di GIOVANNI VILLANI – Anche Verona, come Firenze e Ravenna, sta predisponendo i festeggiamenti per i 500 anni dalla morte di Dante Alighieri. Festeggiamenti che si svolgeranno in momenti diversi e con diverse iniziative per tutto l’anno 2021, mentre il restauro della statua del poeta in piazza dei Signori, è già in atto da qualche settimana.
Fra le diverse manifestazioni in programma, comprendenti anche concerti, convegni, mostre, c’è la Verona di Dante, un viaggio in video per scoprire i luoghi del poeta in città, col ritratto inedito di una città dove lui visse per un lungo periodo lasciando importanti tracce del suo passaggio. La giornalista Francesca Barra, in veste di cronista-narratore, accompagna gli spettatori all’interno di un racconto per immagini a partire da un testo originale composto per l’occasione dalla scrittrice veneziana Ginevra Lamberti, vincitrice del Premio Mondello 2020. A evocare l’universo dantesco è presente in video anche l’attore Claudio Santamaria, che intervalla il racconto con brani estratti dalla Divina Commedia e dalla ricca produzione dantesca. Il progetto è ideato e curato dal regista Fabrizio Arcuri, affiancato dal musicista e compositore Giulio Ragno Favero. Il video è già da tempo sui canali social del Comune di Verona e di Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona ed è in procinto di apparire su alcuni media e social nazionali.
Ma dove abitò Dante a Verona? Una domanda che si pongono in molti e a cui nessuno finora ha saputo dare un risposta certa. Sicuramente in una delle vecchie case scaligere, forse nel retro del grande caseggiato dei Mazzanti che guarda piazza delle Erbe, dove si trovavano la lunga scala di accesso alle loro botteghe per la garzatura della lana. Ma è anche probabile che Dante sia stato ospitato in una dependance più importante come quella esistente a fianco della loro reggia, detta del Capitano ed in seguito sede del Tribunale civile di Verona. È noto che i Della Scala trassero grande profitto dal commercio della lana e la loro potenza economica, unita a sapienti intrecci dinastici e ad opportune amicizie altolocate (le Arti dei notai, dei medici, dei mercanti esistenti nella Domus Mercatorum) li portò alla guida della signoria.
Il “riparo” di Dante a Verona si svolse in due momenti. In un primo periodo, tra il 1303 e 1304, sotto Bartolomeo della Scala, figlio di Alberto I e in un secondo periodo col fratello Cangrande I, presumibilmente tra il 1312 e il 1320. Ha perso di credito invece che nel primo soggiorno Dante fosse stato accolto nel convento degli agostiniani a Sant’Eufemia, mentre un’altra ipotesi lo fa invece abitare in una delle case di altri esuli toscani, approdati a Verona, come gli Uberti, gli Ervari e gli Ubriachi, che invece morto il padre, daranno un tetto al figlio Pietro, ritornato a Verona, prima che acquistasse il palazzo di fronte a Sant’Anastasia. Quella residenza poi passata di mano ai Bevilacqua in corso Sant’Anastasia 28, che conserva ancora un capitello con inciso lo stemma della nobile famiglia fiorentina degli Strozzi, in onore di Paola Strozzi, moglie del capostipite Guglielmo Bevilacqua.
È certo che Dante abbia invece frequentato la chiesetta di Santa Maria antica, la chiesa della famiglia scaligera con annesso il cimitero di proprietà, come quella di Sant’Elena, annessa alla cattedrale, dove lesse pubblicamente la sua opera “Quaestio de aqua et terra” il 20 gennaio 1320 (c’è un’antica lapide a testimoniarlo). Pietro Alighieri e i suoi successori fecero fortuna proprio col commercio della lana e finirono con l’abitare nella contrada di S. Fermo e Rustico maggiore, dove si trovano le tombe di alcuni di loro. Gli Alighieri furono anche molto devoti e donatori della chiesa francescana, tanto è vero che nel transetto di San Fermo inferiore troneggia ancora un gigantesco giglio fiorentino.
Giovanni Villani è nato a Verona, giornalista pubblicista dal 1990, critico musicale del quotidiano L’Arena di Verona. Dirigente amministrativo. Laureato all’Università di Bologna in Storia e all’Università di Verona in Arte.