Avvoltoi sulla scuola

di GIOVANNI BRUNO – La scuola, una partita politica e propagandistica senza alcun pudore, da settembre se ne parla e questi sono i risultati

Fin dai mesi estivi si è svolta, sulla pelle di milioni di studenti e studentesse, di famiglie, di centinaia di migliaia di docenti e non docenti, di personale precario in attesa di impiego, una partita politica e propagandistica senza alcun pudore. Per riaprire le scuole a settembre, il governo ha puntato principalmente su protocolli di riorganizzazione degli spazi (già insufficienti e fuori dalle norme di sicurezza a cose “normali”), dei comportamenti (distanziamento mascherine e igienizzazione delle mani) e degli arredi (i famigerati banchi monoposto e le poltroncine a rotelle …), ma non è stato affrontato il nodo fondamentale del personale docente e ATA, risultato insufficiente nonostante gli annunci di assunzioni, insieme ad altre questioni decisive come il problema fondamentale dei trasporti pubblici, troppo affollati per le misure di distanziamento necessarie, dell’assenza di presidi medici scolastici (o del potenziamento dei dipartimenti di sanità territoriale, dove si è evidenziata tutta la fragilità di un sistema sanitario regionalizzato incapace di rafforzarsi nel momento decisivo).

Siamo dunque rientrati nelle scuole a settembre dove, secondo i dati ministeriali i contagi sono stati relativamente bassi rispetto ad altri ambienti, ma l’esecutivo è stato costretto a riattivare la scuola digitale per tutti gli alunni dalle seconde medie alle quinte superiori per l’impennata dei contagi che ha portato dentro alle aule persone che avevano contratto il virus in altre situazioni (bus, metro, squadre sportive, feste, compleanni etc.).

La Ministra Azzolina continua a sostenere che occorra rientrare in presenza il prima possibile, cosa desiderata da tutti (studenti e docenti), ma senza chiarire come verrà risolto il problema riscontrato dopo poche settimane di lezione, cioè l’impossibilità a mantenere aperte le classi per i continui contatti (fortunatamente con pochi contagi effettivi) con positivi.

In questo confronto difficile, ci si è messa anche il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti De Micheli a complicare la situazione, tirando fuori dalla manica l’asso delle turnazioni lunghe (dalle 8 alle 20) e scuole aperte anche di domenica, il tutto per ovviare alla carenza di mezzi di trasporto. La proposta è stata prontamente bocciata: tenere le scuole aperte anche di domenica, con la bislacca giustificazione di superare i tabù, rivela però una concezione mercificata dell’istruzione, che equipara le scuole ai centri commerciali, aperti ormai sette giorni su sette (e talvolta anche fino a tarda notte). Sarebbe un modo per aggirare le reali responsabilità e una soluzione peggiore del male, che affosserebbe ancora di più un già difficile anno scolastico funestato dalla didattica digitale.

(foto: Lucas George Wendt – licenza pixabay https://pxhere.com/en/photo/1633495 )