
di ANTONIO NICOLETTI – Altri tempi! Si dirà. Non mi pare che esistessero eroi, semplicemente uomini e donne attaccati alla propria città.
di ANTONIO NICOLETTI
(dal libro “I ragazzi del Bar Arcobaleno” – edizioni .IT aprile 2024)
… Il vuoto nel quale m’imbatto ogni volta che attraverso la pineta in quel punto, rappresenta un vuoto più grande del quale tutt’ora non so darmi ragione. Qui i ricordi mutano in amarezza, proprio pensando a uomini come Spartaco Zappelli, a tante di quelle persone che ho incontrato nella mia vita e che consideravano Viareggio come una cosa che gli apparteneva, dove erano nati e avrebbero voluto morire – citando il nostro grande concittadino Mario Tobino.
Una storia miserabile, non meno di quella franata sul teatro che Ermete Zacconi volle costruire a Viareggio, del Teatro Politeama legato al nome di Enrico Pea, dello splendido Piazzone cuore del commercio intriso di umanità. Delle strade profumate di oleandro.
Chi oggi percorra il viale che separa i due polmoni della pineta di ponente che si allungano l’uno sulla Via Antonio Fratti e l’altro su Viale Michelangelo Buonarroti fino all’estremo confine del Comune segnato dalla Fossa dell’Abate, non può rendersi conto di cosa fosse questo parco lussureggiante e pieno di luce solare dagli anni Trenta agli anni Sessanta.
Al ballo del Trocadero, al Pirata e al Gatto Nero la frequentazione era un po’ su con l’età, erano locali molto popolari, mentre i più giovani preferivano La Capannina e Il Pino sul Tetto.
Non si pensi, tuttavia, ad una specie di isola dei divertimenti, nel senso che un po’ ovunque Viareggio in quei decenni sprizzava di vita (e ci sarebbe da chiedersi come sia potuto accadere che tutta quella vivacità senza età sia scomparsa nel nulla).
Non c’erano solo i cinematografi della Passeggiata (Politeama, Supercinema, Odeon, Eden, Eolo, e pure il Principino), ma si proiettavano film anche al Cinema Centrale, al Goldoni, al Tirreno in Via IV Novembre, esistevano anche il cinema all’aperto in via Duse e quello in Via dei Comparini, e anche Torre del Lago (dove nel dopoguerra furoreggiava il salone Diana) aveva un proprio cinema. Come del resto, erano numerosi i campi di calcio.
Altri tempi! Si dirà. Ma, in fondo, altri perché? Non mi pare che esistessero eroi, c’erano uomini e donne normali per i quali normalità altro non significava che sentirsi, ciascuno con le proprie capacità e con le pur diverse disponibilità economiche, parte di una comunità condivisa.
Il proprietario della Casina delle Rose Eradio Tigrati trasformò in un locale spumeggiante un ex pista di pattinaggio. La Capannina, invece, abbisognava di una conduzione particolare….
In vendita alla Libreria Lungomare di Viareggio

(Foto cover: licenza pxhere – https://pxhere.com/it/photo/1364695)
