di ALDO BELLI – Intervista a Enrico Sciarra, segretario generale FIALS, sull’esposto presentato oggi ai Ministeri e alla Corte dei Conti.
FIALS – Federazione Italiana Autonoma Lavoratori dello Spettacolo – è il primo sindacato in Italia in fila per scoperchiare il Vaso di Pandora dei Teatri. Alle precedenti iniziative, si aggiunge oggi l’esposto – a firma del segretario generale Enrico Sciarra – presentato al Ministero della Cultura, al Direttore Generale Spettacolo dal Vivo, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, al Ministero per la Pubblica Amministrazione Dipartimento della funzione pubblica, al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti. E’ prevedibile che anche questo esposto non riceverà una risposta, come già accaduto in passato. Ma ormai sui Teatri si sta giocando una partita pesante a livello nazionale, e alla lunga vedremo se sarà il silenzio del Potere prevalere.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è il bando pubblico emesso dal Teatro La Fenice di Venezia per l’assunzione a tempo indeterminato di un “dirigente amministrativo nell’ambito delle risorse umane” pubblicato il 30 dicembre 2020.
Segretario Sciarra, una Fondazione non può neppure assumere un direttore amministrativo a tempo indeterminato?
Probabilmente è ciò che si vuole far passare all’opinione pubblica. La verità. invece, è che ormai da molti anni le Fondazioni Lirico-Sinfoniche hanno riempito i vertici dei loro organici con figure inquadrate come “Dirigenti d’Azienda” applicando il contratto nazionale dell’Industria, mentre i Teatri appartengono naturalmente al settore dello Spettacolo.
Quale sarebbe il motivo?
Perché l’inquadramento con il Contratto dell’Industria prevede uno stipendio estremamente più consistente rispetto a quello dei rispettivi colleghi inquadrati nel vigente Contratto Nazionale di categoria dello Spettacolo. Fino a qualche tempo fa accadeva che per certe figure apicali venisse applicato un contratto economicamente più vantaggioso, ma si trattava di assunzioni a tempo determinato, due-tre anni, ed erano comunque legate alla durata in carica del Sovrintendente in quanto nomine di sua fiducia. La natura a termine del rapporto di lavoro, dunque, poteva anche giustificare il diverso trattamento retributivo.
Al Teatro La Fenice di Venezia, viceversa, cosa hanno fatto?
Il 30 dicembre 2020 hanno emanato un bando di concorso pubblico “per l’assunzione a tempo indeterminato di un dirigente amministrativo nell’ambito delle risorse umane da inserire nei rispettivi reparti con inquadramento dirigenziale”, specificando, al comma 6.3 che “l’assunzione a tempo indeterminato è regolata dalle norme stabilite dal CCNL dirigenti industria” invece che dal CCNL delle Fondazioni Lirico Sinfoniche Italiane applicato per tutti gli altri dipendenti”.
Il problema, però, mi pare che vada oltre il caso del Teatro La Fenice.
Come ho detto, la diversità di trattamento contrattuale può trovare al limite una spiegazione logica nella gestione ottimale di una Fondazione, ma è evidente che trasformare le eccezioni in una prassi, contrasta con la parità di trattamento dei dipendenti allo stesso livello all’interno di un ente. Pare incredibile questo aggravio di oneri per le Fondazioni, accusate peraltro da tutte le parti di essere pessimamente governate, riscuotendo insuccessi gestionali estremamente vistosi come emerge anche dalle relazioni semestrali del Commissario di Governo preposto al loro controllo amministrativo e dalle sentenze dei vari Tribunali del Lavoro italiani, dove le Fondazioni da loro dirette sono quasi sempre soccombenti.
La Fials, quindi, ha presentato oggi un esposto?
Abbiamo chiesto se è legittimo l’uso dei contratti da “Dirigente d’Azienda” – inquadramento contrattuale Industria – nelle Fondazioni Lirico Sinfoniche Italiane, e nello specifico la legittimità che tali posizioni, se possibili, possano essere a tempo indeterminato. Nello specifico, FIALS ha chiesto ai Ministeri e alla Corte dei Conti di esprimersi sulla legittimità e conformità del bando emesso dal Teatro La Fenice alle più recenti normative finalizzate al risanamento dei conti delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, ivi incluso il recente decreto interministeriale “approvato in data 4 febbraio 2021, ai sensi dell’articolo 22, comma 2-ter, del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, cui “ciascuna fondazione lirico-sinfonica deve uniformarsi per la formulazione di una proposta di dotazione organica”.
Ho sempre più la sensazione che il settore dello Spettacolo sia rimasto in questi decenni un’isola infelice dei diritti del lavoro in Italia. Da diciannove anni non viene rinnovato il contratto nazionale. Insomma, terra di nessuno?
Di nessuno, dipende. Perché qualcuno c’è che alla fine la occupa. E questo è uno degli esempi più deprecabili. La scelta dei sovrintendenti di inquadrare come “Dirigenti d’Azienda” alcune figure apicali e non altre, produce un’evidente discriminazione dove ad essere premiati, con stipendi spesso più consistenti di due, tre o anche quattro volte quelli dei loro colleghi inquadrati secondo il Contratto Nazionale di Lavoro dello Spettacolo sono solo coloro che, visti i per altro pessimi risultati conseguiti, stanno più che altro nelle grazie del padrone, come avremmo detto in altri tempi.
Nei Teatri, invece il tempo si è fermato al Medioevo, con i principi e le regine.
Un sistema reso ingovernabile dopo la riforma Veltroni. Chi comanda nei Teatri può fare e disfare senza dover rendere conto praticamente a nessuno, purché conservi la colla che lo tiene insieme: la casta politica. Pensi all’esempio di Venezia: il Teatro La Fenice emette quel bando, mentre contemporaneamente il MIBACT, con l‘approvazione di tutti gli altri Ministeri competenti e nel pieno rispetto delle leggi vigenti, ha appena emanato un decreto contenente le “linee guida” inerenti “l’adozione dello schema-tipo di dotazione organica delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche… a cui ciascuna fondazione lirico-sinfonica deve uniformarsi per la formulazione di una proposta di dotazione organica”, e dove naturalmente i quadri dirigenziali delle Fondazioni sono inquadrati ai livelli FA e FB del CCNL delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche Italiane e non nel CCNL dei Dirigenti d’Azienda.
Può riassumermi i punti principali del vostro esposto?
La figura del “Dirigente” era del tutto assente in passato nell’organizzazione delle Fondazioni Liriche e non è mai stata prevista: né nello spirito né nel testo dei diversi CCNL che si sono susseguiti successivamente al processo di privatizzazione, i quali hanno sempre previsto anche per le figure apicali di rilevante importanza, la qualifica di “Funzionario A”. Questa qualifica prevede: “funzioni direttive e con elevato grado di professionalità, autonomia e responsabilità, preposti al coordinamento ed al controllo di un’area organizzativa costituita da più uffici e servizi…”. Si tratta di una definizione che comprende, come si capisce facilmente dal testo che le ho citato, figure aventi ruoli dirigenziali. Tant’è vero che, nella esemplificazione della declaratoria, sono indicate le figure del Direttore del Personale, del Direttore Amministrativo, del Direttore dell’Allestimento Scenico. A fronte, dunque, di una previsione contrattuale che consente di attribuire a questa tipologia di figure la qualifica di semplice “Funzionario A” è invalsa la tendenza delle Fondazioni di attribuire per alcuni ruoli, inclusi quelli sopra esemplificati, la qualifica di “Dirigente”, con una retribuzione molto superiore a quella prevista per il “Funzionario” e con enorme aggravio di spesa per le Fondazioni. Tale tendenza si realizza in aperto contrasto con tutti i più recenti provvedimenti legislativi finalizzati a promuovere azioni di risanamento dello stato economico-finanziario delle Fondazioni, anche mediante operazioni di riduzione del personale.
Maestro Sciarra, pensa che questo esposto riceverà una risposta concreta?
Risulta evidente il caos che sovrasta le direzioni delle Fondazioni Lirico Sinfoniche italiane, i motivi della confusione gestionale di chi li conduce e le cause dei pessimi risultati che ormai da decenni collezionano. I Ministeri hanno il compito istituzionale di svolgere la loro vigilanza, e il Parlamento ha il compito di verificare che i Ministeri lo facciano. Anche con questo esposto rinnoviamo l’attenzione sulla questione centrale di questo caos: è urgente una riforma seria dell’intero settore. Da parte della FIALS, come ha scritto lei, ci battiamo per scoperchiare il Vaso di Pandora.
E’ intollerabile per un paese civile che i lavoratori dello Spettacolo siano da diciannove anni senza un contratto nazionale di lavoro. Fials vuole che i costi del personale dei Teatri siano adeguati non solo alle capacità economiche e finanziarie delle Fondazioni, ma anche alla loro adeguata gestione: non possono essere i lavoratori a pagare con il licenziamento o il precariato le incapacità di gestione dei Teatri da parte dei sovrintendenti e dei politici.
Siamo per un trattamento contrattuale uniforme del settore, che è il Contratto Nazionale di Lavoro dello Spettacolo, coerente nel valore retributivo secondo le diverse figure professionali presenti in un Teatro.
Tuttavia, se la logica che dovesse prevalere, sbagliando aggiungo, fosse quella che stanno portando avanti le dirigenze delle Fondazioni Lirico-Sinfoniche, la FIALS intraprenderà immediatamente tutte le azioni necessarie affinché tutti i dirigenti delle Fondazioni Lirico Sinfoniche attualmente inquadrati nei livelli FA e FB del CCNL dello Spettacolo vigente, vengano inquadrati con le norme e le retribuzioni del CCNL dei “Dirigenti d’Azienda”: il che significa, inquadrare e assumere a tempo indeterminato come “Dirigenti d’Azienda” anche tutte le prime parti dell’Orchestra; e poi i Sovrintendenti, i Direttori Amministrativi, i Direttori di Palcoscenico, i Direttori degli Allestimenti Scenici, i Direttori dei Corpi di Ballo, i Direttori dei Cori, i Direttori d’Orchestra, i Maestri Collaboratori e via dicendo.
Il primo giudice del lavoro che dovesse darvi ragione, e non vedo come non potrebbe, farebbe saltare la Casta delle Fondazioni e dei Festival, perché si replicherebbe a macchia d’olio in Italia.
Noi conosciamo una sola casta: quella della Musica, lo scriva con la emme maiuscola per favore. E noi non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci di fronte a come la Musica Lirica, in Italia, viene umiliata ormai da troppo tempo.