di ALDO BELLI – I consiglieri comunali Giulia Tempesta e Antongiulio Pelonzi chiedono alla Raggi di intervenire sui licenziamenti annunciati.
Come gli ultimi giorni dell’impero romano.
La vicenda della Fondazione del Teatro dell’Opera di Roma, insieme alla protesta delle organizzazioni sindacali, è finita anche in Campidoglio, dove i consiglieri comunali del Partito Democratico Giulia Tempesta e Antongiulio Pelonzi hanno presentato una interrogazione urgente al sindaco Virginia Raggi.
Anche da questa vicenda emerge il caos che ormai regna nei Teatri italiani, e soprattutto offre l’idea di quanto il Mibact di Dario Franceschini e Salvatore Nastasi siano ormai un corpo di potere a se stante e autoreferente: da una parte c’è il presidente del Consiglio Mario Draghi che indica l’equilibrio e la ponderazione nelle decisioni di governo, e dall’altra il Ministero della Cultura che elargisce sovvenzioni mascherate dall’emergenza pandemica per coprire i buchi di bilancio dei Teatri; da un lato il Partito Democratico detiene il Ministero della Cultura, e dall’altro spuntano fuori nel Paese preoccupazioni e denunce pubbliche da parte di consiglieri regionali e comunali del PD o dei Cinque Stelle sui Teatri, i cui vertici sono emanazione del Ministro Franceschini che al governo è il capodelegazione del Partito Democratico alleato dei Cinque Stelle.
La casta dei Teatri continua a gongolare come se niente fosse grazie ai milioni di ossigeno del Mibact, e ai lavoratori dello spettacolo già precari vorrebbero aggiungere adesso anche nuovi disoccupati. Come se a fare l’Opera e il Teatro fossero i presidenti, i sovrintendenti, i ministri e i direttori generali, e non già i musicisti, i cantanti, i macchinisti, i tecnici, le sarte e i truccatori.
Quanto è accaduto e sta accadendo nei Teatri in Italia è emblematico – anche questo – di un Paese che vive come gli ultimi giorni dell’Impero Romano. E’ solo questione di tempo per assistere al crollo delle macerie.
Il testo dell’interrogazione dei consiglieri Giulia Tempesta e Antongiulio Pelonzi
Il personale del Teatro dell’Opera è oggetto già dal 2014 di pesanti ripercussioni a carattere economico e amministrativo, infatti, grazie ad un accordo che prevedeva alcune modifiche contrattuali che potessero consentire ingenti risparmi per l’amministrazione, è stato scongiurato il licenziamento di n. 182 lavoratori dell’Area Artistica, operato dal Sovrintendente Fuortes in data 2 ottobre 2014. A causa dell’emergenza sanitaria Covid-19, il periodo di sospensione dell’attività lavorativa, nonché il blocco delle produzioni del Teatro dell’Opera di Roma, ha generato mancate entrate di biglietteria, ma anche ingenti risparmi corrispondenti alle mancate produzioni (allestimenti, cachet di solisti e direttori, ecc.) e importanti risparmi sul costo del personale (indennità legate alla presenza del pt3rsonale a tempo indeterminato e intero costo del personale aggiunto a tempo determinato) a cui si aggiunge il risparmio sugli stipendi dei lavoratori, attraverso il ricorso improprio, già stigmatizzato da questa Assemblea con mozione unanime, degli ammortizzatori sociali per l’emergenza COVID-19 (FIS).
Considerato che:
– nella riunione tenutasi lo scorso 16 marzo tra le Organizzazioni Sindacali Territoriali e la RSU del Teatro dell’Opera sono stati palesati dalla Direzione del Teatro dell’Opera i dati per iniziare la disamina della nuova dotazione organica da presentare al Ministero in virtù del D.L. 59/2019 (L.81/2019 art.1) che hanno manifestato la volontà della Fondazione Costanzi di un ridimensionamento numerico rispetto alla dotazione organica, tutt’ora vigente, del 1997.
– Nel merito, analizzando per quanto possibile i documenti presentati, si evidenzia particolarmente la forte contrazione di tutti i comparti adibiti alla produzione degli spettacoli, Area artistica in primis e Area tecnica, dovuta alla visione del Sovrintendente, il quale sosteneva che durante il “periodo Bray” non si potessero fare i concorsi, soprattutto per le carenze nell’area artistica, e quindi non si potessero assumere persone, smentito nei fatti dalle altre Fondazioni che li hanno di fatto espletati.
– La pianta organica tutt’ora vigente (datata 1997) a cui peraltro la stessa Governance fa riferimento, come si evince in tutti i bilanci prodotti, prevede 631 unità a tempo indeterminato. Tale numero produce una “struttura” storicamente consolidata e che ha permesso fino ad oggi la produzione del Teatro ad evidenti livelli qualitativi e quantitativi.
– Nell’ottica di una nuova organizzazione del lavoro, dunque, si vorrebbe depauperare tale numero di ben 109 unità a tempo indeterminato, portando quindi avanti la tesi che queste professionalità sarebbero superflue, riducendo il numero dei contratti a tempo indeterminato a n.522 e prevedendo n.88 contratti a tempo determinato, contrariamente a quanto prevede la legge Bonisoli, che stabilisce l’utilizzo di personale precario per “esigenze contingenti o temporanee determinate dall’eterogeneità delle produzioni artistiche”, quindi non preventivabili, certamente non per essere compreso in pianta organica.
– L’ipotesi della nuova dotazione organica proposta prende come riferimento i numeri effettivi dei lavoratori stabili a tempo indeterminato del 2018 (466), non quelli della pianta organica reale (631), in un momento emergenziale di risanamento , in cui il Sovrintendente stesso negava l’espletamento dei concorsi, e comunque in presenza di un utilizzo sproporzionato di personale a tempo determinato per coprire le carenze di organico, utilizzo che ha poi generato una serie ingente di contenziosi legali. Chiaramente una pianta organica che prevede in partenza una grossa fetta di personale precario, a tempo determinato, si espone inevitabilmente a futuri nuovi contenziosi legali;
– La legge Bray ha costretto la Fondazione ad un’attività emergenziale nei numeri, diversamente la nuova identificazione della dotazione organica non può e non deve ricalcare quella emergenza, ma deve al contrario proiettarsi nel futuro con dovuta attenzione verso la qualità artistica ed il “suo incremento”, come previsto dalla Legge Bonisoli ( Legge 8 agosto 2019 n.81, art.2 – ter lettera b), che, visti i numeri proposti, non possono essere garantiti.
Tutto ciò Premesso e Considerato
Si Interrogano la Sindaca Virginia Raggi e l’Assessora alla Crescita Culturale Lorenza Fruci
Per conoscere quali azioni intendano intraprendere per evitare il ridimensionamento della dotazione organica (soprattutto nell’Area Artistica) non degno del Teatro dell’Opera di Roma Capitale, Teatro di Rappresentanza Nazionale (come sancito dalla Legge 800).
Roma, 24 marzo 2021
