57° Marmomac di Verona

di GIOVANNI VILLANI – Marmomac si conferma il principale hub mondiale che aggrega tutti i protagonisti dell’industria della pietra naturale.

Cultura del prodotto, design, arte, business, servizi alle imprese sul mercato estero: questi i fattori che i vertici di VeronaFiere hanno intrecciato e potenziato per rilanciare la 57/a edizione di Marmomac, il più importante salone mondiale dedicato a marmi, graniti, tecnologie di lavorazione, recentemente conclusasi nella città scaligera. Un settore, che sugli 80 mila metri quadrati di stand, è stato rappresentato dalle aziende che estraggono pietre, ma che pure le lavorano e le immaginano per ricreare nuovi oggetti artistici per l’abitazione, il palazzo, la piazza in cui si abita e si vive.

Questa 57ma edizione ha segnato il record di presenze straniere provenienti da 54 nazioni, raggiungendo il 68,5% delle quasi 1.500 aziende espositrici, dislocate nei 12 padiglioni e nelle 3 aree esterne.

Consistente come sempre la presenza toscana, con 140 aziende apuane del lapideo, fattesi apprezzare non solo per l’utilizzo del marmo nella decorazione della casa, ma per diventare pure oggetto di design, senza tralasciare una strizzata d’occhio anche alla tecnologia.

Marmomac si è così confermata il principale hub mondiale che aggrega tutti i protagonisti dell’industria della pietra naturale. Una community di imprese e professionisti che è tornata alla fiera veronese per conoscere le ultime tendenze del mercato, incontrando un pubblico selezionato e di alto profilo di clienti, partner, distributori, contractor, architetti e designer da tutto il mondo.

A Marmomac si sono impegnati per quattro giorni (quasi 60 mila i visitatori), operatori accreditati da più di 140 paesi. Un vero e proprio “melting pot” fieristico che ha rappresentato ogni segmento commerciale dell’industria litica mondiale: blocchi e pietra grezza, tecnologie e attrezzature per l’estrazione e la lavorazione dei materiali, utensili, prodotti chimici e servizi. Oltre all’Italia che ha fatto la parte del leone con 475 aziende, la top ten delle presenze era rappresentata dalla Cina (347), Turchia (238), India (78), Spagna (76), Portogallo (63), Brasile (46), Grecia (40), Germania (35) ed Egitto (27).  Una filiera, quella del marmo che, secondo le statistiche elaborate dal centro studi Confindustria Marmomacchine, ha prodotto nel 2022 un export aggregato di marmi e tecnologie made in Italy, che ha raggiunto un fatturato di 1.565 milioni di euro.

Alcune novità della fiera, rispetto alle precedenti edizioni, sono state l’area commerciale “A matter of stone”, curata nel concept di Elle Decor, dove le aziende hanno esposto progetti e prodotti di design, che grazie a incontri mirati, sono entrati in contatto con professionisti del Regno Unito, Stati Uniti, Svizzera e Italia, chiamati a decidere sull’impiego dei materiali nelle costruzioni e nell’arredo. Nel padiglione 10 è andato poi in scena “The Plus Theatre”, polo per la sperimentazione legata alla pietra naturale. In questo spazio, mostre, workshop e talk hanno approfondito il rapporto tra marmo, tecnologia e arte. Una relazione esemplificata dall’istallazione dinamica, al centro dell’area, di una macchina di ultima generazione che ha creato in tempo reale una scultura.

“Marmomac meets Academies” ha coinvolto infine università e centri di ricerca italiani ed esteri nell’esplorazione delle potenzialità estetiche e di utilizzo della pietra. A Marmomac, erano presenti le università della Florida, di Auckland, di Dortmund, insieme al Politecnico di Bari, all’Università La Sapienza di Roma e all’Accademia di Belle Arti di Verona, che hanno affrontato temi che spaziavano dall’uso della pietra in lastre sottili pochi millimetri, ricomposta o stampata in 3D, fino ad approfondimenti sul materiale litico ottimizzato per un uso eco-consapevole.

(foto: Marmomac Cartella sampa)