condanna – riferisce un comunicato – con la massima fermezza l’estrema violenza e la repressione esercitata dal Governo contro i manifestanti pacifici del porto di Trieste, utilizzando anche idranti e lacrimogeni”. L’UCDL ha segnalato l’accaduto sia alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che all’ONU, affinché “indaghino il comportamento delle istituzioni italiane, onde garantire e rispettare i diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione del popolo atti a difendere il rispetto dei principi costituzionali e del regolamento dell’Unione Europea”.

Inoltre, l’UCDL ha sottolineato la disparità di linee di azione decise dal governo, rispetto a forme di protesta violenta, non da ultima quella relativa all’assalto della CGIL del 15 ottobre 2021 “scelte basate – secondo il comunicato dell’UCDL  – su presupposti apparentemente più ideologici che di merito”. Anche  il CIDHU, acronimo di Comisionado International Derechos Humanos, l’Organismo internazionale dei diritti umani per Europa, Asia e Oceania, rappresentato dall’alto Commissario internazionale, Alicia Erazo, ha denunciato al Segretario generale dell’ONU, Antonio Gutierres, le gravissime violazioni dei diritti umani di cui si è reso responsabile il governo italiano durante la feroce repressione di cittadini e lavoratori inermi a Trieste. Sul profilo Facebook di Alicia Pagliuca portavoce in Italia del CIDHU, si può leggere la notizia che Alicia Erazo sarà presente a Trieste sabato 23 per sostenere le richieste al governo italiano dei lavoratori e dei cittadini.