Cinema Tips. LA MOGLIE DEL POLIZIOTTO.

Uscita eccezionale questa settimana per la rubrica “Cinema Tips” di Lunedì. Non è un giorno qualsiasi perché è datato 25 Novembre. Una data importante perché è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e per onorare l’occasione vorrei parlarvi di un film che è perfettamente in tema con l’argomento. Prima di iniziare ci tengo a dire che se si è reso necessario istituire una giornata come questa significa che la situazione è davvero preoccupante e che noi uomini stiamo rendendo questa società un posto orrendo in cui stare. Questa giornata dovrebbe essere commemorata ogni giorno, sempre. Dopo questa parentesi personale, ecco il titolo del film di oggi: “La moglie del poliziotto”.

Scritto, prodotto e diretto da Philip Gröning, importante cineasta tedesco, il lungometraggio, uscito nel 2013, è stato presentato alla 70° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia dove ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria. Diviso in tanti capitoli della durata diversa tra loro, racconta la vita di una famiglia che apparentemente sembra tranquilla e pacifica: un marito che lavora come poliziotto, una moglie e mamma molto premurosa della loro figlia. Attraverso profondi e toccanti silenzi, all’interno di questa casa l’apparenza di questa aria pacifica inizia lentamente a svelare la sua vera natura che, tramite improvvisi colpi, mostra le violenze che l’uomo compie nei confronti della donna. Una tensione che ben descrive la difficile situazione del rapporto coniugale e di cui a farne le spese è la loro bambina, spettatrice di una situazione che la condizionerà per tutta la vita. La donna, tuttavia, non riesce a distaccarsi da quell’uomo che la maltratta e finisce per assecondare i suoi oscillanti sentimenti tra amore e odio.

La potenza di questo film è tutta raccolta nel modo in cui la narrazione svela questo processo maligno, un seme marcio che divora l’essenza del rispetto e di tutti i principi su cui dovrebbe fondarsi il rapporto tra uomo e donna. La macchina da presa affonda in questi tremendi e dolorosi silenzi, tipici del cineasta tedesco, che riescono a trascinare lo spettatore in questa angusta dimensione racchiusa nell’appartamento in cui si consumano le violenze e i soprusi di quest’uomo. Siamo ben lontani dai canoni consumistici a cui lo spettatore medio è abituato: qui parliamo di un cinema che dilata quasi all’estremo la sua dimensione spazio-tempo proprio per cercare di ricostruire il complesso universo di dolore e di contraddizioni vissute nell’animo della madre e della figlia e di come, purtroppo, non sia così facile trovare il coraggio per denunciare ciò che succede nelle mura domestiche.

È bene ricordare che questo film racconta uno dei tanti aspetti della violenza contro le donne, ossia quello che accade all’interno delle mura di casa. Tuttavia ci sono molte altre realtà dove purtroppo avvengono certe situazioni di grande dolore e ingiustizia. I sentimenti sono una situazione estremamente difficile da capire, ma le donne non devono avere paura di niente. Denunciate, senza alcun timore. Senza di voi questa società non è mai riuscita ad andare avanti e mai lo sarà, perché siete voi la vera forza di questo mondo. Viva le donne, generatrici di bellezza.

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