La scuola è nelle mani di incompetenti alle prime armi

di GIOVANNI BRUNO – Scuole sicure e accoglienti per garantire dignitosamente il diritto allo studio rimangono un sogno per studenti e docenti

Continua il braccio di ferro sulle scuole, con dichiarazioni da parte di esponenti del Governo senza rete e senza pudore, ma soprattutto senza cognizione rispetto a quale è la vera realtà del mondo scolastico. In questa settimana torneranno in classe le seconde e terze medie mentre il Ministro Azzolina – in concertazione con Conte – dichiara ad ogni occasione che il 7 gennaio rientreranno in classe anche studenti e studentesse delle superiori.

Per ovviare alle insufficienze dei trasporti locali (carenza di mezzi e personale da parte di aziende di trasporto locale privatizzate) e dei tracciamenti da parte della medicina territoriale (inadeguati per la mancanza di personale), e per tenere aperte le scuole, si stanno prospettando turnazioni lungo l’intera giornata, mattine e pomeriggi, col prolungamento dell’anno scolastico almeno a fine giugno, se non addirittura fino a luglio.

Ma quale è la ratio che sta dietro annunci (peraltro difficilmente realizzabili) del genere? Come sarebbero possibili turnazioni dalle otto alle venti senza un potenziamento di personale che come minimo dovrebbe essere raddoppiato? E l’estensione delle lezioni in estate, oltre ad essere climaticamente insostenibili, non andrebbero a sovrapporsi alle attività istituzionali come gli esami di terza media e di maturità?

Questi annunci sembrano uscire dalla bocca di incompetenti alle prime armi, oppure rappresentano “distrazioni di massa” per spostare l’attenzione dalle inadempienze – ormai palesi – che questo esecutivo sta mostrando in modo sempre più palese. Basti ricordare l’investimento – ormai chiaramente inopportuno – nei banchi e nelle poltroncine a rotelle, che non hanno avuto alcun ruolo nel preservarci dal contagio.

L’unica organizzazione che si è saputo dare alla scuola in questi mesi è la Didattica Digitale, la cui contrattualizzazione sta già dando frutti avvelenati: in alcune scuole, in concomitanza dell’allerta meteorologico, alcuni dirigenti hanno tentato di forzare la mano imponendo la didattica a distanza nonostante le ordinanze comunali imponessero le scuole chiuse e la sospensione delle attività didattiche.

Infine, stanno girando cifre da capogiro, i 209 mld del Recovery Fund/Plan che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi: tuttavia, rispetto ai progetti per 196 mld che verranno messi in campo, si rimane sconcertati per le risorse esigue nella sanità che – se saranno confermate – saranno briciole (9 mld), mentre per la ricerca e la scuola si indica una cifra di 19,2 mld (altrettanto piccola per rilanciare sia studi scientifici all’altezza delle prossime sfide, ma soprattutto per investimenti nell’edilizia scolastica, fondamentali per superare le classi-pollaio).

Su questo, si litiga per chi dovrà gestire i miliardi europei: non sembra che ci si stia attrezzando adeguatamente per affrontare i problemi dei prossimi mesi, né tantomeno dei prossimi anni, così da avere scuole sicure e accoglienti per garantire dignitosamente il diritto allo studio.