Giancarlo Altavilla, avvocato (Pisa)

Anno bisesto anno funesto. Fosse così semplice

di GIANCARLO ALTAVILLA – Scuola, Sanità, Giustizia: troppo semplice affidare le colpe all’anno bisestile, e al maledetto Covid

Basta credere alle superstizioni, per ritenere che quel che capita in questo 2020 altro non sia che la conseguenza di una incolpevole scalogna, inevitabile negli anni in cui il mese di febbraio è più lungo di un giorno. Non lo so se i ministri del governo in carica si consolino con il vecchio motto popolare, a me non riesce. Mi risulta più congeniale chiedermi se quel che succede (e le sue conseguenze) sia (e in che misura) la conseguenza di scelte e determinazioni sbagliate, insufficienti, viziate da logiche politiche un tanto al chilo. E sono convinto che anche la più incolpevole delle scalogne (una pandemia, per esempio) lasci spazio alle responsabilità politiche (di gruppo, di partito, e di movimento) di coloro che sono chiamati a governarne gli effetti.

Sanità, scuola, giustizia. Siamo d’accordo che un paese moderno trova in questi tre elementi i primi presidi della sua efficienza, del suo merito rispetto alle esigenze della comunità e alle incognite del futuro?

Io penso di sì, che sia così, e che siamo d’accordo. E allora lasciate che scriva qualche riga per esprimere quanto segue.

In Italia sono trascorsi anni, e altrettante legislature, in cui i governi del Paese hanno sistematicamente ridotto la spesa pubblica nella sanità, nella formazione scolastica e universitaria, nella giustizia.

Nella sanità la minor spesa non è stata compiuta abbattendo gli sprechi e le diseconomie, ma mortificando l’offerta di cure e arrivando fino alla chiusura degli ospedali.

Nella scuola, i risparmi hanno significato abbandono degli edifici scolastici, rinuncia all’acquisto di strumenti didattici moderni, disinteresse alla qualità (e alla quantità) dei docenti in cattedra. Nelle università le riforme sono state invece nel segno della invenzione di corsi di laurea dalla dubbia consistenza e si sono ridotte al ‘taglio’ del numero (c.d. chiuso) degli studenti ammessi nei vari dipartimenti, tra i quali, – sì, proprio così – quelli di medicina.

La giustizia, beh, lasciamo perdere: tagli brutali che hanno riguardato l’acquisto della carta, delle fotocopiatrici, dei presidi informatici, del personale: tutto quel che serve per boicottare un servizio e renderlo apparente e inesistente (o quasi), è stato compiuto.

Poi è arrivato il Covid, maledetto. Davanti alla amara sorpresa e al trauma di gregge, abbiamo scoperto un governo nuovo, attento, paterno, presente (in televisione) tutte le sere e instancabile nella compilazione di decreti, che abbiamo imparato a chiamare DPCM. In molti ci hanno creduto: i politici hanno capito, finalmente. Erano veri e credibili i loro proclami nei telegiornali: più sanità pubblica, molta di più. Assunzione di medici e di personale sanitario, nuovi ospedali, ripristino dei medici territoriali nelle scuole, nelle fabbriche, nei condomini, abbattimento delle liste d’attesa e rinnovo degli strumenti diagnostici.

E poi, il governo come un sol uomo: la scuola è il futuro. La ministra in carica, nel corso delle sue innumerevoli interviste, non ha dimenticato mai di rassicurare il popolo della TV: abbiamo un miliardo – diceva; spenderemo un miliardo per la scuola.

Nessuno ha capito cosa avrebbe comprato con quel miliardo, ma la resipiscenza dei politici al governo ha fatto credere a molti che con tutti quei soldi mica si sarebbero comprati solo dei nuovi banchi con le ruote, certo che no. Sicuramente si sarebbero dotate le scuole delle linee internet, delle sale computer, delle palestre, di tetti stagni e di impianti di riscaldamento efficienti, magari dotati pure di termostati anti spreco.

Sulla giustizia le cose sono andate diversamente; il Covid (maledetto) ha sospeso la serrata marcia delle riforme già promesse dal ministro, ma esse sono già decise e pronte, pare: processo civile, tutto nuovo, e breve. La giustizia penale e quella amministrativa, stiamo lavorando.

E così dicendo, siamo arrivati alle agognate vacanze. Via, italiani, andiamo in ferie. Il governo ci ha detto che la pandemia era sotto controllo e quindi, il buon riposo estivo era ammesso e sollecitato, senza limiti territoriali. Tutti hanno potuto recarsi dove meglio hanno voluto, anche in quelle regioni rimaste estranee ai contagi.

Ma l’anno bisesto non perdona. Finite le vacanze, il Covid (maledetto) è tornato più forte che pria. Ma ci ha trovato più preparati, no? No.

La scuola, ovunque sia finito il suo miliardo, è senza professori, senza banchi con le rotelle, e insediata nei medesimi edifici di sempre, nei quali non è stata realizzata alcuna opera di ammodernamento. La sanità pubblica, a parte i volti nuovi che ci offre tutte le sere nelle trasmissioni televisive, è quella di sempre. E sul tavolo del ministro della Giustizia riposano le carte delle meravigliose riforme. Maledetto Covid.