L’arte di Alfredo Catarsini nella Villa a Forte dei Marmi per ricordare la grande antologica di Palazzo Strozzi del 1981
All’inizio della scorsa estate a Viareggio è nata la Fondazione Alfredo Catarsini 1899, intitolata al Maestro versiliese nel variegato ruolo di pittore, scrittore, critico e animatore di proposte culturali; sin da subito l’obiettivo è stato la valorizzazione dell’opera intellettuale e artistica dell’Artista scomparso nel 1993, nonché la promozione e divulgazione delle “discipline artistiche”.
In tale ottica, la Presidente della Fondazione Catarsini, Elena Martinelli, con la collaborazione di Adolfo Lippi, Claudia Menichini e Andrea Pucci, promuove “Alfredo Catarsini – Esplorazioni”, la mostra che si è inaugurata venerdì 26 marzo 2021 a Villa Bertelli di Forte dei Marmi e che proseguirà fino al 2 giugno 2021.
LA MOSTRA
L’idea della mostra nasce primariamente dalla volontà di celebrare due importanti momenti della lunga carriera dell’Artista: i 40 anni trascorsi da “Alfredo Catarsini dal 1927 a oggi”, la grande esposizione antologica di Palazzo Strozzi, a Firenze, dove si poterono ammirare oltre 370 opere dell’artista viareggino, e i 30 anni dall’antologica allestita nel 1991 negli spazi di Villa Paolina Bonaparte, a Viareggio.
Allo stesso tempo, tuttavia, la mostra di Villa Bertelli offrirà una valida chiave di interpretazione dell’arte di Catarsini attraverso l’accurata selezione di opere che, pur nella apparente diversità, hanno per comune denominatore il suo incessante bisogno di studiare, di aggiornarsi, di vivere il suo presente; in una parola, di “esplorare”.
“Alfredo Catarsini – Esplorazioni” è allestita in tre sale del primo piano di Villa Bertelli: qui trovano spazio una cinquantina di opere tra ritratti e autoritratti, paesaggi, darsene e marine, disegni, composizioni, comprese le opere del periodo del Riflessismo (1940 – 1947) e del Simbolismo Meccanico (1970 – 1990), due suoi stili originali, nonché alcuni documenti inediti provenienti dall’Archivio Storico della Fondazione.
In aggiunta, una sala a parte ospita la proiezione di un video dedicato alla vicenda artistica di Alfredo Catarsini attraverso le opere, le immagini della sua casa natale e del suo atelier, oggi parte integrante dei Civici musei di Villa Paolina Bonaparte, a Viareggio, e della Fondazione nata recentemente in suo nome, dove sono custodite molte delle sue opere.
Tutto il percorso espositivo tenderà a dimostrare che, nel panorama dell’arte italiana del Novecento, Alfredo Catarsini si rese protagonista di una “rottura” con la tradizione artistica fino a quel momento esistente, per arrivare a nuove e originali forme espressive: «Dal naturalismo e dalla pittura post-macchiaiola – afferma il giornalista e scrittore Adolfo Lippi – con Catarsini si passò a quella intimista, di carattere, di sentimenti e poi anche alla non pittura, delle inquietudini nuove, meccaniche, matematiche. Ecco, Catarsini fu il protagonista di questo passaggio dall’arte figurativa degli anni Trenta a quella astratta degli anni Cinquanta».
La mostra è arricchita da una brochure a cura della Fondazione Alfredo Catarsini 1899.
BIOGRAFIA DI CATARSINI
Alfredo Catarsini nacque il 17 gennaio 1899 in una casa della Viareggio vecchia, non lontano dalla cinquecentesca Torre Matilde. Tranne alcuni brevi periodi (come ad esempio un soggiorno parigino nel 1914 durante il quale conobbe Amedeo Modigliani) trascorse tutta la vita nella sua città natale. Nel 1919 ottenne il diploma al Regio Istituto d’Arte di Lucca; in seguito aprì uno studio in una vecchia fabbrica dismessa in un delle zone più caratteristiche di Viareggio, ritrovo anche di altri giovani pittori cresciuti sotto la guida di Lorenzo Viani, che sarà per Catarsini una sorta di guida spirituale.
È del 1929 la sua prima personale a Palazzo Paolina; nelle soffitte del palazzo anni dopo, e fino alla sua scomparsa, allestirà il suo atelier. La sua lunga carriera di artista, che attraversa tutto il ‘900, è costellata dalla presenza delle sue opere nei più ampi e rappresentativi contesti artistici; infatti durante gli anni Trenta partecipò alle mostre organizzate da Filippo Tommaso Marinetti insieme agli esponenti del secondo Futurismo, così come si ricordano la partecipazione al “Premio Nazionale di Pittura Golfo di La Spezia” nel 1933, la mostra personale del 1937 a Bastia e la collettiva, nello stesso anno, alla Palazzina Spagnola di Napoli, la presenza nel 1939 al “1° Premio Bergamo” e alle tre edizioni del “Premio Cremona”, a cui nel 1940 e nel 1941 segue l’esposizione ad Hannover in quanto artista premiato e segnalato.
In quegli anni Catarsini è presente a esposizioni sia personali, sia collettive in tutta Italia; fra il ’40 e il ’50 partecipa per tre volte alla “Biennale di Venezia” (1942, 1948 e 1950) e a cinque edizioni della “Quadriennale di Roma”, dove nel 1948 alla Galleria Po viene allestita anche una sua mostra personale, nel 1951 è a Genova per la “1a Biennale del mare” e di nuovo a Roma nel 1957 con una personale alla Libreria Macchia. Negli anni Quaranta elabora una personale e interessante ricerca denominata “Riflessismo”, che in seguito sfocerà nell’esperienza del “Simbolismo meccanico”.
Dal 1951 fino al 1968 è titolare della cattedra di “Decorazione e disegno musivo” e di “Figura disegnata” all’Istituto d’Arte Stagio Stagi di Pietrasanta. Nel 1971 ottiene la Medaglia d’oro al Salon Babjlone di Parigi per le opere del periodo del “Simbolismo Meccanico”.
Dal dopoguerra inizia la sua collaborazione con quotidiani e riviste letterarie e nel 1968 viene pubblicato il romanzo Giorni neri. Del 1981 la grande personale ordinata da Vittorio Greco a Palazzo Strozzi a Firenze con circa 370 opere. Due anni dopo è la sua città natale ad omaggiarlo con un’ampia retrospettiva e nel dicembre del 1987 il Comune di Milano gli dedica una mostra antologica dal titolo Alfredo Catarsini, sessant’anni di pittura, curata da Angelo Mistrangelo. Nel 1991 l’ultima antologica aperta nelle sale di Palazzo Paolina a Viareggio, che ripercorse tutto l’iter artistico del Maestro.
Catarsini si spense nella sua casa di Viareggio, a due passi dalla Pineta di Ponente, il 28 marzo 1993.
LE STAGIONI DI UNO STILE
Catarsini attraversa anagraficamente tutto il Novecento e ne sperimenta tutte le correnti e gli “ismi” e due addirittura li crea: il Riflessismo e il Simbolismo Meccanico. Pur mantenendo un atteggiamento riservato e schivo, grazie alla sua cultura e alla sua vivacità intellettuale, l’artista assimila le varie suggestioni che provengono dai più interessanti esperimenti artistici del secolo.
Dopo il primo periodo, che si può definire naturalista, con una matrice verista mutuata da Viani, si avvicina al Primitivismo, al Richiamo all’Ordine degli anni ’30.
Negli anni della II guerra mondiale Catarsini avvia una personalissima ricerca pittorica che definirà Riflessismo, mutuata dalla sua breve esperienza nel Secondo Futurismo. I dipinti di questo periodo nascono dall’osservazione dei riflessi dell’ambiente esterno sui vetri dei quadri stessi, in un rimando di linee e di colori intensi.
Si avvicina poi all’Espressionismo e al Neocubismo, soprattutto dopo la sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1948, dove conosce gli artisti del neonato Fronte Nuovo delle Arti (Vedova, Turcato, Birolli, Santomaso, Corpora, Guttuso, Leoncillo, Afro). Da questa attenzione alle nuove forme nasce il suo Simbolismo meccanico: gli ingranaggi meccanici, frutto del lavoro dell’uomo e della tecnologia, rappresentano il simbolo della civiltà del nuovo secolo. Catarsini apprezza e esalta la tecnica che porta l’uomo a conquiste inimmaginabili e la dinamicità che ne consegue; successivamente però approda alla consapevolezza che l’essere umano non riesce a dominare quello che ha creato e nelle composizioni meccaniche inserisce volti e figure come con espressione attonita a denunciare l’incomunicabilità e la solitudine dell’uomo, ormai ridotto ad un automa, intrappolato negli ingranaggi meccanici della produzione. L’uomo non è stato capace di capire che la sua creatura lo avrebbe fagocitato…
Durante tutta la sua lunga carriera di sperimentazione e di ricerca pittorica tuttavia Catarsini non abbandonerà mai la pittura di contemplazione meditata della sua terra profondamente amata e il suo interesse per l’essere umano. Il paesaggio, insieme ai ritratti e alle figure, sono soggetti costanti di tutta la sua opera e spesso ritorna nel suo habitat: marine, barche, navi, cantieri e le spiagge spesso spoglie e nude, quasi polverose, eseguite con una tavolozza dai toni smorzati e malinconici, come spesso sono le figure degli anni ’30 e ’40.
Interessante e poco conosciuta, infine, è la sua pittura religiosa ad affresco che ha i suoi maggiori esiti nell’affresco per il catino absidale della chiesa di San Martino in Freddana (LU), e nella Chiesa di San Tommaso a Castagnori, non lontano da Lucca, recentemente restaurata.
In pratica Catarsini è un intellettuale e si accosta a tutti i linguaggi delle avanguardie senza subirli; li sperimenta e li elabora, li riprende e li abbandona, non seguendo però un percorso cronologico né progressivo, ma scegliendo di volta in volta ciò che lo stato d’animo o un’urgenza formale gli suggerisce, come lui stesso scrive: «Il soggetto è un pretesto per fare l’arte, quindi tutto è legittimo, non esiste il dilemma di passare dall’astratto al figurativo e viceversa, per l’artista è lo stesso. La pittura muta come mutano le stagioni».
Ha studiato, scritto e disegnato fino alla fine dei suoi giorni.
CATARSINI SCRITTORE
Noto soprattutto per la sua attività di pittore, e prima ancora, di disegnatore e ritrattista, Alfredo Catarsini fu anche scrittore. Amico di Leonida Rèpaci, ha scritto molti racconti anche su personaggi e artisti dell’epoca. Nel 1968 pubblicò il romanzo Giorni neri, ambientato in Lucchesia durante il periodo della Resistenza e dal secondo dopoguerra prese il via la sua collaborazione con quotidiani e riviste letterarie dove tenne rubriche d’arte. Per lui scrivere era un modo per leggere e capire la realtà che lo circondava e riflettere sugli accadimenti. La scrittura nasceva da un bisogno interiore di porre all’esterno emozioni e sentimenti, che altrimenti sarebbero rimasti inespressi. Ma era anche una maniera diversa di dare “forma” alla sua visione del mondo, mai scissa dal suo universo pittorico, che anzi si completava proprio grazie alla parola scritta. Resta il manoscritto “Tra l’incudine e il martello” del secondo romanzo ancora inedito.
IL MAESTRO IN MUSEO
Su richiesta dell’amministrazione comunale, la presidente Elena Martinelli ha riallestito nel 2003 ed è stato aperto al pubblico in ambito museale nelle soffitte di Palazzo Paolina a Viareggio (via Machiavelli 2), l’atelier del Maestro Catarsini, che fu da lui utilizzato per quasi 50 anni. L’atelier è stato per il Maestro anche luogo di incontro per artisti, conoscitori e amici. Lo studio si presenta così come è stato lasciato dal pittore – con cavalletti, quadri, sedie, pennelli e ritagli di giornale – e rievoca le atmosfere parigine degli ateliers artistici di inizio Novecento.
Unitamente allo studio, in un’altra sala della soffitta di lato nord, trova spazio l’archivio storico dell’artista, riordinato a cura dell’Istituto Storico Lucchese e attualmente curato dalla storica dell’arte Claudia Menichini.
Inoltre 30 opere di Catarsini donate dai figli Mity e Orazio al Comune di Viareggio nel 2001 sono conservate nella Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Lorenzo Viani di Viareggio.

