Ucra-Cina: un progetto per la Nato?

di PIER PAOLO SANTI – ll rischio per l’Europa è trasformare un partner come la Russia in un competitor, mentre il pericolo globale è la Cina.


di Pier Paolo Santi
(Analista di criminalità organizzata e Mafie, e contesti geopolitici)

Washington ha la possibilità di sfruttare a fondo la crisi ucraina per agevolare la supremazia nell’Indo-Pacifico, fonte di autentico interesse e preoccupazione.

Per farlo, deve giocare una partita di estrema delicatezza e pericolosità, ove gli europei risultano particolarmente esposti. Gli Usa lo avrebbero calcolato cercando di ricavarne beneficio: sanno che una Ue compatta contro la Russia, attore in rivalità con gli Usa più simbolico e storico che reale, serve in verità per giocare la carta della contrapposizione a Pechino. In tutto ciò la Nato risulta il collante migliore.

Una contrapposizione ancora non sentita come tale dagli europei, d’altronde fino a poco tempo fa la Russia non era un pericolo. Qui risiederebbe (forse) la speranza degli Stati Uniti: traghettare in un’unica narrativa il rinnovato sentimento europeo, per la Russia, anche sul versante di Pechino.

Sia che la Cina appoggi apertamente Mosca o che prosegua nel tentativo di evitare un coinvolgimento attivo, alla fine si troverà in una situazione d’imbarazzo (ormai palese), a meno che non riesca abilmente a convertire in extremis la crisi Ucraina a suo vantaggio.

L’eventuale mossa di Washington sarebbe gravida d’incognite anche per questo. Il rischio, per noi europei, è trasformare un partner importante come la Russia in un competitore estremo, non avendo intuito al contrario, che il reale pericolo globale è una Cina prima potenza nel prossimo futuro.

Washington, qualunque sia la scelta, potrebbe aver posizionato una sorta di trappola nella speranza che la crisi Indo-Pacifica si acutizzi, indebolendo al contempo la Russia in Europa. Mosca, in questa ipotesi, rappresenta un mezzo per spingere e unire gli europei nella causa contro la Cina in primis attraverso gli scambi commerciali.

I cinesi, pur sempre decisi ma nel contempo cauti nell’esporsi, in alcuni frangenti pare abbiano già mostrato che “i nervi stanno per cedere”: ad esempio, le manovre muscolari più volte proposte verso Taiwan, mosse controproducenti e inappropriate (nella tempistica) facilmente sfruttabili dalla narrativa americana.

Quale sintesi più ad effetto si poteva ottenere se non quella espressa da Jens Stoltenberg, durante una tavola rotonda, nella quale fa emergere che trattasi non di una invasione da parte della Nato in Asia, quanto invece di un avvicinamento della Cina. Una formula perfetta, e attenzione: corrispondente alla realtà. Ripetiamo, la problematica non è una contrapposizione a quello che dovrebbe essere il nostro primo attore comune (Cina), quanto l’aver innescato situazioni a cascata tutte con epicentro Europeo, facendo leva sulla Russia che per l’Europa non dovrebbe esser una minaccia.

Washington è pronta, sa di aver raggiunto il punto apicale nei confronti del gigante asiatico. È però altrettanto consapevole che rischia di creare, nel tempo, una curva discendente, sia in ambito militare che in ambito economico. Ergo, deve fermare la Cina, in qualche modo, e può riuscirci solo nei prossimi 15/20 anni.

Per essere chiari, lo scopo di raggiungere una frizione estrema, con la Cina, non è quello dell’escalation fino al conflitto armato devastante. Un conflitto di tale portata non lo cerca nessuno degli attori coinvolti, anche per situazioni complesse come Taiwan.

Se gli Usa temono di essere giunti all’apice prima di una curva discendente, sono altrettanto consapevoli che perfino la Cina, se non riesce ora a spingersi oltre l’attuale limite d’espansione, rischia col tempo, di tornare indietro in una sorta di “big crash”.

L’arma del contenimento serve proprio a limitare la potenza in espansione, al fine d’innescarne il declino (Cina).

Per portare la strategia ad un livello d’efficienza in scala globale l’Europa è necessaria ma l’attore Russia deve diventare fonte di imbarazzo per Pechino, quindi un peso.

Potevano gli Usa fin da subito evitare che la Russia di Putin si avvicinasse alla Cina?

Si, ma potrebbero aver deciso di non farlo proprio per raggiungere un duplice obiettivo nella contrapposizione: rafforzando il legame con gli europei (soprattutto i membri Nato) e con gli alleati asiatici, facendo diventare la Russia vassalla della Cina. Spezzando poi la loro partnership, in un secondo tempo, frammentando entrambe le loro influenze nei vari angoli del pianeta?

Una scelta che uno stratega europeo non avrebbe mai portato a compimento (inconsciamente esiste un legame storico con la Russia), solo un inglese ha visto la rivalità endemica con il Cremlino. Non a caso proprio la Gran Bretagna è una tra le più acerrime rivali, cosi da favorire un doppio obiettivo per Londra non nuocendo a Washington, in una prospettiva tutta anglosassone.

Inoltre, potrebbe risultare pericoloso che Zelensky possa convincersi di essere appoggiato perennemente. Il suo primo errore è stato quello di ritenere scontato che attori esterni potessero entrare direttamente nel conflitto. Speriamo (per noi) che non cominci a ritenersi uno statista di livello mondiale, avendo già Macron che si ritiene tale.

In questa esaltazione esasperata del personaggio Zelensky, il Regno Unito ha giocato un ruolo particolare. Ha voluto sondare come poter recuperare un ruolo strategico, perso da anni in ambito geopolitico, usufruendo del contesto Ucraino.

Un contesto molto più alla portata rispetto al quadrante Indo-Pacifico, dove si richiede una presenza fissa e con un continuo potenziamento difficile per loro da applicare (se non per mere formalità). Le tensioni con la Russia faciliteranno senza dubbio un ritorno in vecchio stile (senza imbarazzi) che servirà a convincere i decisori a proseguire con maggior vigore anche in altri settori (per il momento ovviamente in supporto ai cugini d’oltreoceano). Vedremo come e se effettivamente lo saranno….

Il risultato, per ora, si tradurrebbe nel dare una mano alla difesa contro la Cina da quadranti più vicini, sempre seguendo lo schema teorizzato in questo articolo.

(foto: sfondo-licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/699847)