Walking Football

WALKING FOOTBALL è arrivato anche in Italia

di TOMMASO GARDELLA – La variante del tradizionale Calcetto è stata importata dall’Inghilterra anche in Italia.

È stato inventato dagli inglesi (e chi se no?) nel 2011 e in una decina di anni si è aperto a tantissime persone che vuoi per vecchiaia, piuttosto che per problemi motori, non sono più in grado di giocare a calcio. Io l’ho scoperto per puro caso, parlandone con mio zio il quale è stato invitato da amici a fare una partita di prova, così quando ne ho sentito parlare ne sono rimasto piuttosto impressionato. Non solo per l’idea di far giocare veramente tutti a calcio, ma anche e soprattutto perché se pensate che sia una disciplina tirata su a caso vi sbagliate, ci sono regole ben precise da seguire, un arbitro e soprattutto vecchietti che spostano insulti e imprecazione dal tavolo di carte a un campo da calcetto. Sembra Interessante ho pensato.

A parte gli scherzi le regole sono state create per differenziarsi e di molto dal calcetto a cinque classico e per evitare, come bene esplica il nome della disciplina, che qualcuno corra in mezzo a gente che sverrebbe dopo 10 minuti. La Uisp (Unione Italiana Sport per Tutti) nel 2015 decise di importare in Italia “questa variante del calcio tradizionale – spiega Roberto Terra, responsabile del progetto Walking Football di Bologna –, una nuova forma di giocare a pallone in modo sano e divertente, combattendo la sedentarietà e aiutando a salvaguardare la salute”, dopo un sondaggio che raccoglieva testimonianze di persone in là con l’età che da piccoli giocavano a calcio e che adesso per svariati motiva non potevano più, dimostrando grande interesse per l’iniziativa.

Oltre all’ovvio e già citato fallo conseguente a una corsa, nel calcio camminato non sono permessi contrasti, scivolate e il gioco violento, i match durano solitamente trenta o quaranta minuti – quindici o venti minuti per tempo – e vengono disputati su un campo da calcio a 5 in 6. Non è poi possibile entrare in area di rigore per segnare (mio zio fa il portiere, quindi potete capire) e alzare il pallone, a rimbalzo controllato, a più di un metro e mezzo da terra.

L’idea potrebbe far ridere a noi giovani ma se ci pensate bene il fatto di non poter correre cambia parecchie cose, per noi ovvie. Intanto il fatto di non poter alzare il pallone limiterebbe e non di poco le nostre azioni o idee per l’attacco, perché saremmo costretti a fare il giro più lungo e, non scontato, ad essere estremamente precisi. Il passaggio filtrante ad esempio risulterebbe molto difficile da mettere in pratica, perché appunto non si può correre, e anche solo dribblare l’avversario sarebbe pressoché impossibile, vista (passatemi il termine) la sedentarietà della disciplina che complica di conseguenza la possibilità di creare un tiro pulito. Insomma qui la vera padrona è la tecnica, abbinata al cervello ovviamente per fare le scelte più sensate. Un pò quello che ci insegnavano i nostri mister, no? Giocare semplice è tanto bello quanto difficile.

Personalmente l’idea mi piace molto e fortunatamente è stata accolta con grande successo da quando nel 2015 fu giocata la prima partita a Bologna. Nel 2017 la disciplina si era già espansa a Firenze, Arezzo e Sardegna e nel 2018, aggiuntasi anche Bergamo, vennero disputate le prime finali nazionali a Pesaro. Nel 2019 poi lo scoppio definitivo che ha portato la UISP a creare il primo torneo ufficiale a maggio 2021 (e finito il 19 giugno).

La possibilità di riportare bambini persone che hanno superato una certa età o che per problemi fisici non possono più giocare al gioco più bello del mondo unita alla pratica terapeutica che questa nuova variante del calcio contiene intrinsecamente dentro se (pensiamo ai cardiopatici o a chi soffre di problemi cardiovascolari), ha creato i presupposti per far crescere una domanda prima inesistente. Mettiamoci anche l’età media del nostro paese e gli ingredienti per poter organizzare un vero e proprio campionato come già succede nell’oltre Manica ci sono tutti.

Walking Football Association