LA CHIUSURA dello stadio dei Pini-Bresciani (in attesa che dopo cinquecento giorni comincino i lavori di ristrutturazione: speriamo prima della fine dell’anno) ha già fatto emergere in altre occasioni il fatto che anche l’attività dell’atletica leggera viareggina abbia subito un inevitabile stop. Morale: i ragazzi della sezione atletica del Cgc Viareggio hanno dovuto accasarsi in altre società, chiudendo – crediamo temporaneamente – il loro legame con una società che all’atletica leggera nazionale ha fornito nel corso degli anni molti ragazzi e ragazze di prima qualità. Prima della nascita del Cgc Viareggio e della sua sezione atletica, i vessilli viareggini sono stati Arturo Maffei e Guido Cortopassi, specialisti nel salto in lungo. Di Maffei si sa quasi tutto, a cominciare dalla medaglia di bronzo fallita per poco alle Olimpiadi di Berlino. Cortopassi è stato il quarto atleta italiano a superare la soglia dei sette metri e per 12 volte ha indossato la maglia della Nazionale.
MA IN ORDINE sparso, dagli anni ’50 in avanti, fino alla prima metà degli anni ’80, l’atletica leggera viareggina – sbocciata soprattutto sulla pista dello stadio dei Pini ma anche… sulla spiaggia – ha avuto grandi interpreti: in ordine cronologico, il triplista Adriano Bertacca (più volte azzurro), il mezzofondista Roberto Tozzi che ha vinto il titolo nazionale sugli 800 metri nel 1950, il due volti olimpionico Giacomo Puosi, finalista alle Olimpiadi di Città del Messico sui 400 metri; il martellista Roberto Guidi. E ancora – sempre sotto la guida di Bresciani, Moscatelli e Baldaccini – Marzio Lunghi sugli 80 ostacoli. E sempre sugli ostacoli brillavano fino a raggiungere l’azzurro delle nazionali giovanili Marco Braccini e Maurizio Gori. Altri big locali, con presenze in azzurro: Grillotti, Moscatelli e Calissi. Fra le donne, spiccano i nomi di Tosca Dell’Innocenti e Maddalena Bruni, la prima specialista nelle prove multiple, la seconda nel salto in lungo. Due accenni a parte meritano Stefano Ticci e Antonio Rosetti: Stefano era un ottimo velocista però è passato alla storia per avere vinto diverse Coppe del Mondo e una medaglia di bronzo olimpica nel 1992 nel bob a due, in coppia con Gunther Huber. La storia del ragazzo di mare che trionfa in montagna ha valicato i confini nazionali. Poi c’è la storia di Roberto Rosetti che in procinto di essere convocato per le Olimpiadi di Mosca (lui cresciuto nel Cgc era passato ad una formazione militare) non prese parte perché l’Italia escluse gli atleti con le stellettei per il boicottaggio (a metà) dovuto al fronte di guerra che i russi avevano aperto con l’invasione dell’Afghanistan. L’ultimo ragazzo del Cgc arrivato a indossare l’azzurro – delle nazionali giovanili – è stato (potenza dei geni ereditari) Arturo Merlini, nipote di Arturo Maffei. Ci sono stati tanti altri ragazzi che con il sostegno di appassionati tecnici (su tutti Mercedes Piacentini) hanno fatto atleti, ma la maglia della Nazionale è rimasta lontana. Ovviamente questo amarcord contiene le scuse preventive a chi in questo elenco non è stato ricordato: la memoria può essere buona, ma si sa che non è una scienza esatta.
Nella foto: un gruppo di atleti del Cgc negli anni ’60-‘70 allo stadio dei Pini
Giovanni Lorenzini è giornalista professionista, penna storica del giornalismo sportivo della Versilia dalle pagine de La Nazione.