Cascina durante il Fascismo

Una riflessione sul Fascismo di oggi nella Democrazia

di FRANCO ALLEGRETTI – Occorre fare attenzione ai modi di gestione del potere che anche in un sistema democratico imitano il fascismo.

E’ ormai consolidato che per molti il Fascismo è un brutto periodo storico della storia italiana. Il cosiddetto ventennio iniziò nel ’22 del secolo scorso e si concluse con la caduta nel luglio del 1943. Si tende sempre a congelare questo periodo. A bloccarlo, a limitarlo in un dato lasso temporale, per far prevalere una concezione giustificatoria ed assolutoria di quanto accadde.

Congelare nel tempo il fenomeno fascista vuol dire ridurlo a quegli strani intoppi che la storia umana ci ha mostrato, ma soprattutto circoscrivibile a cause quasi incomprensibili. In realtà il Fascismo non morì nel 1943. Ci vollero altri due anni per debellarlo come “forma dello Stato”, oltre ad una campagna militare degli alleati e un movimento di oltre 200.000 partigiani per arrivare al 25 Aprile del 1945. Un periodo lungo che nelle aree centrali e settentrionali d’Italia si contraddistinse come una vera e propria guerra civile.

Poi dopo la liberazione iniziò un’operazione di cooptazione e reinserimento nelle strutture statali e nella magistratura dei quadri fascisti, che portarono Piero Calamandrei a denunciare un vero e proprio tradimento della resistenza. Fino alla Strage di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia a Brescia, gli attentati ai treni, e le altre efferate uccisioni, è rintracciabile una lunga scia di sangue.

La storia recente italiana è contraddistinta da una continua e micidiale presenza eversiva: dalla strategia della tensione ai ripetuti tentativi di modificare in senso autoritario la Costituzione il fascismo ha sempre cercato di rialzare la testa. Il fascismo in Italia non ha mai perso forza. E’ mutato. Si è adattato. Come un micidiale virus attenta continuamente alla morte della Costituzione Italiana. Dal doppiopetto di Almirante, alle nuove destre che sprigionano razzismo, intolleranza, egoismi sociali (è ancora dominante il “me ne frego” fascista).

I pericoli sono sempre in agguato. Basti pensare al sistema maggioritario introdotto nel momento più debole dei vecchi e superati partiti. Anche il Fascismo introdusse il sistema maggioritario. Sotto c’è l’ideologia secondo la quale è necessario arrivare ad avere “un solo uomo al comando”. Concetti espressi sia da Renzi che da Salvini, ma non solo.

La democrazia intesa come confronto di posizioni è un fastidio. Il dibattito politico è vissuto come un intralcio. Una cosa di altri tempi. La nenia di questo periodo è che oggi dovremo avere una classe dirigente all’altezza, con competenze ed capacità, per cui è inutile e alquanto dannoso, che la politica sia oggetto di discussione. Il crollario di questa forma “autoritaria” di pensiero è che le critiche a chi governa sono fuor di luogo. Sono cose che non devono essere fatte. E chi le fa è chiamato a rispondere in tribunale.

Nell’ultimo suo film del 1977 “L’uovo del serpente” Ingmar Bergman, uno dei più grandi registi del secolo scorso, ci ha lasciato una grande chiave di riconoscimento del fascismo. Questo “male” nasce all’interno della democrazia, appunto come le uova del serpente. E se da una parte è fondamentale ancora oggi ricordare gli atti eroici della Resistenza, è necessario individuare subito, e sempre, le degenerazioni che possono agevolare la rinascita del fascismo. Non basta portare la fascia tricolore ai monumenti della Resistenza per essere antifascisti.

Non dobbiamo mai scordarci che Mussolini era un “socialista”. Quindi nel nostro presente può succedere che si possano determinare, agevolare e incentivare le varie forme di autoritarismo anche tramite una sconsiderata pratica del potere in una democrazia. Occorre che nella pratica quotidiana, invece, ci siano comportamenti rispettosi della democrazia sostanziale, delle voci critiche, di non sfuggire al confronto ma di accettare il dibattito e saper ammettere di sbagliare.

Ma vi è di più. Sta prevalendo la convinzione che per mantenere la democrazia è sufficiente avere un sistema di istituzioni di eletti. E’ un grave errore. Basti ricordare che anche il Fascismo aveva il parlamento funzionante. La diversità tra rigurgiti autoritari e democrazia, è che la democrazia per sopravvivere ha bisogno di “trasparenza”, di amministrazioni controllate dal basso e non autoreferenziate, di pratiche di governo che garantiscano la partecipazione attiva, e non quei miseri teatri di finto ascolto.

Anche le amministrazioni pubbliche che negano gli accessi agli atti, che negano la trasparenza, che gestiscono le pubbliche faccende in maniera riservata sono pericolose: perché sono l’embrione della cultura fascista. La cultura fascista è sempre in agguato e può essere praticata anche da persone deboli e insospettabili.