Come molti avranno notato, i media non si soffermano soltanto sull’aspetto sanitario e sulle conseguenze economiche legate all’emergenza Covid-19. Di grande attualità è anche la riflessione sull’aspetto psicologico.
Il lungo lockdown prima, la successiva incertezza poi hanno messo a dura prova l’equilibrio di molte persone. Qualcuno ha sicuramente affrontato l’emergenza con maggiore fermezza, altri hanno ceduto di più all’ansia e allo sconforto.
Quali caratteristiche della personalità permettono di reagire meglio?
Uno studio americano ha approfondito la questione, con risultati interessanti. A condurlo, un gruppo di ricercatori per conto della Nixplay, un’azienda di area tecnologica.
A partire dal 27/08/2020, 2000 adulti americani sono stati sottoposti ai test di personalità “Big Five Personality Inventory” e “Time Perspective Inventory”. Di ogni partecipante è stato inoltre valutato il modo in cui stava vivendo l’emergenza.
Una “top 4” della resilienza
Dai risultati dello studio, quattro aspetti della personalità risultano particolarmente associati alla capacità di affrontare la situazione.
- Stabilità emotiva: come prevedibile, la capacità di affrontare situazioni di stress senza lasciarsi travolgere dalle emozioni è al primo posto.
- Personalità “future positive”: al secondo posto troviamo questo tratto, che indica l’attitudine a fare progetti per il futuro, elaborando idee per raggiungere i propri obiettivi. Essere “future positive” porta ad agire costruttivamente e, allo stesso tempo, a distogliere la mente dai pensieri negativi legati al presente e al passato.
- Personalità “past positive”: al terzo posto, la tendenza a ricordare spesso e con piacere esperienze positive passate. Una caratteristica che aiuta ad affrontare un presente incerto, sentendosi grati per quanto di bello è accaduto nella propria vita.
- Estroversione: chiude questa “top 4” dei fattori di personalità antistress un dato che può sorprendere. Molti ipotizzavano che le persone estroverse avessero sofferto di più per il lockdown e le limitazioni della vita sociale, avendo un maggior bisogno di contatto e comunicazione con gli altri. I dati dello studio americano dicono il contrario. Probabilmente gli estroversi hanno una rete di amicizie più vasta e, anche durante il lockdown, ne hanno beneficiato attraverso la tecnologia (social, videochat etc.).
Il ruolo della rete sociale durante il lockdown
Anche un altro studio, condotto in Austria durante il lockdown, evidenzia l’importanza della socialità nella reazione allo stress. Un aspetto che ci riporta alla dimensione dell’estroversione citata precedentemente: una persona estroversa potrebbe contare su una rete sociale più ampia, o essere comunque più incline a confidarsi e a dialogare con gli altri.
Ricercatori delle università di Vienna, Montreal, Oxford e Birmingham hanno sottoposto a 902 cittadini austriaci, durante le ultime settimane di lockdown nazionale, questionari sulle relazioni sociali e sul modo in cui stavano vivendo la situazione. I dati dello studio dicono che coloro che godevano di livelli maggiori di “social connectedness”, ossia di connessione con una rete sociale di amici, familiari, conoscenti, vivevano livelli più bassi di stress. Risultavano inoltre meno spossati. Queste persone si avvalevano soprattutto degli strumenti di comunicazione online per mantenere viva la propria vita sociale.
Fattori critici
Gli studi che abbiamo visto ci aiutano anche a individuare possibili fattori critici, che aggravano lo stress legato all’emergenza. Capiamo che una scarsità di rapporti sociali, una visione troppo focalizzata sulle criticità del presente e una forte emotività rischiano di peggiorare la reazione a un quadro già difficile.
Questi elementi possono concorrere anche all’insorgere della cosiddetta “sindrome della capanna”, di cui ho parlato in un precedente articolo. Non si tratta di un disturbo psicologico, ma di una possibile conseguenza dell’isolamento da lockdown. Chi ne soffre stenta a riabituarsi alla vita fuori dalle mura domestiche, prova ansia all’idea di uscire e interagire con gli altri. Questa condizione tende a svanire con il trascorrere del tempo e può essere superata anche lavorando sugli aspetti della personalità e dello stile di vita che abbiamo visto: dalla socialità alla gestione delle emozioni.
Ugo Cirilli è nato a Pietrasanta nel 1985, laureato in Psicologia Cognitiva Applicata all’Università di Bologna ha poi conseguito un master in Mental training, ha frequentato corsi di marketing e di gestione delle risorse umane, tecnico della progettazione e promozione turistica (Fondazione Campus, Lucca). Ha scritto su siti internet di cultura e attualità, tra questi scrivo.me portale del Gruppo Mondadori). Come scrittore ha esordito con il romanzo “Un accordo maggiore in sottofondo” (edizioni Toscana Today, 2019).