Il Forte San Giorgio: nuovo percorso culturale

di GIOVANNI VILLANI – Un altro pezzo delle mura magistrali veneto-austriache di Verona sta ritornando all’antico splendore. Si tratta di quelle mura che si concludono a nord con il Forte San Giorgio e l’omonima porta – una delle cinque della città, opere di Michele Sanmicheli, che consentiva l’accesso alla via Claudia Augusta verso la Germania.

Il forte austriaco sta per essere integralmente restaurato, a cominciare intanto dall’impermeabilizzazione della copertura della casamatta (o rivellino), con la messa in sicurezza dei suoi interni. I lavori proseguiranno fino a luglio inoltrato con la pulizia del vallo esterno per permettere un accesso agli inesplorati corridoi sotterranei e raggiungere anche gli spazi del sistema difensivo interno. L’intento è di renderli fruibili alle visite del pubblico e dei turisti, sfruttando le potenzialità di una delle strutture difensive asburgiche più importanti della piazzaforte centrale del celebre Quadrilatero. Utilizzando i corridoi, sarebbe infatti consentita una visita completa di tutti gli edifici di cui si compone il forte San Giorgio.

Per l’occasione è stato predisposto anche un cantiere didattico affidato alla Scuola Edile Esey – Cpt, con cui il Comune ha stipulato un accordo e al Gruppo Scout Agesci Verona 10. L’intervento serve infatti per mettere in sicurezza la copertura e garantire continuità all’attività di Agesci Verona 10 che da oltre settant’anni gestisce gli spazi del rivellino. Le maestranze edili al lavoro sull’ex struttura difensiva asburgica, risalente alla metà dell’Ottocento, stanno utilizzando una tecnica di lavoro “reversibile” che permette cioè di sistemare il tetto con strumenti e materiali di ultima generazione che non ne modificheranno quindi l’aspetto originale.

Terminato l’intervento, il cui costo è sostenuto da Fondazione Cariverona, la copertura sarà infatti identica all’originale, con la superficie a verde sovrastante l’intero edificio. Il grande lavoro che si sta apprestando è rimuovere riguarda pure l’enorme sedime depositato nei decenni, grazie al quale la costruzione interrata si è però ben conservata.  

Forte San Giorgio è uno dei pochi siti ancora di proprietà del Demanio che il Comune gestisce in concessione. In attesa di completare le procedure relative al trasferimento del bene, il Comune di Verona ha fatto richiesta di utilizzare la cosiddetta “poterna” (via d’uscita all’esterno) per poter così proseguire il progetto didattico. “Un elemento entusiasmante del progetto è il coinvolgimento dei giovani e delle scuole – ha soggiunto il direttore di Cariverona, Giacomo Marino. A tutto ciò si aggiunge pure l’opportunità di realizzare cantieri e quindi creare lavoro attraverso lo straordinario patrimonio artistico della nostra città”.

Durante l’ultimo conflitto Forte San Giorgio, con tutto il suo bastione, compresa la rondella alla destra di Porta San Giorgio, furono adattati a ricovero antiaereo per l’adiacente (allora) istituto ospedaliero e quindi la galleria anulare fu suddivisa in settori, immurando sia le cannoniere che le aperture superiori. Un felice restauro, condotto dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali nel 1979-80, ha riportato questa stupenda opera veneziana alle sue linee originali, rimettendo in luce, con il dovuto rispetto per qualche modifica apportata dagli austriaci nel 1840, alcuni interessanti e suggestivi particolari. Una strada di arroccamento interno ricavata sul “terraglio”, oggi però interrotta dalla breccia aperta nella cortina, lo collegava con il soprastante bastione poco distante della Bacola.

Notevoli lavori vennero eseguiti inoltre intorno al 1840, nel bastione rotondo di San Giorgio, adiacente all’omonima porta della città, cui fu aggiunto un altro mezzo bastione e nella controscarpa del fossato, che in questo tratto aveva anche un fosso “diamante”. Questo poteva all’occorrenza essere allagato con l’acqua del Rio Lorì che lo attraversava con una canaletta pensile in pietra, andata distrutta dai bombardamenti del 1944.

Fu costruito dagli austriaci un corridoio coperto, con postazioni per i fucilieri, che girando attorno alla nuova opera giunge fino all’Adige. Fu inoltre integralmente ricostruita la postazione protetta per una bocca da fuoco destinata a battere il letto del fiume per un lungo tratto, fino a Castelvecchio, che tuttora esiste nella nuova sistemazione del tratto pedonale lungo l’Adige. Complessivamente quest’opera militare fu dotata di 12 pezzi di artiglieria e comprendeva anche locali per magazzini e per accasermamento di una guarnigione stabile. Il nuovo baluardo progettato dal colonnello von Scholl, artefice di tutto il presidio difensivo di Verona, dotato di oltre 22 mila uomini, termina con uno sperone verso il fiume e possedeva anche un ponte levatoio per superare il fosso. Sebbene mutilato per ricavarvi il lungadige pedonale e manomesso nell’interno negli ultimi anni per adibirlo a vari usi (cinema prima e poi come centro sportivo), il baluardo può essere ancora oggi ammirato e apprezzato per l’eccellenza della tecnica costruttiva.