di GIOVANNI VILLANI – Riccardo Muti venne a dirigere in Arena, una sola volta, il 7 agosto 1980 e fu per un Requiem verdiano “storico”.
La notizia non è ancora ufficiale, ma la possibilità che si concretizzi entro breve tempo pare ormai scontata. Il maestro Riccardo Muti, che inaugurerà la prossima stagione areniana 2021 con due recite di Aida in forma di concerto (19 e 22 giugno) per ricordare i 150 anni dalla prima dell’opera all’Opera del Cairo, potrebbe bissare la sua presenza a Verona con un’ulteriore performance. Si tratterebbe del triplice impegno che il celebre direttore napoletano si è assunto per i festeggiamenti danteschi, nei giorni 13,14,15 settembre. Il che fa pensare che lo stesso maestro, per quell’evento distribuirà equamente (come si vocifera da più parti) la sua direzione tra Firenze, Ravenna e Verona, le tre città che diedero ospitalità al sommo Poeta, con tre grandi concerti pubblici di cui non è noto, per ora. il programma.
La notizia è stata salutata con vive espressioni di compiacimento dal sindaco Gabriele Sboarina e dall’assessore Francesca Briani, che si erano impegnati di dare il dovuto riconoscimento all’anniversario: i 700 anni dalla scomparsa di Dante Alighieri. “La venuta del maestro Muti – ha spiegato il sindaco di Verona – dà ancora più risalto al nostro impegno per ricordare degnamente l’importante anniversario”.
Ricardo Muti venne a dirigere in Arena, una sola volta, il 7 agosto 1980 e fu per un Requiem verdiano “storico”, anche per le tragiche vicende politiche che lo precedettero. Cinque giorni prima era infatti scoppiata quella bomba alla stazione di Bologna che seminò la nota strage di decine di persone inermi. E la dedica che il sovrintendente Carlo Alberto Cappelli aveva voluto attribuire a quel Requiem, ancora un anno prima, fu: “Esecuzione dedicata alle vittime della fame e della violenza nel mondo”. Niente di più appropriato apparve per quella celebre pagina verdiana e lo dimostrò la presenza in Arena di un pubblico commosso e caloroso (oltre 15 mila le presenze) che esaurì l’anfiteatro spingendosi oltre le transenne per arrivare fino a pochi metri dall’orchestra schierata sul palco accanto ai solisti, Montserrat Caballè, Brigitte Fassbaender, Veriano Luchetti e Ruggero Raimondi.
Gli esiti dell’esecuzione furono straordinari, con uno schieramento di orchestrali e coristi che superava le trecento presenze, con trombe e tromboni schierati sui gradoni dell’Arena per l’esecuzione di un Dies irae impressionante per forza e tragicità. Al termine l’esecuzione fu accolta da un applauso imponente di oltre 25 minuti, con nove chiamate in proscenio per Muti e i suoi. Il celebre direttore in procinto di andarsene percorse il famoso Liston di piazza Bra fra un’ala di pubblico, che al suo passare si resse in piedi per salutarlo con altri vibranti applausi.
Per l’Aida in forma di concerto del prossimo giugno, se tutto funzionerà per il meglio, come si spera, e saranno superati i divieti connessi al covid, il cast è già programmato con: Roberto Tagliavini, il Re, Anita Rachvelishvili nei panni di Amneris, Sonya Yoncheva in quelli della protagonista, Francesco Meli (Radames), Luca Salsi (Amonasro), Ricardo Rados (Un messaggero), Benedetta Torre (sacerdotessa). Il coro areniano sarà preparato dal maestro Vito Lombardi.
Giovanni Villani è nato a Verona, giornalista pubblicista dal 1990, critico musicale del quotidiano L’Arena di Verona. Dirigente amministrativo. Laureato all’Università di Bologna in Storia e all’Università di Verona in Arte.