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Un tardo pomeriggio con il Telefono Amico

Il servizio di ascolto messo in campo da centinaia di volontari in tutta Italia mi ha permesso di fare una chiacchierata tramite Whatsapp

Nei momenti di sconforto dovuti allo stare in casa per colpa del Coronavirus, essendo io non adiacente a dei palazzi con cui avere la speranza di trovare un vicino di casa che voglia scambiare quattro chiacchiere, si sente la voglia di scambiare due parole con qualcuno. E magari si vuole sentire una voce, nel mio caso leggere, che può essere diversa da quella dei propri genitori o dei propri parenti. Da qui la volontà di passare sulla chat Whatsapp dedicata un tardo pomeriggio con il Telefono Amico, una realtà di volontariato che principalmente opera via telefono classico. Ma che con l’avanzare della tecnologia si è organizzata sulla principale applicazione di conversazione, e tanto altro, che il mondo dei cellulari conosce.

La procedura è stata molto semplice: ho autorizzato il trattamento dei miei dati prima di iniziare e poi dalle 18 alle 21 di una serata passata prima a preparare la cena e poi a mangiare con il sottofondo del televisore acceso ho gradevolmente chiacchierato tramite la chat Whatsapp con un volontario che mi ha ascoltato e risposto.

Io personalmente ho diversi ancoraggi come il mio lavoro e la mia casa da governare. Ma ci sono persone che come te che mi stai leggendo hanno bisogno di sentirsi dire delle cose anche banali ma che si possono scordare nella disperazione. Come che non sei solo a soffrire questa reclusione. Che il volontario che mi ha ascoltato soffre anche lui tutte le limitazioni del governo. Che Ugo Tognazzi è stato un grande attore. E che una delle cose importanti quando si deve far passare il tempo è essere occupati in qualcosa possibilmente di costruttivo. O almeno di simpatico.

Non è necessario diventare nevrotici in casa propria per rivolgersi al Telefono Amico. Basta avere la leggera volontà di rompere la propria monotonia giornaliera e sentire la voce di qualcuno che magari può darti quel pizzico di sale per insaporire la tua pietanza di vita. Quindi perché non provare a rivolgersi a loro o magari ad un servizio di supporto dato che diversi comuni della Toscana, ma credo anche in Italia, stanno sviluppando dei progetti simili? Io porto con me la possibilità di aver parlato con qualcuno che ha rimescolato i miei pensieri. E di essermi sentito qualcuno che veniva considerato dall’altro capo del filo.

Non vuol dire essere malati rivolgersi ad un servizio di supporto o a un servizio che ti permette di parlare con qualcuno. Significa essere solo desiderosi di parlare con qualcuno. È un peccato, un problema?

Il sito di Telefono Amico per tutte le informazioni:

www2.telefonoamico.it