“La sovranità appartiene al popolo”. Ma è proprio vero?

L’INCHIESTA di FRANCESCO SINATTI – (Prima parte) Questa altisonante “menzogna” segna l’incipit della Costituzione della Repubblica Italiana!

“La sovranità appartiene al popolo”. Che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Questa altisonante “menzogna”, non so come meglio definirla, introduce l’incipit della Costituzione Italiana. Vien da dire si comincia bene! 

Da più parti definita la Costituzione “più bella del mondo”, credo che in molti si siano soffermati mentre la leggevano, (per motivo di studio, di lavoro, dubito che qualcuno la legga per divertimento), sul fondamento dei suoi passaggi principali assurti a “pilastri” della democrazia (limitata) che si è data come forma la Repubblica, in Italia. Fra questi appunto la “sovranità”!

Cosa significa “sovranità” per una paese che si definisce “sovrano” 

Sovranità : “….Potere sovrano, autorità sovrana: esercitare la propria s. su un territorio; diritti di s.; Bene sociale, Libertà, Progresso: al di fuori di questi tre termini non può esistere Sovranità (Mazzini). In partic., s. interna, quella che l’ordinamento di uno stato riconosce allo stato stesso; s. esterna, posizione di indipendenza di uno stato nell’ambito internazionale; relativamente all’ambito di esercizio, s. personale, potere di imperio dello stato su tutti gli individui che gli appartengono per cittadinanza ovunque essi siano, anche all’estero; s. statale, ambito della sovranità dello stato….”

Esaurito il concetto didattico con la definizione che ne da l’enciclopedia “Treccani”, vediamo di capire meglio che cosa è successo alla sovranità italiana e all’Italia, che tutto sembra meno che uno “stato sovrano”.

La spedizione dei “mille”, il piroscafo “Ercole”, il primo mistero italiano

Tutti conosco la “legenda dei mille descamiciados”, conosciuti come garibaldini, che in un impeto di orgoglio patrio, salparono alla volta di Marsala con a capo l’eroe dei due mondi, per “unire” l’Italia sotto la monarchia Sabauda.  Quasi nessuno sa che, al contrario, l’unità del bel paese s’intreccia con trame molto più fosche e discutibili di quelle che ci raccontano i libri al capitolo “Risorgimento”.

Rileggendo meglio le cronache dell’epoca, però, la Storia s’incarica di smentire che quella “dei mille” fosse solo una spedizione “piemontese”, pianificata da Cavour e la corte Sabauda, di fatto, all’esito positivo della missione, tanto spregiudicata quanto velleitaria, congiurarono ben altre potenze “massoniche” che avevano la necessità di contrapporre “la nazione Italia” ai c.d. Imperi centrali, Asburgico e Ottomano.

La Marina Borbonica, del resto, era la più moderna in Europa, all’epoca, quindi ben altri metodi furono escogitati, da inglesi e francesi, per condurre al successo quella che tutti noi conosciamo come: “la spedizione dei mille”, così come annotato dalla Storia Patria, che tuttavia “sorvolerà” su parecchi dettagli tra cui la “paternità“ dei finanziamenti alla missione, cioè a dire “la contabilità”, guarda il caso naufragata misteriosamente con il piroscafo “Ercole” ed il suo contabile, Ippolito Nievo. 

Questo è solo il primo dei misteri che puntualmente “mineranno”, più o meno spregiudicatamente, la sovranità dell’Italia, che il Metternich definiva a quei tempi “un pura espressione geografica”, neanche tanto velatamente la “terra di nessuno”. L’escalation, di questa definizione, ci porterà fino ai giorni nostri senza sapere se l’Italia, sia o meno, “nazione sovrana” sul suo territorio, più “drammaticamente” cosa non sanno ancora gli italiani, sulla sovranità dell’Italia sul proprio territorio?

Cassibile (Sicilia), 8 settembre 1943, “una resa senza condizioni” 

Quel giorno, l’8 settembre 1943, l’esercito fu lasciato in balia dei tedeschi, senza direttive, “il giorno della vergogna”, che costò, in seguito, una guerra civile le cui conseguenze non si risolveranno, fino ai giorni nostri.

Il 25 luglio 1943, l’approvazione dell’o.d.g. Grandi, da parte del Gran Consiglio del fascismo, innesca l’arresto di Mussolini, a seguito del quale, il Re darà incarico al generale Badoglio di formare un governo ed aprire un negoziato con gli Alleati conclusosi il 3 settembre 1943, con la resa incondizionata dell’Italia, l’annuncio ufficiale fu dato l’8 settembre. Le conseguenze di questo atto formale, concluso con la parafrasi “resa senza condizioni”, non sono mai state indagate fino in fondo, ne dalla storiografia dettata dai vincitori, ne dai governi italiani, che seguirono al referendum Repubblica-Monarchia. 

Del resto, tutti avevano, come si può immaginare, qualcosa da nascondere nell’umiliante capitolazione dell’Italia monarchico fascista: italiani, “alleati” e gli esecutivi che avrebbero governato in seguito il paese, ovviamente “clausole indicibili”, alle quali, fino oggi, è stato opposto “l’omissis” (segreto di stato), a fronte d’interrogazioni parlamentari che ne potessero svelare il contenuto, ex art 16 trattato di pace di Versailles, 10 febbraio 1947!

Cosa potrà mai essere contenuto in quelle clausole di così vergognoso, da non poter essere detto, a ottant’anni dalla fine della guerra? Senza troppa fantasia, la rinuncia della sovranità sul territorio definito Italia, da parte dei governi Italiani, formalmente eletti dal popolo sovrano? Molto probabilmente si! Si potrebbe dire una conseguenza quasi certa dell’armistizio e poi del trattato di pace del 47.

I misteri della Repubblica, “la foglia di fico” sull’ordine mondiale

La storia del dopoguerra italiano è costellata di eventi “rivelatori” che la sovranità del paese non risiedeva in Italia, tanto meno “nel popolo italiano” come indicato dal dettato della costituzione all’articolo primo, ma era etero diretta da “entità esterne” che la indirizzavano a piacimento. Senza che nessuno potesse battere ciglio, del resto i governi italiani erano formalmente eletti dal popolo, le forme democratiche erano dunque salve, ma etero diretti “altrove”.

l’Italia è, da sempre, sottoposta alle trame delle massonerie europee, oltre che nazione a sovranità limitata, dunque gli “ostacoli politici”, in Italia, si “rimuovono” con circostanze accidentali e/o violente che, dall’unità ad oggi, caratterizzano un paese che non può rivendicare la propria autonomia e autodeterminazione, senza che qualche omicidio, strage, sequestro, missile o “bomba”, come nel caso Mattei (presidente Eni, deceduto in un “incidente” aereo 1962), stronchi sin dall’inizio qualsiasi tentativo di uscire dalla sfera d’influenza franco-anglo americana. Ecco servita la ricetta della repubblica delle banane!

Il ricorrere tragico, spesso eclatante di questi atti, ci ha fatto conoscere (alla mia generazione) “la strategia della tensione” negli anni 70, al culmine dell’escalation, “una bomba” a cadenza settimanale era la regola, seguita di li a poco, da gli “anni di piombo” e “quelli della P38” che avevano come bersaglio un po’ tutta “la società civile scomoda” al regime, che non si faceva mancare nulla, numerosi i rapimenti “dell’anonima sequestri” calabro – sarda.

Per raggiungere l’acme del pathos con il sequestro Moro (1978), presidente del consiglio della Dc 1974 – 1978, un vero e proprio colpo di stato bianco, orchestrato da servizi segreti (organizzazioni criminali e mafia come contorno) che cambiò il volto al paese, accompagnato dal “treno italicus” (1974) esplode mentre transita presso Benedetto val di Sambro, in quel periodo, a cui seguirono la strage di Bologna, il volo Bologna – Palermo, (1980) esploso in volo durante un sedicente conflitto fra caccia intercettori di diversi paesi (sempre i soliti Francia, Usa e Libia).

Dopo il sequestro e liberazione del generale Dozier del 1981 la questione sembra ritornare in mano “alle istituzioni democraticamente elette”, anche se i “colpi di stato bianchi” continueranno fino almeno al 2011 con la destituzione di Berlusconi IV, passando per la lunga stagione di “mani pulite” (1992), con l’esilio dell’ultimo leader politico italiano, Craxi, in Tunisia. Delle resto questa è l’Italia, se governi il paese ti siedi su una poltrona “almeno per due”, il che non può che far durare gli esecutivi fin quando fa piacere “ai padroni del vapore”, cioè a dire quanto una “guazza notturna”.

Questo lo stato dell’arte della “Repubblica delle bananas” nel mar mediterraneo.

Quelle carte ancora tenute segrete

La Repubblica Italiana, registrata come “una società privata”, il mistero dei diritti dei “cittadini e/o sudditi”: potrebbe essere questo il titolo del giallo a tinte fosche ancora tutto da sfogliare. Una storia che risale alla metà degli anni Trenta del secolo scorso, inquietante, con tutti i requisiti di una fiction televisiva o perfetta per confezionare una fake alimentata dal “complottismo”. E se invece non fosse così?

Lo vedremo nella prossima puntata.

(continua)

Print Friendly, PDF & Email