Multiutilty Toscana – PCI: “Politiche fallimentari”

Il rubinetto dell’acqua un bene di tutti, Regione e Comuni devono offrire servizi ai cittadini, non giocare in Borsa per il profitto privato.

La politica della Regione Toscana sulla Multiutility, la società dei servizi pubblici locali attiva nei settori di ambiente, ciclo idrico integrato ed energia, è sotto tiro della magistratura contabile. E’ indubbio constatare la generazione nel corso degli anni dell’aspirazione dei post-comunisti e socialisti riverniciati sotto l’egida del Partito Democratico a diventare imprenditori senza rischi personali d’impresa, la proliferazione di società partecipate dalla Regione, in ogni settore economico e culturale, direttamente o indirettamente, ha molto il sapore della visione del governo pubblico come se fosse una holding. Dimenticando, però, che la Pubblica Amministrazione è un servizio pubblico, e per altro riservato nei settori chiave dei servizi quotidiani ai cittadini. L’idea di privatizzare tutto ha finito nei fatti per non privatizzare niente, rendendo molto labili i confini tra la sfera pubblica e la sfera privata della gestione, e spesso con il risultato a tutti noto: i privati guadagnano e il pubblico sana i bilanci.

“La Sezione regionale di controllo per la Toscana della Corte dei Conti (Deliberazione n. 159/2023)” dichiara la segreteria regionale toscana del Partito Comunista Italiano, “con un parere richiesto dal sindaco del Comune di Loro Ciuffenna, dà sostegno alle ragioni di chi da sempre, come il Partito Comunista Italiano, ha detto no alla Multiutility. Ciò rimette in discussione l’intera operazione che, attraverso l’apertura ai privati e la quotazione in borsa, prefigurava la privatizzazione delle infrastrutture strategiche che per legge devono rimanere di proprietà pubblica e in gestione pubblica”.

E dunque? “La posizione della Corte dei Conti pone ai vertici politici della Regione Toscana la necessità di accantonare definitivamente il progetto Multiutility fallimento della politica dei servizi del Partito Democratico toscano e di chi lo sostiene, e di avviare una seria riflessione che pone al rilancio e alla centralità del ruolo pubblico nella gestione dei servizi attraverso il potenziamento degli uffici comunali, degli ospedali e la gestone diretta di acqua, luce, gas, trasporti, scuolabus, mense; tenendo presente che ogni esternalizzazione comporta un
aumento del 35% dei costi che ricadono sui cittadini e sulle famiglie, sempre”.

“La politica di governo non può più dire di non sapere. Ora i problemi saranno per quei sindaci e consiglieri” prosegue il PC I toscano, “che con il loro voto hanno avviato la cessione quando avrebbero dovuto tutelare i beni demaniali, per evitare danni erariali ai Comuni da loro amministrati, e la gestione interamente pubblica delle acque, come sancito dal risultato inequivocabile del referendum del 2011. Le acque sono una risorsa vitale che non può essere
oggetto di profilo mercantile: debbono essere e rimanere pubbliche, dalla proprietà delle infrastrutture al rubinetto di casa. Ed è da sfatare la leggenda strumentale che i servizi pubblici siano meno efficienti: basta farli gestire da personale capace e onesto. È vero, semmai, che i privati operano solo per la massimizzazione del loro profitto con regole che minimizzano la qualità a tale scopo, su servizi che sono monopoli naturali”.

Il PCI toscano chiede quindi le dimissioni del Consiglio di Amministrazione di Alia, a partire dal suo Amministratore Delegato, e che la Regione convochi un tavolo con le forze politiche da sempre opposte alla Multiutility “per rilanciare il ruolo pubblico riassorbendo e implementando i servizi pubblici. Contro tagli, privatizzazioni, trucchi e furberie per aggirare le norme a danno dei cittadini”.

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