VINO – Fusione di importanti cantine sociali a Verona

di GIOVANNI VILLANI – In una realtà di altissima qualità, si uniscono le forze per far fronte ai mercati sempre più agguerriti

L’occasione buona passa una volta sola e va presa al volo. Questa sembra l’idea che urge anche fra le cantine sociali del veronese. Il che in poche parole significa: uniamo le forze per far fronte ai mercati sempre più agguerriti, o ci saranno problemi per tutti. E ad una zona che produce vino di altissima qualità, come quella veronese, sempre più appetibile anche per la varietà dei vini rossi (Valpolicella, Amarone, Bardolino) e di quelli bianchi (Soave, Custoza), l’argomento pare essere quanto mai di attualità.

Già un anno e mezzo fa Vitevis Cantine di Vicenza aveva incorporato la Cantina sociale di Castelnuovo (Verona) mentre la veronese Cantine di Valpantena poco più di un anno fa aveva messo a segno la fusione per incorporazione della mantovana Cantina Colli Morenici. Cantina di Soave – una delle due restanti cooperative della zona con quella di Negrar di Valpolicella – ha già iniziato a raccogliere soci conferenti in zona ovest del veronese, quindi nei pressi di Custoza, località dove si produce l’omonimo vino bianco.

Ora vista la parata, Cantine sociali Valpantena si sta muovendo per un progetto di fusione per incorporazione della Cantina sociale di Custoza. Le due società, ambedue cooperative agricole, hanno convocato i propri soci ad esprimersi sul progetto, entro questo Natale. Un progetto che ha già ottenuto il placet di entrambi i consigli di amministrazione.

I primi ad esprimersi saranno i soci di Custoza (pare però i più riluttanti alla fusione) mediante una delega al rappresentante designato: il notaio Valentina Papoff di Verona. L’esito sarà reso ufficiale sabato 12. Per il via libero alla fusione, caldeggiata dal presidente Giovanni Fagiuoli e licenziata a maggioranza dal cda (dieci voti favorevoli e cinque contrari), servirà il consenso di due terzi dei circa 200 soci. La ratifica del piano da parte dei 400 viticoltivatori di Cantina Valpantena arriverà invece due settimane dopo e cioè entro sabato 19 dicembre, con le stesse modalità, sostitutive dell’assemblea straordinaria.

Come si è arrivati a progettare questa fusione e cosa prevede il progetto lo spiega un documento che i soci delle due cooperative hanno ricevuto per una attenta analisi. Cantina Valpantena ha un patrimonio di 23 milioni di euro e distribuisce in Italia anche attraverso otto punti di vendita diretti, mentre all’estero esporta il 75% del proprio prodotto. Cantina di Custoza invece è poco patrimonializzata, appena circa 2,7 milioni, ma realizza la prevalenza del proprio fatturato in un’area locale, inserendosi ottimamente nella media e grande distribuzione.

La fusione per incorporazione di Custoza in Valpantena di Quinto (Verona) sarebbe il frutto di un attento studio, durato oltre un anno e darebbe vita ad una nuova società – Le Cantine di Verona – più dimensionata e competitiva, con un patrimonio di circa 30 milioni di patrimonio ed una dotazione di conferimenti pari a circa 300 mila quintali di uva, con un fatturato di 65 milioni e un centinaio di dipendenti. Avrà – come ha spiegato alla stampa locale, il presidente di Valpantena, Luigi Turco – la sede principale e Verona e quella secondaria a Sommacampagna, con una governance affidata ad una cda di 15 consiglieri, di cui otto per Cantina Valpantena, tra cui il presidente, più un rappresentante dei soci mantovani di Ponti sul Mincio ed uno dei produttori oleari che fanno sempre capo alla cooperativa. A questi si aggiungeranno i cinque consiglieri di Cantina Custoza, cui spetta uno dei due vice presidenti. I direttori generale, amministrativo e commerciale, sono già in struttura mentre mancano invece a Custoza.

Secondo Turco unendo le forze si potranno sostenere gli investimenti commerciali necessari per aggredire il mercato una volta uscita dalla crisi pandemica in corso. Dello stesso parere è anche il presidente di Custoza, Giovanni Fagiuoli che nei giorni scorsi ha scritto una lettera ai suoi soci invitandoli a sostenere la fusione senza la quale ai produttori d’uva della zona si prefigura un “futuro difficile”. Fagiuoli ha parlato chiaro, analizzando la situazione: “Il nostro territorio è oggetto di molti appetiti. Se le resistenze al progetto sono generate dai nodi riguardanti l’aumento di capitale sociale e il fondo di riserva straordinaria da versare, confermo che non ci sarà nulla da pagare per l’ingresso nella nuova società”, ma anche ammonito i suoi soci a non far cadere nel vuoto l’occasione.

Il cda sollecitato dal collegio revisori ha già deliberato la conversione delle quote di caratura in quelle sociali e la costituzione di un capitale indivisibile di 1.050 euro per ettaro, indipendentemente dal fatto che la fusione venga o meno effettuata. Se prevarrà il sì, chi non è d’accordo con l’operazione potrà lasciare senza penalità. Anche i favorevoli avranno tempo di valutare se restare a far parte delle nuova cooperativa, fino al prossimo 30 aprile 2021.